Demenza senile: la fragilità dell’invecchiare

Demenza senile: la fragilità dell’invecchiare

Editato da: Cecilia Ghidotti il 02/03/2022

Con il progressivo invecchiamento della popolazione ci siamo trovati ad affrontare un numero sempre più alto di persone affette da demenze e senza alcuna terapia certa. L’OMS, negli ultimi anni, ha marcato l’importanza di investire e velocizzare la ricerca per individuare una soluzione prima che il numero di pazienti aumenti esponenzialmente. Il Prof. Mario Bo ci racconta in questo articolo cosa sono le demenze

Demenza e declino cognitivo: quali sono le differenze?

Con il termine di demenza si indica una “sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente”, quindi un processo neurodegenerativo cronico, progressivo, al momento non reversibile e scarsamente modificabile dalle terapie, determinante inevitabilmente decadimento cognitivo e perdita di autonomia funzionale del paziente.

Nella maggior parte dei casi la demenza è preceduta dal cosiddetto “declino cognitivo”, solitamente caratterizzato da una perdita della memoria senza coinvolgimento delle altre funzioni cognitive, e che non determina una limitazione nelle attività quotidiane. La diagnosi differenziale tra queste forme precoci e le demenze si basa non tanto su accertamenti strumentali (TC o RMN encefalo) quanto su di una valutazione psico-cognitiva standardizzata ripetuta nel tempo.

Cause e sintomi

Non esiste una “causa” delle demenze, la cui genesi è multifattoriale, risultante dall’interazione tra fattori genetici, ambientali, stili di vita, e comorbilità predisponenti (ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, arteriosclerosi, ecc.). Il progressivo invecchiamento delle popolazioni ha portato ad un sostanziale incremento della prevalenza delle demenze che attualmente si stima essere complessivamente del 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni, ma che raddoppia per ogni ulteriore quinquennio di vita.

Le principali forme di demenze comprendono

Sebbene tutte queste forme di demenza conducano ad un progressivo declino cognitivo e ad una perdita di autonomia funzionale, il percorso dei sintomi cognitivi è diverso sia nei tempi di esordio che nella loro prevalenza. I principali sintomi “cognitivi” che possono comparire nelle varie demenze comprendono deficit mnesici, disorientamento temporo-spaziale, aprassia, afasia, acalculia, alessia, agrafia, deficit di ragionamento astratto e giudizio, agnosia e deficit visuo-spaziali. Nel corso della malattia, che può durare anche una decina d’anni, inevitabilmente compaiono anche sintomi “comportamentali” (disturbi dell’umore come ansia e depressione, disturbi dell’ideazione talvolta a sfondo persecutorio, disturbi dispercettivi come le allucinazioni, agitazione, oppositività ed aggressività, disturbi del ciclo sonno-veglia e dell’alimentazione).

Le terapie al giorno d’oggi

Tuttora non abbiamo cure efficaci per vincere la battaglia contro le demenze. I pochi farmaci di cui disponiamo possono tuttalpiù rallentare il decorso della malattia, soprattutto se iniziati precocemente. Anche per quanto riguarda la cura dei disturbi comportamentali, che sono i più “pesanti” da gestire da parte di chi si fa carico di questi pazienti, disponiamo di diversi farmaci che possono dare qualche beneficio sintomatico ma con potenziali effetti collaterali soprattutto nel lungo termine.

La famiglia del paziente

I familiari non dovrebbero esser lasciati soli in questa “guerra di trincea”. Il paziente finché possibile dovrebbe essere gestito in casa, con la dovuta assistenza ed il supporto necessario da parte di personale di assistenza e sotto la supervisione di medici esperti, possibilmente nell’ambito dei numerosi centri CDCD a livello territoriale che hanno anche la possibilità di dispensazione gratuita dei farmaci indicati. I familiari dovrebbero essere tempestivamente informati della necessità di avviare le pratiche di invalidità civile e, qualora necessario, di nominare un amministratore di sostegno, nonché di formalizzare in anticipo la richiesta di essere messo in graduatoria per le strutture residenziali assistenziali che si fanno carico di questi pazienti quando le condizioni generali non consentono più una gestione domiciliare.

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