Come combattere l’ansia?

Come combattere l’ansia?

Editato da: Sharon Campolongo il 09/06/2023

L’ansia, emozione che ci accompagna dall’inizio della vita, proprio per aumentare le possibilità di conservarla, è uno stato emotivo estremamente frequente, e qui tratteremo di ansia nei termini di emozione che, per la sua intensità e/o frequenza, diventa disturbante

Ansia: com’è la situazione in Italia?

Circa il 75% della popolazione generale l’ha sperimentata almeno una volta nella vita. Se si parla di ansia che deve essere in qualche modo curata, arriviamo al 20-40% della popolazione a seconda degli studi.

È una patologia che, nelle sue diverse forme è assai diffusa in Italia, e che ha avuto un evidente incremento durante e dopo la pandemia. 

Colpisce in tutte le età della vita, e quindi con forme diverse per periodo, più frequentemente tra i 16 e i 50 anni come età di insorgenza, e molto spesso è in co-morbilità, cioè è accompagnata da altri disturbi, fisici (esempio patologie fisiche varie) e psichici (tipicamente la depressione, ma anche altri disturbi mentali).

Si manifesta in molteplici forme:

  • Ansia sociale: paura di avere a che fare con le persone nei contesti sociali, paura di esibirsi e così via;
  • Fobie: paure eccessive e apparentemente immotivate per stimoli normalmente non così forti, ad esempio nei confronti di animali, o insetti, o spazi aperti o chiusi;
  • Attacchi di panico: episodi autolimitantisi, ma caratterizzati da angoscia intensissima, palpitazioni, senso si svenimento o morte, sudorazione, tremori;
  • Ansia somatizzata: vissuta sul (con il) corpo, con l’insorgenza di sintomi fisici senza ragioni fisiche apparenti, ad esempio dispnea o fiato corto, disturbi digestivi, diarrea, dolori e visione offuscata.

Quali sono le cause?

Come spesso accade, esistono predisposizioni genetiche, cioè una “vulnerabilità” geneticamente trasmessa che può, o non può, causare la sintomatologia a seconda della presenza/assenza di fattori esterni scatenanti o fattori di rischio incidenti. 

Esiste poi la personalità facile all’ansia (deficit nella strutturazione del sé, con insicurezza nell’ambito dell’identità e delle capacità dell’Io), e che quindi ancora in relazione a situazioni di vita può più facilmente sviluppare sintomi ansiosi. 

Infine, l’ansia come comorbilità, ad esempio in un episodio depressivo. 

ragazzo con ansia seduto su degli scalini

L’ansia, poi, come condizione anche “normale” è un’esperienza che tutti abbiamo sperimentato: la soglia “patologica” è quindi, come accennato, sia qualitativa che quantitativa. 

Infatti, ad esempio, l’ansia legata a una malattia fisica è bene comprensibile e attesa; ma una situazione di panico o una tensione insostenibile con insonnia incoercibile deve comunque essere trattata, e non più considerata un portato inevitabile della malattia fisica.

I fattori di rischio (personalità, eventi della vita, uso di sostanze e alcol, status socioeconomico, culturale e di situazione di vita) possono essere affrontati e limitati e spesso devono essere il primo e principale intervento di cura, come la limitazione dell’utilizzo di sostanze. L’ambito della prevenzione dovrebbe essere un canale privilegiato di osservazione e intervento nell’ambito di tutti i disturbi mentali.

Perché è importante non sottovalutare i sintomi?

Definire con esattezza la soglia oltre la quale l’ansia deve essere affrontata è importante per limitare i disagi della persona e per non determinare una cronicizzazione del disturbo, che poi agirebbe, in un circolo vizioso, sul senso di sicurezza del soggetto, e sulla solidità della sua identità e senso di autonomia.

Non esistono esami specifici per valutare la qualità e la quantità dell’ansia; solo in casi assolutamente specifici e sporadici (squilibri biologici legati a malattie metaboliche o altre malattie fisiche come l’ipertiroidismo, oppure necessità di valutazione dei metaboliti urinari per valutare l’uso di sostanze) sono indicati esami particolari.

È possibile curare l’ansia?

L’ansia si può, e si deve, curare, poiché può rendere la vita quotidiana veramente difficile, diminuendo drasticamente la qualità di vita.

Definita la diagnosi e la comprensione della sua origine, i passi da compiere sono essenzialmente due:

  • Il primo approccio deve essere di tipo psicologico, con valutazione attenta delle risorse dell’Io, dei fattori precedenti e scatenanti, per la definizione di un programma terapeutico che può consistere in colloqui di valutazione e counselling fino a una psicoterapia adeguata. In questo caso, utile ricordare che la psicoterapia non è una chiacchiera, ma uno strumento specifico, con specialisti formati e dedicati, e che deve sempre essere preceduta da una corretta diagnosi del funzionamento psicologico del soggetto. Ad esempio, diverso intervento psicoterapeutico (e quindi specialisti diversi, o per lo meno strategie terapeutiche diverse) se il paziente ansioso ha buone capacità introspettive e di autoanalisi - area del conflitto psichico - per cui una psicoterapia di tipo psicodinamico o psicoanalitico è possibile e indicata, oppure se il soggetto ha scarse capacità di analisi interiore, scarsa consapevolezza emotiva, e quindi bisogno di sostegno/protesi, per cui l’indicazione andrà più verso una psicoterapia cognitivo-comportamentale, che non affronti specificatamente le difese, per eliminarle, ma paradossalmente le rafforzi modificandole in schemi maggiormente adattativi.
  • L’approccio successivo, per gravità, o anche parallelo agli interventi psicologici, è quello farmacologico. È indicato l’utilizzo di benzodiazepine solo in fase acuta (attacco di panico singolo) o iniziale, considerando la loro tendenza a sviluppare tolleranza (necessità di aumento nel tempo della dose) e dipendenza (fisica e psichica). In molti disturbi d’ansia (generalizzata, attacchi di panico, fobie, ansia in disturbi ossessivi), l’intervento realmente curativo sono gli antidepressivi. Quando ben funzionanti, gli antidepressivi (privilegiando i cosiddetti inibitori della serotonina perché gravati da meno effetti collaterali), diminuiscono radicalmente, o risolvono il disturbo d’ansia. Tutto questo anche in assenza di patologia depressiva primaria. Una volta eliminato o grandemente limitato il problema, dopo qualche mese tale farmaco potrà essere gradualmente diminuito fino a sospenderlo, in base ai vari aspetti soggettivi e di ambiente e stile di vita. Naturalmente, tale intervento farmacologico dovrà essere “tagliato” sulla singola persona: età, sesso, concomitanti disturbi, risposte eventuali precedenti, episodio a maggiore o minore comorbilità depressiva, sono alcuni esempi delle valutazioni che vanno fatte nel “misurare” tipo e dose del farmaco da prescrivere.
Psichiatria a Vimercate