Il ruolo del colesterolo nel nostro organismo

Il ruolo del colesterolo nel nostro organismo

Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

Colesterolo: fa bene o fa male? Cos’è? Perché è così importante mantenere il giusto livello di colesterolo nel sangue? Ce lo spiega il Dott. Sergio D’Addato, Geriatra esperto nel trattamento delle malattie del metabolismo

 

 

Colesterolo: cos’è esattamente? 

Il colesterolo è una molecola lipidica essenziale per la vita. Di colesterolo sono composte le pareti delle cellule, gli ormoni e la bile: è, quindi, necessario per il funzionamento del nostro organismo. Però, quando in eccesso, può causare danni seri alla arterie nelle quali circola sotto forma di Lipoproteine. Le Lipoproteine che contengono la quantità maggiore di colesterolo sono le LDL (Low Density Lipoprotein), e sono quelle che maggiormente contribuiscono all’accumulo nella parete delle arterie e alla formazione di Placche Aterosclerotiche. 
Esistono, poi, le VLDL (Very Low Density Lipoprotein), che contengo, oltre al colesterolo, i trigliceridi, implicati anch’essi nella formazione delle placche.
Le HDL (Hight Density Lipoprotein), invece, sono il cosiddetto “colesterolo buono”: sono lipoproteine ad alto contenuto proteico e sono le principali attrici del trasporto inverso del colesterolo. Queste, infatti, trasportano il colesterolo dalle pareti dell’arterie al fegato, dove viene utilizzato e/o smaltito. 

 

Quali conseguenze per la nostra salute in caso di colesterolo alto? 

È importante definire il concetto di valore “alto” di colesterolo: il valore da considerare alto è, infatti, diverso a seconda del soggetto. I limiti sono indicati dalla Linee Guida Europee in termini di LDL, che propongono un metodo per il calcolo del rischio cardiovascolare, considerato come la probabilità di avere un evento cardiovascolare fatale a 10 anni.

A determinare il valore di rischio contribuiscono vari fattori: età, sesso, colesterolemia, pressione arteriosa, fumo. In particolare, nei soggetti così detti a basso rischio (in genere soggetti giovani, senza altri fattori di rischio, con rischio calcolato inferiore al 5%), il livello raccomandato per LDL è inferiore a 115 mg/dl. Nei soggetti a rischio elevato (diabetici senza complicanze, soggetti con moderata insufficienza renale o che hanno un solo fattore di rischio ma molto elevato, come ad esempio un colesterolo totale maggiore di 310 mg/dl, una pressione arteriosa maggiore di 180/110 mmHg o un rischio calcolato tra il 5% e il 10%), il livello di LDL raccomandato è inferiore a 100 mg/dl. Nei soggetti considerati ad altissimo rischio (rischio calcolato maggiore del 10%, che hanno già avuto un evento cardiovascolare, che hanno evidenze strumentali di placche ateromasiche, con grave insufficienza renale o con diabete con complicazioni), il livello raccomandato di LDL è inferiore a 70 mg/dl. 
Quando il colesterolo è alto, può determinare la formazione di placche ateromasiche. Questi accumuli di colesterolo e altre componenti determinano un restringimento e una maggiore rigidità delle arterie. Quando le arterie si restringono o si occludono, viene meno l’apporto di sangue nella zona del nostro corpo che irrorano. Si determina, quindi, un’ischemia a valle dell’ostruzione con danni ai tessuti. Se questa occlusione interessa le arterie coronarie, si può avere un infarto miocardico; se interessa le arterie che portano il sangue al cervello, si può avere un Ictus. Se, invece, sono interessate le arterie degli arti inferiori, si possono avere delle difficoltà nel cammino con lesioni (ulcere) alle estremità e, nei casi più gravi, si può arrivare all’amputazione dell’arto.   

 

Quali, invece, le conseguenze in caso di colesterolo basso?

Attualmente non esiste un valore soglia inferiore di colesterolo che sia provato determinare effetti. Esiste una malattia genetica, che si chiama ipobetaliproteinemia, che causa la mancata produzione della lipoproteina fondamentale per la formazione delle LDL (apoliproteina B o Beta lipoproteina). Questi soggetti hanno valori nel sangue di LDL non dosabili o prossimi allo zero. In genere, sono bambini con seri problemi di accrescimento e/o cognitivi dovuti a danni sul sistema nervoso. I fratelli di questi bambini affetti da forme più lievi (LDL attorno a 25 mg/dl), non hanno questi problemi. 
Infine, vi sono studi su recenti farmaci che abbassano il colesterolo a livelli di LDL attorno a 20-25 mg/dl. Nei soggetti presi in considerazione non hanno riscontrato effetti collaterali diversi o in maggior misura rispetto a quelli che avevano LDL maggiori.    

 

Come mantenere dei valori equilibrati di colesterolo?

L’alimentazione è fondamentale per mantenere il livello del colesterolo e dei trigliceridi nei valori raccomandabili. L’alimentazione corretta, indicata non solo per chi ha valori elevati di questi due parametri, prevede:

-    Utilizzare carboidrati complessi (pane, pasta, riso, etc.)

