Chirurgia vertebrale MIS e percutanea

Chirurgia vertebrale MIS e percutanea

Editato da: Marta Buonomano il 06/04/2021

Quali sono i possibili interventi per stabilizzare la colonna vertebrale? Scoprilo con il Orto, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Ferrara

Chirurgia vertebrale mininvasiva e percutanea: di cosa si tratta?

Questi termini stanno ad indicare tutte le procedure chirurgiche che consento di eseguire interventi di stabilizzazione della colonna vertebrale, in particolare a livello del rachide toracico, lombare e toraco-lombare, servendosi di piccoli accessi chirurgici e delicate strumentazioni.

Attraverso le metodiche percutanee e mininvasive è possibile inserire delle viti peduncolari e/o delle cage intersomatiche per via posteriore, in sostituzione dei dischi vertebrali, in maniera tale da bloccare un determinato distretto della colonna. Sempre con queste tecniche è anche possibile eseguire interventi di allargamento e decompressione del canale vertebrale (es. in caso di stenosi o asportazione di ernie del disco).

Chirurgia MIS o percutanea: quando è necessaria?

Le tecniche mininvasive (MIS) o percutanee sono indicate nei seguenti casi:

  1. donna di spalle con la schiena scopertaFratture: le fratture traumatiche della colonna vertebrale possono talvolta essere trattate in modo conservativo, con riposo e corsetto per alcune settimane, oppure con stabilizzazione posteriore percutanea che di solito comprende una o due vertebre prossimalmente e una o due vertebre distalmente a quella fratturata, con eventuale ricorso a cementazione nella vertebra fratturata. Questo intervento, se eseguito da mani esperte, dura circa 60-80 minuti, è mininvasivo e non comporta perdite di sangue tali da necessitare trasfusioni. Il giorno successivo alla chirurgia il paziente potrà essere alzato e deambulare senza ausili, indossando un busto ortopedico per 45-60 giorni. Nei pazienti più giovani, dopo la completa guarigione della frattura verrà rimossa la strumentazione mediante un’ulteriore procedura mininvasiva.
  2. Patologia degenerativa: i fattori alla base del mal di schiena sono molteplici e spesso non interessano in maniera diretta la colonna vertebrale. Se la diagnosi è di lombalgia discogenica (dovuta alla degenerazione di uno o più dischi vertebrali) o instabilità vertebrale (dovuta a scoliosi degenerative, spondilolistesi o esiti di fratture) e le terapie mediche e fisioterapiche non offrono benefici, si ricorre agli stessi interventi di stabilizzazione mininvasivi o percutanei utilizzati per le fratture.
  3. Patologie infettive o tumorali metastatiche: le infezioni che colpiscono la colonna (es. spondilodisciti) si manifestano con dolore, talvolta irradiato agli arti inferiori, e difficoltà a mantenere la postura eretta. Anche in questi casi, associata ad un’adeguata terapia antibiotica, è indicato l’intervento di stabilizzazione percutaneo con viti e barre per ripristinare la stabilità della colonna vertebrale e ridurre la sintomatologia dolorosa. Lo stesso vale in caso di metastasi a livello vertebrale.

A cosa serve la chirurgia MIS o percutanea?

Serve a ridurre il dolore causato dall’instabilità vertebrale ed evitare schiacciamenti e crolli successivi nelle vertebre a rischio. Ciò migliora notevolmente la vita dei pazienti, che possono iniziare o riprendere terapie chemio o radioterapiche in breve tempo.

Perché ricorrere a queste procedure?

Questo tipo di chirurgia consente evitare grandi incisioni, lo scollamento dei muscoli paravertebrali (con successiva necrosi degli stessi) ed importanti sanguinamenti. Di conseguenza, i tempi di recupero saranno inferiori come anche il dolore postoperatori, le perdite ematiche ed il periodo di allettamento.

Esistono delle controindicazioni a questi interventi?

donna che si tocca la schienaLe controindicazioni sono legate al tipo di chirurgia: se devono essere stabilizzati lunghi tratti di colonna vertebrale oppure devono essere effettuate decompressioni ampie oppure correzioni di deformità gravi queste tecniche non sono indicate, soprattutto se ci troviamo di fronte a colonne malformate o eccessivamente ruotate.

In certi casi, però si possono associare metodiche percutanee e metodiche “a cielo aperto” che possono consentire di effettuare anche interventi complessi con minori esposizioni e sanguinamenti.

Quali sono i possibili rischi?

Queste procedure devono essere eseguite con un costante controllo radiografico intraoperatorio, il quale comporta una maggiore esposizione del paziente e dei chirurghi a radiazioni ionizzanti. Il posizionamento delle viti peduncolari (o di cage intersomatiche) è, come in qualsiasi altro intervento di chirurgia vertebrale, il momento di maggiore rischio di complicanze in quanto si possono danneggiare le radici nervose o, in casi particolari, il midollo spinale. Se l’intervento viene eseguito da specialisti esperti, i rischi per la salute del paziente sono minimi.

La chirurgia vertebrale MIS o percutanea è indicata anche in caso di osteoporosi?

L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una riduzione della quantità di osso spongioso all’interno dei corpi vertebrali e, per questo motivo, può essere una condizione di rischio di scarsa tenuta delle viti peduncolari con successivi scardinamenti delle stesse.

Esistono però delle tecniche che prevedono l’utilizzo di viti “ad espansione” e/o viti cannulate con iniezione successiva di cemento “per ossa” e, quindi, stabilizzazione delle viti stesse all’interno del corpo vertebrale.

È ovvio che tali soluzioni sono da riservare a casi particolari e particolarmente difficili.

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