Biopsie prostatiche: la tecnica fusion biopsy

Biopsie prostatiche: la tecnica fusion biopsy

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: Karin Mosca il 07/04/2023

Il Dott. Alessandro Piccinelli, esperto in Urologia, ci parla della biopsia prostatica con tecnica di fusione d’immagini RMN/Ecografia, metodica che permette un’efficace e accurata diagnosi del tumore alla prostata

Quali sono i limiti di una biopsia prostatica tradizionale?

Le biopsie prostatiche tradizionali, eseguite con la sola guida ecografica, hanno rappresentato per molto tempo l'unica metodica di diagnosi del tumore alla prostata. Questa procedura, però, presenta due limiti: a volte la biopsia standard può risultare negativa pur in presenza di tumore (falsi negativi); altre volte il tumore viene diagnosticato come poco aggressivo pur non essendo così nella realtà (down staging). Ciò non accade per incapacità dell'Urologo che esegue la biopsia, ma per un limite tecnologico della metodica stessa.

L'ecografia, infatti, non è in grado di vedere l'area tumorale, ma viene utilizzata come supporto per indirizzare i prelievi bioptici nelle aree in cui più frequentemente cresce il tumore. Può capitare, quindi, che si selezioni un tessuto sano a pochi millimetri da un nodulo tumorale o in un’area di tessuto tumorale periferica con cellule poco aggressive, proprio accanto a cellule più aggressive che rimangono non rilevate.

Cos’è la fusion biopsy o fusione di immagini RMN/EC?

La Risonanza Magnetica prostatica, per la precisione la RMN multi parametrica prostatica eseguibile con o senza bobina endorettale, è in grado di vedere ciò che l’ecografia non vede: la RMN, infatti, consente di evidenziare le aree tumorali nella prostata.

La tecnologia applicata alla diagnostica medica ha consentito di sviluppare software capaci di fondere le immagini RMN con le immagini ecografiche. Sovrapponendo l’immagine catturata dalla RMN ad un’immagine ecografica è possibile vedere ciò che prima non si poteva. Esistono, poi, anche dei software capaci di identificare in modo automatico le aree tumorali sospette alla RMN, rendendole facilmente visibili come macchie dai contorni ben definiti e di colore diverso secondo il grado di sospetto di malignità.

Dopo essere stata eseguita la fusione di immagini, l'Urologo può facilmente analizzare le aree sospette proiettate sullo schermo dell'ecografo al momento della biopsia: in questo modo sa dove deve indirizzare l’ago. A questo punto che entra in gioco il sistema GPS integrato, che guida l'ago da prelievo, sospinto nella prostata dall'Urologo, fino al centro dell'area tumorale sospetta.

Come viene eseguita la biopsia?

La biopsia viene eseguita per via trans-perineale: l'ago raggiunge la prostata dopo aver attraversato la cute, senza passare attraverso il retto. In questo modo si riduce in modo significativo la possibilità di complicanze infettive ed emorragiche anali che, invece, si avrebbero con l'approccio trans-rettale.

Nei giorni precedenti la biopsia, si esegue una RMN multiparametrica prostatica senza bobina endorettale. Il Radiologo può così elaborare le immagini con il software dedicato e identificare le aree sospette.

Al momento della biopsia, l’Urologo esegue la fusione di immagini e preleva, in anestesia locale, campioni di tessuto sospetto nei bersagli prescelti e raggiunti con precisione grazie al sistema GPS.

La procedura viene eseguita in regime ambulatoriale e l'esito della biopsia viene comunicato dopo circa 10 giorni dal prelievo.

Quali sono i vantaggi della biopsia con fusione di immagini rispetto alla biopsia tradizionale?

In sostanza, i vantaggi della biopsia con fusione di immagini sono:

  • Un minor numero di risultati falsamente negativi;
  • Una maggior possibilità di identificare neoplasie clinicamente significative;
  • Una migliore definizione dell'estensione della neoplasia all'interno della prostata

Sono questi tutti elementi fondamentali per pianificare un corretto approccio terapeutico.

 

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Urologia