Clamidia: l’infezione genitale che può rendere sterili!

Clamidia: l’infezione genitale che può rendere sterili!

Editato da: Antonietta Rizzotti il 18/03/2023

Il termine Chlamydia viene riscontrato da un medico romano nel 60 d.C. per la prima volta nell’occidente. Tuttavia, ci sono scritti dell’antico Egitto che già introducevano questo batterio. Al giorno d’oggi è una delle malattie sessualmente trasmissibili più comuni. Attenzione al sottuvalutarla: può causare sterilità!

Clamidia: definizione ed incidenza

La clamidia (Chlamydia) è un’infezione a trasmissione sessuale batterica (STI). Il microrganismo responsabile è Chlamydia trachomatis, che in genere infetta le cellule epiteliali colonnari a livello della mucosa, diventando spesso un'infezione cronica che può durare mesi, o anche anni, se non trattata. Ha una prevalenza in Italia del circa 3,5% (variabile negli anni) nelle persone sessualmente attive. Colpisce prevalentemente i giovani, in particolare le ragazze dai 15 ai 24 anni.

Una patologia silenziosa

La clamidia è asintomatica nel 70% circa dei casi. Si può presentare frequentemente con perdite vaginali anomale nella donna, dolore addominale o dolore durante i rapporti e con sintomi di uretrite nei maschi.

Come si può contrarre la clamidia?

La Chlamydia si contrae durante i rapporti sessuali vaginali, orali ed anali non protetti.

Clamidia e sterilità

La clamidia, se non trattata, può causare infertilità. A livello pelvico, nella donna, può causare la malattia infiammatoria pelvica o un’infezione delle tube portando ad un malfunzionamento del sistema riproduttivo.

Trattamento e prevenzione

La Chlamydia si tratta con antiobiotici per via orale. Ci sono, inoltre, alcuni accorgimenti che possono essere utilizzati per prevenire questa patologia:

  • sessualità consapevole e con rapporti sessuali protetti;
  • programmi di screening per le infezioni sessualmente trasmissibili;
  • controlli microbiologici specifici in caso di rapporti a rischio.
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