-    Non abusare di zuccheri semplici, ne’ di dolcificanti (salvo indicazione specialistica). Metà delle calorie totali giornaliere deve essere fornito da carboidrati (per un uomo adulto, circa 150 grammi tra pasta di semola e riso e circa 200 di pane, equamente ripartiti nella giornata).

-    Il 30% delle calorie deve essere fornito dai grassi, ma solo 1/3 di questi deve essere costituito da grassi saturi (apporto raggiunto attraverso l’assunzione di circa 200 grammi di carne al giorno).

-    Condire con prodotti di origine vegetale (ad es. olio di mais e di oliva) senza abusarne (per un uomo adulto 45 grammi di condimenti al dì, pari a circa 3 cucchiai da cucina rasi). La provenienza degli olii, la loro composizione e la stabilità dovrebbero essere sempre verificate. Consigliabile la sostituzione dell’olio, durante la cottura, con vino, limone, aceto, aceto balsamico, ecc. con lo scopo di evitare le fritture, e comunque, nei casi eccezionali, bisognerà prestare attenzione a non riutilizzare mai l’olio già fritto.

-    Bilanciare l’apporto proteico complessivo (18-20% delle calorie totali) tra proteine vegetali (legumi, soia) e animali (carne e soprattutto pesce).

-    Inserire cibi ricchi in fibre (verdure e frutta dovrebbero essere inseriti nell’ambito di ogni pasto principale: pranzo e cena).

-    Utilizzare il vino con moderazione (2/3 bicchieri al dì, per gli uomini 1-2 bicchieri al dì per le donne) evitando i superalcoolici. Non invitare i giovani ad assumere alcoolici.

-    Non utilizzare troppo sale (il fabbisogno giornaliero di sodio e coperto dalle fonti alimentari, pertanto favorire il consumo di verdura cruda, o comunque non cotta in acqua). Preparare buoni sughi utilizzando il pomodoro, spezie, aromi, vino, aceto, limone, anche carne (possibilmente senza aggiunta di oli durante la cottura). 

-    Favorire il consumo di potassio alimentare attraverso il consumo di vegetali crudi (la cottura soprattutto in acqua favorisce la perdita di tutti i sali minerali e vitamine idrosolubili). 

-    Consumare di pesce almeno due tre volte alla settimana. I molluschi e i crostacei, ricchi in colesterolo, andrebbero consumati raramente. 

-    Il latte e lo yogurt possono essere consumati ma parzialmente scremati. Preferire i formaggi freschi a quelli stagionati, da utilizzare una due volte alla settimana. 

-    Sgrassare la carne prima di cuocerla. Non consumare il pollo con la pelle, ma toglierla prima di mangiarlo. 

-    Evitare l’uso d’insaccati, compreso il prosciutto cotto. Il prosciutto crudo, lo speck e la bresaola possono essere consumati eliminando il grasso visibile.

-    Consumare una o al massimo due uova alla settimana, o in alternativa un piatto di pasta all’uovo.

 

Aspetti comportamentali: ecco cosa fare

-    Evitare i “dietetici”, salvo precise indicazioni terapeutiche ed evidenza di efficacia. Il Medico deve porsi il problema di quali dietetici siano scientificamente utili e di come vadano utilizzati.
-    Evitare diete monotone e cambiare spesso i cibi, preferendo quelli freschi. Frazionare i pasti nella giornata (almeno: colazione, pranzo e cena) non saltando i pasti.
-    Aiutare chi è in cucina a dedicare alla amorevole preparazione dei cibi il tempo necessario, curando la ricerca del “buon sapore”, e non solo della “dieteticità”.
-    Non abbinare al pranzo (salvo quando assolutamente necessario) l’uso di farmaci.
-    Lasciare che il paziente assesti da solo le proprie abitudini, ma essere pronti, nelle visite di controllo e mediante l’anamnesi alimentare, a correggere eventuali errori residui.
-    Quando possibile (ovvero nella stragrande maggioranza dei casi) dare indicazioni nutrizionali generali uguali per tutti e ugualmente applicabili per l’intera Famiglia
-    Insegnare al paziente a gustare quello che mangia e non mandarlo a tavola per “punizione”.
-    Smettere di fumare per il grande beneficio in termini di riduzione del rischio cardiovascolare globale
-    Spegnere la televisione quando si mangia.

 

Sport e colesterolo: che relazione c’è? 

L’attività fisica ha poca influenza sui livelli di colesterolemia. Può avere influenza positiva sulla colesterolemia HDL (colesterolo buono), con una tendenza a rialzarlo. Inoltre è utile per ridurre i livelli di trigliceridi nei soggetti che li hanno elevati. È utile per ridurre il sovrappeso o l’obesità in maniera “mirata” riducendo cioè la circonferenza vita (attraverso esercizi giornalieri) con lo scopo di ridurre il grasso di deposito viscerale o addominale. 
L’attività fisica deve essere assicurata giornalmente attraverso alcune corrette abitudini: camminare a passo svelto, evitare l’utilizzo dell’ascensore, parcheggiare la macchina nel posto più lontano, recarsi al lavoro (se possibile) in bicicletta o a piedi. A questo aggiungere 3-4 ore di attività fisica alla settimana ad esempio: bicicletta, corsa leggera, nuoto.

 

Editor: Karin Mosca

Geriatria e Gerontologia a Bologna