Arteriopatia periferica: perché non bisogna sottovalutarla?

Arteriopatia periferica: perché non bisogna sottovalutarla?

Editato da: Marta Buonomano il 22/03/2023

La nostra esperta in Chirurgia Vascolare a Foggia, la Dott.ssa Angela Maria Rosaria Ferrante ci spiega come riconoscere e curare l’arteriopatia periferica

Che cos’è l’arteriopatia periferica?

L’arteriopatia periferica (AP) è una condizione patologica cronica causata nel 90% dei casi dall’Aterosclerosi, che colpisce le arterie degli arti inferiori nelle quali le placche ateromasiche riducono progressivamente il passaggio del sangue. L’AP è una malattia molto frequente nella popolazione adulta e la sua incidenza aumenta progressivamente con l’età, con una prevalenza dei soggetti di sesso maschile. Si calcola che a livello mondiale oltre 200 milioni di individui siano affetti da AP e oltre il 20% della popolazione sopra gli 80 anni presenta sintomi.

Quali fattori possono causare l’arteriopatia periferica?

Non si conoscono ancora le cause dirette dell’aterosclerosi e quindi delle sue varie localizzazioni tra cui la AP. Esistono sicuramente condizioni patologiche associate (diabete, ipercolesterolemia) e fattori di rischio riconosciuti (fumo).

È possibile prevenire questa condizione?

La migliore prevenzione per l’AP è appunto il controllo dei fattori di rischio e uno stile di vita sano che preveda un’attività fisica regolare, un’adeguata idratazione e l’assoluto divieto di fumare.

Arteriopatia periferica

Queste semplici raccomandazioni si rivelano utili soprattutto nei pazienti asintomatici (50% dei casi) per ritardare l’evoluzione della malattia.

AP: come si manifesta?

La riduzione del flusso sanguigno, soprattutto durante l’attività muscolare come la deambulazione, è responsabile dei disturbi tipici dell’AP: durante la marcia, dopo aver percorso una distanza variabile, il paziente avverte un dolore muscolare crescente che lo costringe a fermarsi per alcuni minuti; la sosta si associa a un miglioramento dei sintomi che consente la ripresa del cammino (claudicatio intermittens). Con l’aggravarsi della malattia, l’intervallo libero di marcia senza dolore si riduce progressivamente fino ad arrivare ai quadri più critici di dolore a riposo (ischemia critica) o alla comparsa di gangrena periferica. Nelle fasi iniziali di malattia è comune osservare la riduzione della temperatura dell’arto colpito e, all’esame obiettivo, la riduzione o la scomparsa dei polsi arteriosi periferici.

Come si formula la diagnosi?

La diagnosi nelle fasi iniziali è innanzitutto clinica e viene ottenuta con una semplice valutazione fisica. Il sospetto diagnostico va confermato con tecnica non invasiva (Ecodoppler), mentre esami più sofisticati (Angio TAC, Angio RMN) vanno riservati ai pazienti candidati a trattamento.

Quali sono le possibili terapie?

La terapia dell’AP è innanzitutto farmacologica e include farmaci che migliorano la “fluidità” del sangue (antiaggreganti e anticoagulanti) e farmaci vasodilatatori.

Arteriopatia periferica

Dal punto di vista chirurgico, abbiamo attualmente a disposizione un ampio spettro di trattamenti che vanno dalle procedure mini-invasive più recenti (angioplastica, stent) che possono essere eseguite in anestesia locale anche in pazienti ad elevato rischio, ai “classici” interventi di rimozione chirurgica della placca occludente (endoarterectomia) o ai bypass periferici confezionati con protesi sintetiche o con una vena autologa; anche nei pazienti sottoposti a queste procedure è indispensabile associare una terapia medica e un attento follow-up nel tempo.

Quali sono le possibili complicanze dell’arteriopatia periferica?

La conseguenza a lungo termine più invalidante dell’AP è l’amputazione dell’arto. L’associazione della terapia medica e degli interventi di rivascolarizzazione periferica è efficace nell’evitare o ritardare questo drammatico epilogo che tuttavia si rende necessario nel 3-4% dei casi. Va inoltre tenuto presente che le principali cause di mortalità nei pazienti arteriopatici sono correlate a localizzazioni cardiache o cerebrali della malattia aterosclerotica (infarto miocardico, ictus cerebrale).

Angiologia a Foggia