Combattere la sofferenza con la Terapia del Dolore
Autore:Il Dott. Claudio Dell’Anna, specialista in Neurologia a Roma ed esperto in Dolore, ci spiega come quest'ultimo può diventare una malattia
Dolore: semplice sintomo o vera malattia?
Fino a poco tempo fa si riteneva che il “dolore” costituisse semplicemente un penoso sintomo secondario ad altre malattie sulle quali occorreva orientare tutta l’attenzione e le cure. Esso viene infatti considerato una vera e propria malattia, responsabile di sofferenza fisica e morale, solo da pochi anni. Nel 2010 il Parlamento italiano ha emanato una legge che prevede per tutti il diritto a ricevere un’adeguata terapia antalgica. Lo spirito della legge trova ancora difficoltà a trasferirsi organicamente sul piano della concretezza ma fortunatamente (grazie anche alla pressione dei sofferenti e dei loro familiari) un numero crescente di operatori si dimostra sensibile al problema.
Perché il dolore è stato riconosciuto come una vera e propria malattia?
Citiamo solo due tra i tanti dati emersi che hanno consentito di attribuire al dolore la dignità di un’autentica malattia “autonoma”: anzitutto l’evidenza che spesso il dolore persiste anche dopo la scomparsa della causa che ne aveva determinato l’insorgenza e, inoltre, il fatto che molte forme di Dolore Cronico possono scaturire da dolori acuti occasionali non adeguatamente trattati. Il primo dato mette in evidenza la piena autonomia del dolore come malattia e il secondo, con il passaggio dalla fase acuta a quella cronica, lo pone alla stessa stregua di numerose altre malattie con diverse caratterizzazioni cliniche.
Cosa s’intende per Terapia del Dolore?
Per Terapia del Dolore (o Terapia Antalgica) si intende l’approccio scientifico al “problema dolore” attraverso il pieno sfruttamento di conoscenze provenienti dalla Fisiopatologia, dalla Neurologia, dalla Biochimica, ecc. Oggi con l’impiego combinato di più risorse terapeutiche si possono sfruttare i benefici antalgici senza andare incontro agli effetti indesiderati, per cui quasi sempre è possibile esercitare un buon grado di controllo sulla maggior parte delle forme dolorose con rischi assai contenuti. Inoltre, associare ai trattamenti farmacologici le terapie di Neuromodulazione (come la Neuralterapia con anestetici locali) si dimostra spesso una scelta opportuna poiché, oltre all’effetto delle sostanze impiegate, si sommano anche attività antalgiche centrali (offerte dai farmaci) ad attività loco-regionali (offerte dalla Neuromodulazione) con il beneficio di una efficacia maggiore senza incremento dei rischi biologici.
Editor: Marta Buonomano