Arteria carotide: quando è necessario operarsi e in che consiste la chirurgia?

Arteria carotide: quando è necessario operarsi e in che consiste la chirurgia?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 28/02/2024

Le arterie carotidi, che decorrono ai lati del collo, svolgono un ruolo cruciale nell'assicurare un corretto afflusso di sangue al cervello. Tuttavia, il restringimento di queste arterie può avere gravi conseguenze. Grazie all'aiuto del nostro Cardiologo, in questo articolo esploreremo le ragioni di tale restringimento e quando è necessario intervenire chirurgicamente

Come si formano i restringimenti delle arterie carotidi?

I restringimenti delle arterie carotidi rientrano nel quadro della patologia aterosclerotica, caratterizzata dalla formazione di placche all'interno dei vasi sanguigni. Questo processo è spesso causato da una combinazione di fattori di rischio, tra cui un'alimentazione sbagliata con eccesso di grassi saturi, il fumo, l'ipertensione e l'assenza di attività fisica. L'accumulo di placche può portare non solo a difficoltà di afflusso sanguigno, ma anche al distacco di frammenti che possono occludere vasi cerebrali, causando ictus o attacchi ischemici transitori.

Come scoprire se si è a rischio?

Il restringimento delle arterie carotidi di solito non è sintomatico, e spesso viene scoperto attraverso esami specifici come l'eco-colordoppler alle carotidi, eseguito durante accertamenti diagnostici. È fondamentale che coloro con fattori di rischio come problemi coronarici, sovrappeso, ipertensione o fumo si sottopongano regolarmente a ecografie carotidi per monitorare la situazione. L'intervento diventa generalmente necessario quando l'occlusione supera il 70% della sezione del vaso o dopo un ictus o TIA.

Chirurgia dell'arteria carotidea: approcci e precauzioni

Esistono due approcci principali per trattare il restringimento carotideo: la chirurgia classica e l'approccio endovascolare.

La chirurgia classica rimane la pratica standard. L'intervento, generalmente realizzato in anestesia locale, prevede l'isolamento e l'apertura della carotide per rimuovere la placca. Precauzioni vengono adottate per evitare il distacco di frammenti di placca durante l'intervento, riducendo così il rischio di trombosi.

L'approccio endovascolare è riservato a casi particolari dove l'anatomia impedisce l'intervento chirurgico tradizionale. Attraverso un catetere inserito dall'arteria femorale, uno stent (una piccola rete metallica) viene posizionato per schiacciare la placca e ripristinare la normale ampiezza della carotide. Dispositivi con protezioni incorporate sono disponibili per ridurre il rischio di frammenti.

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