Come curare un’epilessia che resiste ai farmaci?
Autore:Il Prof. Salvatore Buono, esperto in Neurologia a Napoli, ci spiega quali sono i trattamenti che è possibile eseguire in caso di epilessie farmaco-resistenti
Ricordiamo che per epilessia farmaco-resistente intendiamo una epilessia refrattaria ai farmaci e precisamente a due farmaci adeguati a quel tipo di epilessia dati insieme oppure in successione ed in varie combinazioni farmacologiche. Bisogna stare attenti alle pseudo-resistenze legate ad una cattiva diagnosi ed una inappropriato trattamento. Il trattamento dell’epilessia farmaco-resistente prevede la terapia chirurgica, terapie palliative e trattamento con farmaci innovativi.
Epilessia: quali sono i possibili interventi chirurgici?
Oggigiorno gli approcci chirurgici utilizzati nella terapia delle epilessie farmaco-resistenti sono di 3 tipi: ablativi, di disconnessione e di neuromodulazione.
Per ablazione si intende rimozione di una parte della corteccia cerebrale da dove parte la scarica epilettica. L’intervento di rimozione è possibile se la scarica epilettica parte da una zona non eloquente, ossia una zona della corteccia, che se viene tolta non determina deficit motori, sensoriali o del linguaggio. Oltre a questo tipo di chirurgia che viene detta “ablativa”, c’è la chirurgia stereotassica che raggiunge direttamente la zona epilettogena ed una terapia di disconnessione che disconnette i due emisferi cerebrali mediante la “callosotomia”, ossia tagliando le fibre del corpo calloso che è la principale struttura di connessione dei due emisferi.
Terapie palliative
Altra metodica è la VNS, ossia l’applicazione di uno stimolatore del nervo vago la cui stimolazione tende a ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi ed in alcuni casi la loro soppressione.
La dieta chetogena è utile?
In caso di epilessia con crisi farmaco-resistenti si può ricorrere anche alla dieta chetogena, ossia una dieta ricca di grassi. Buoni successi si sono riscontrati in alcune encefalopatie epilettiche, tipo la sindrome di Lennox Gastaut.
I cannabinoidi sono davvero efficaci nel trattamento delle epilessie?
Il trattamento con i cannabinoidi è stato approvato per il trattamento di alcune forme di encefalopatie epilettiche quali la sindrome di Lennox Gastaut e la sindrome di Dravet. Studi recenti dimostrano buoni risultati anche nelle crisi epilettiche associate alla sclerosi tuberosa.
Come si formula la diagnosi di epilessia?
Per porre la diagnosi di epilessia ci si avvale di una buona anamnesi (è importante sapere come è esordita la crisi, se ci sono stati elementi scatenanti, se c’è stata perdita della coscienza, se è stata parziale o generalizzata, quanto è durata, se sono stati dati farmaci, ecc.), dell’elettroencefalogramma che dovrebbe essere sempre eseguito nell’arco delle 24 ore dall’esordio della crisi, della TC del cranio ed eventualmente della RNM dell’encefalo con e senza mezzo di contrasto o con spettrometria e della PET. Possono essere necessarie inoltre indagini genetiche e metaboliche.
In conclusione
È opportuno rimarcare il concetto che l’epilessia è una patologia come le altre. Nel 66% dei casi è controllata dalla terapia medica. Naturalmente i farmaci devono essere appropriati a qual tipo di crisi, altrimenti non c’è risposta e a volte addirittura peggioramento delle crisi.
Solo il 33% può sviluppare una farmaco-resistenza. I pazienti farmaco-resistenti si possono avvalere in alcuni casi della terapia chirurgica e degli altri trattamenti menzionati.
I pazienti devono essere curati da persone esperte in epilettologia ed elettroencefalografia. Una diagnosi errata di epilessia o il mancato riconoscimento di quale forma possa trattarsi può indurre ad un trattamento terapeutico errato che può addirittura peggiorarne il decorso e la prognosi.