Anomalie del cuore: il forame ovale pervio

Anomalie del cuore: il forame ovale pervio

Editato da: Veronica Renzi il 27/04/2023

Forse il nome è poco conosciuto, ma il forame ovale pervio è un’anomalia cardiaca che colpisce circa il 30-40% della popolazione. Ce ne parla il Prof. Tommaso Alberto Cipolla, esperto in Cardiologia a Palermo e Messina

Che cos’è il forame ovale pervio?

Il forame ovale pervio è la persistenza di una comunicazione tra l’atrio destro e l’atrio sinistro (due delle quattro camere cardiache). Questa comunicazione è fondamentale nella fase pre-natale perché consente una corretta circolazione del sangue placentare ossigenato al feto. Dopo la nascita, con l’attivazione della respirazione polmonare, perde la sua funzione e, normalmente, va incontro alla chiusura. In una percentuale variabile tra il 20 e il 25% delle persone, tale chiusura risulta incompleta o assente: è in questi casi che si parla di forame ovale pervio.

Quali sono i sintomi e le complicazioni del forame ovale pervio?

La presenza di un forame ovale pervio non provoca nessun sintomo ed è da ritenere una caratteristica e non una malattia. Può risultare problematica solo in caso di attività particolari quali le immersioni subacquee di profondità, soprattutto se ripetute, ed in caso di soggiorni prolungati ad elevatissime altitudini.

In casi particolari però, quando il forame ovale pervio è ampio e si associa ad una diatesi trombofilica (una tendenza del sangue a formare coaguli), sia essa transitoria (ad esempio traumatismi, voli aerei prolungati con immobilità delle gambe, disidratazione, uso concomitante di pillola e fumo) o permanente (su base genetica), può predisporre all’ictus.

Il meccanismo ipotizzato è la formazione di un coagulo nel sistema venoso profondo delle gambe o della pelvi (più raramente degli arti superiori), il distacco e l’embolizzazione del coagulo verso l’atrio destro, il passaggio del coagulo attraverso il forame ovale pervio nell’atrio sinistro, poi nel ventricolo sinistro, quindi nell’aorta ascendente ed infine attraverso i vasi epiaortici al cervello. In tale sede anche un coagulo di piccole dimensioni dell’ordine dei millimetri può provocare dei sintomi gravi.

In caso di ictus soprattutto nelle fasce di età più giovani (dai 20 ai 60 anni) è necessario alzare il livello di attenzione e cercare il forame ovale pervio in maniera sistematica.

Come si diagnostica il forame ovale pervio?

La ricerca del forame ovale pervio deve seguire una precisa metodologia di diagnosi. In presenza di un quadro clinico compatibile, può essere ricercato mediante un esame non invasivo ed altamente sensibile quale l’ecodoppler transcranico. Solo in presenza di un ecodoppler transcranico positivo è necessario passare ad un esame più impegnativo rappresentato dall’ecocardiogramma transesofageo, che consente una visualizzazione diretta e dettagliata del forame ovale pervio.

Forame ovale pervio: quando bisogna intervenire con la chiusura meccanica?

L’indicazione alla chiusura meccanica si ha, essenzialmente, nei pazienti (soprattutto giovani) che hanno subito un ictus cerebrale ischemico senza che sia possibile dimostrare una causa vascolare (ad esempio aterosclerosi delle arterie carotidee) né cardio-embolica (soprattutto fibrillazione atriale) e che siano portatori di un forame ovale pervio, specie quando associato a caratteristiche anatomiche di elevato rischio (diametro ampio, associazione con aneurisma del setto interatriale) o a predisposizione genetica all’ipercoagulabilità del sangue.

In cosa consiste l’intervento per chiudere il forame ovale pervio?

L’intervento di chiusura del forame ovale pervio non è un intervento di chirurgia tradizionale, che prevede l’utilizzo di anestesia generale e bisturi, ma un intervento di cardiologia interventistica, eseguito per via percutanea.

Inizialmente viene praticata una anestesia locale dell’inguine destro, viene incannulata la vena femorale e viene raggiunto il cuore mediante dei piccoli tubicini cavi chiamati cateteri, che consentono di “navigare” nel sistema vascolare e di portare a destinazione i dispositivi di chiusura. La chiusura del forame ovale pervio avviene mediante un dispositivo occlusore solitamente a doppio disco di materiale inerte metallico o sintetico, che viene posto “a cavaliere” del setto interatriale. Questo gesto interventistico, che richiede una estrema precisione e pertanto viene effettuato da operatori esperti e con l’utilizzo di tecnologie radiologiche ed ecocardiografiche dedicate, ha un bassissimo rischio di complicazioni e usualmente comporta un ricovero di due giorni soltanto.

La chiusura percutanea del forame ovale pervio non è indicata sistematicamente a tutti i portatori di forame ovale pervio, bensì ad una esigua minoranza, caratterizzata da pregressi ictus non correlabili a malattie vascolari o cardiache e alto rischio di recidiva. In tali pazienti selezionati l’intervento di occlusione meccanica è da considerare lo standard terapeutico

Cardiologia a Cefalù