Chirurgia oncologica: di cosa si tratta?

Chirurgia oncologica: di cosa si tratta?

Editato da: Marta Buonomano il 09/02/2021

Hai mai sentito parlare di chirurgia oncologica? Scopri a cosa serve insieme al Dott. Luciano Onofrio, esperto in Chirurgia Generale a Caserta

Che cosa s’intende per chirurgia oncologica?

medici in corsiaLa chirurgia oncologica può essere definita come una branca della chirurgia applicata all’oncologia, e si occupa della diagnosi e trattamento dei tumori.

È allo stesso tempo affine e diversa dalla Chirurgia Generale. Posto che non esiste in Italia un vera e propria scuola di specializzazione in Chirurgia Oncologica, il chirurgo oncologo è un chirurgo generale dedicato alla branca oncologica. In quest’ambito ci sono poi ulteriori suddivisioni rispetto ai settori specifici di interesse: ci sarà ad esempio un chirurgo ortopedico che si occupa di patologia oncologica cosi come un (chirurgo) ginecologo che si dedica prevalentemente all’ambito oncologico.

Cosa la differenzia dalla Chirurgia Generale?

Come abbiamo detto le basi sono comuni, le differenze sono prevalentemente culturali e metodologiche. Il chirurgo oncologo opera generalmente all’interno di equipe multidisciplinari assieme all’oncologo, il Radioterapista, ecc. insieme a loro concorda un percorso diagnostico e terapeutico per il paziente e ne segue lo svolgimento.

Anche i criteri e le scelte chirurgiche effettuate sono peculiari e caratteristiche di questo specifico ambito.

In quali casi è indicata?

La chirurgia oncologica si applica a tutti quei casi con diagnosi certa o presunta di tumore. Il chirurgo oncologo può intervenire nella fase della diagnosi eseguendo ad esempio biopsie (prelievi di piccole porzioni di tessuto) dal cui esame (istologico) precisare la diagnosi. Può intervenire nel trattamento della patologia neoplastica: la rimozione di un organo affetto da tumore, sempre all’interno di un percorso concordato e combinato. Altre volte invece deve intervenire in modo non radicale (palliativo) per ridurre masse tumorali che non è possibile asportare completamente od anche per trattare complicanze di patologie neoplastiche non operabili (sanguinamenti, occlusioni, ecc.).

Come viene scelta la procedura più adatta ad ogni paziente?

Come abbiamo accennato Il chirurgo oncologo rappresenta un giocatore di una squadra più articolata e vasta di altri specialisti. Le procedure e soprattutto la tempistica di queste e frutto di ricerche, studi e comparazioni. Si tratta sempre di procedure standardizzate a livello nazionale, che considerano alcuni aspetti principali quali:

  • L’organo colpito dal tumore;
  • Lo stadio del tumore (ossia le sue dimensioni, la sua estensione, la presenza di lesioni a distanza);
  • Le condizioni generali del paziente.

L’analisi di questi dati consente di scegliere il protocollo più appropriato. Questo protocollo spesso è multimodale, può prevede la chemioterapia, seguita dalla chirurgia e successivamente radioterapia o altre combinazioni.

L’approccio mininvasivo può essere applicato in chirurgia oncologica? E se si Quali sono i vantaggi?

dottorePer approccio mini invasivo si ci riferisce in genere alla chirurgia laparoscopica e più recentemente a quella robotica. Si tratta cioè di tecniche chirurgiche che sostituiscono ad incisioni più o meno ampie dei piccoli accessi chirurgici attraverso i quali vengono introdotti strumenti e videocamera dedicati con qui è possibile condurre interamente l’intervento chirurgico programmato. Questo tipo di chirurgia che ha compiuto progressi notevoli negli ultimi anni, è stata validata e ritenuta efficace per il trattamento di molte patologie neoplastiche, offrendo i vantaggi tipici della chirurgia mini invasiva:

  • Minore degenza post-operatoria;
  • Ripresa più rapida delle normali attività;
  • Risultati estetici migliori.

Esistono svantaggi o controindicazioni all’approccio mini invasivo

Esistono delle controindicazioni relativa rappresentate dalla presenza di masse tumorali estese, o di grandi dimensioni o che abbiano già interessato organi vicini. L’aver subito altri interventi all’addome in chirurgia tradizionale può costituire un limite all’applicazione della laparoscopia in questo distretto corporeo. Anche le condizioni generali del paziente ed eventuali altre patologie concomitanti, soprattutto respiratorie e cardiache, possono controindicare l’approccio laparoscopico.

L’intervento necessita di una preparazione particolare? Cosa prevede il recupero postoperatorio?

Come tutti gli interventi chirurgici, anche quelli a cui ci si sottopone per una patologia oncologica richiedono una adeguata preparazione il qui scopo è quello di affrontare l’intervento chirurgico nelle migliori condizioni possibili. Si correggono gli squilibri metabolici e nutrizionali (malnutrizione, carenza vitaminiche, ecc.), si migliorano le alterazioni legate ad eventuali patologie croniche (diabete, bronco-pneumopatie); giunti in ospedale vengono messe in atto quelle misure che hanno lo scopo di prevenire alcune complicanze, si procede alla profilassi antibiotica che ha lo scopo di ridurre il tasso di infezioni, quella per la prevenzione della trombosi venosa, ecc.

Il recupero post-operatorio e direttamente legato al tipo di intervento chirurgico e agli organi ed apparati interessati, per cui non è possibile generalizzare tempi e modalità di recupero.

Chirurgia Generale a Piedimonte Matese