Disturbo d’ansia: riconoscimento e supporto

Autore: Dott. Paolo Fuda
Pubblicato:
Editor: Alice Cattelan

Gli individui con disturbo dansia generalizzata non sono in grado di riconoscere la natura eccessiva delle loro preoccupazioni, e di conseguenza ne vengono turbati. Ne parliamo in questo articolo con il Dott. Paolo Fuda, specialista in Psichiatria e Psicoterapeuta. 

Da cosa va differenziato un disturbo d’ansia?

Il  disturbo d’ansia puro, per essere tale, non deve essere causato agli effetti fisiologici di una sostanza, come una droga o un farmaco, o di una condizione medica sottostante, come ad esempio l’ipertiroidismo. Infatti l’ansia è un sintomo frequente che consegue all’uso di sostanze e in diverse condizioni mediche, che, ovviamente, devono essere escluse. Da qui la necessità di effettuare un’attenta anamnesi medica e un’accurata valutazione delle abitudini di vita.

Dopo quali e quanti episodi si può parlare effettivamente di un disturbo d’ansia?

L’ansia e le preoccupazioni si devono verificare per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi.
Il requisito minimo della durata di 6 mesi è sufficientemente elevato per distinguere il disturbo d’ansia rispetto a eventi episodici o di breve durata che, comunque, causano preoccupazione.
Gli individui hanno difficoltà a controllare la preoccupazione che in genere è relativa a una quantità di eventi o di attività, come prestazioni lavorative, scolastiche o familiari.
Il disturbo d’ansia non è assimilabile alla normale preoccupazione, infatti l’ansia e la preoccupazione considerate sufficienti per soddisfare la diagnosi di disturbo d’ansia devono essere eccessive.
Lansia, la preoccupazione o i sintomi fisici del disturbo d’ansia causano un disagio clinicamente significativo o una compromissione del funzionamento in ambito sociale, familiare, lavorativo o in altre aree importanti.
Questo criterio definisce la soglia al di sotto della quale una preoccupazione normale non deve essere considerata patologica. Il requisito che la preoccupazione causi un disagio clinicamente significativo o compromissione dovrebbe impedire che un individuo riceva la diagnosi di disturbo d’ansia qualora la preoccupazione non sia grave.
La valutazione dell’intensità, della frequenza e dell’oggetto su cui si focalizzano le preoccupazioni fornisce indizi relativi all’eventuale eccessività dell’ansia.

Esiste un rischio maggiore per le persone con famigliari affetti da disturbo d’ansia?

Il disturbo d’ansia non è ereditabile in senso stretto, ma i figli o i nipoti di persone affette da disturbo d’ansia hanno una significativa maggiore probabilità di sviluppare tale disturbo nel corso della loro vita, in quanto ereditano una predisposizione al disturbo, che poi può esprimersi o meno in relazione agli eventi di vita.

Cosa possono fare i familiari degli individui con disturbo d’ansia?

Il supporto dei familiari è importante nella cura del paziente con disturbo d’ansia. Per realizzare ciò in modo corretto ed efficace, occorre una loro psicoeducazione. In altre parole è molto importante che, oltre ai soggetti affetti dal disturbo, anche i loro familiari, siano edotti circa la natura del disturbo, i mezzi per fronteggiarlo, la prognosi e le strategie di comportamento. 

Se vuoi approfondire in cosa consiste il disturbo d'ansia generalizzato, ne parliamo in questo articolo: Cosa si intende quando si parla di disturbo d’ansia?

Dott. Paolo Fuda
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