Fibrillazione atriale: i vantaggi della terapia farmacologica

Fibrillazione atriale: i vantaggi della terapia farmacologica

Editato da: Antonietta Rizzotti il 24/02/2020

Il Prof. Francesco Vetta, esperto in Cardiologia a Roma, ci parla di fibrillazione atriale e dei vantaggi della terapia farmacologia utilizzata oggi

Che cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale rappresenta la nuova pandemia del terzo millennio. Si è visto, infatti, come la sua prevalenza sia notevolmente Cuore rosso disegnato su vetrocresciuta nel corso degli ultimi anni anche come conseguenza di un progressivo incremento dell’età della popolazione e di un progressivo incremento anche della prevalenza di malattie croniche cardiache come l’ipertensione arteriosa, l’ischemia cardiaca e lo scompenso cardiaco.

La prevalenza della fibrillazione atriale tende progressivamente ad aumentare in funzione dell’età: se infatti coinvolge poco più del 1% della popolazione generale, la sua prevalenza supera il 10% nei soggetti di età superiore a 80 anni.

Quali sono le cause più frequenti della fibrillazione atriale?

Tra le cause più diffuse abbiamo:

  • Cardiopatia ischemica
  • Cardiopatia ipertensiva
  • Scompenso cardiaco

Quali sono le indagini diagnostiche necessarie?

Sono indubbiamente necessarie delle indagini cardiovascolari di primo livello: visita cardiologica con elettrocardiogramma ed ecocardiogramma, integrate da indagini ematochimiche. Questa indagini ci permetteranno di individuare ed approfondire eventuali situazioni predisponenti, quali una cardiopatia ischemia, ipertensiva, valvolare o una condizione di insufficienza cardiaca.

Eseguite le indagini di primo livello, saranno eventuali sospetti diagnostici scaturiti da questi esami, ad indirizzare il medico alle indagini di secondo livello.

Un altro esame molto importante è rappresentato dallo studio della funzione tiroidea, soprattutto nel soggetto anziano. È molto frequente l’associazione di una disfunzione tiroidea (ipertiroidismo o ipotiroidismo) alla presenza di una fibrillazione atriale. Per questo motivo, in molti casi relativi al soggetto anziano, si parla anche di “apathetic hyperthyroidism”, nel senso di un ipertiroidismo che si può riconoscere soltanto per la presenza della fibrillazione atriale, non essendo presenti parallelamente i comuni disturbi della funzione tiroidea.

Qual è la terapia farmacologica maggiormente utilizzata?

Cuoricino rossoNella terapia farmacologica è necessario tenere in considerazione aspetti e finalità differenti. Nel caso in cui viene considerata una terapia strettamente cardiologica che possa controllare il ritmo cardiaco è necessario somministrare degli antiaritmici. La terapia antiaritmica può avere un successo importante in circa il 60% dei casi, favorendo anche una cardioversione immediata di questi pazienti, ma nel lungo termine questo trattamento potrebbe avere una scarsa efficacia. Si pensi che, nei pazienti affetti da fibrillazione atriale, circa il 50% in terapia farmacologica antiaritmica, recidivano la patologia entro un anno dall’inizio della suddetta terapia.

Nel caso in cui si decida che il paziente non possa più avvantaggiarsi di una cardioversione volta al ripristino del normale ritmo sinusale, accettando, quindi, una condizione di fibrillazione atriale permanente, dovremo provvedere ad una terapia volta al controllo della frequenza ventricolare. In questo caso è quindi necessario modulare in modo corretto la terapia di questi pazienti utilizzando anche strumenti quali la registrazione Holter delle 24h che permette di comprendere se la terapia praticata permette di controllare bene la frequenza ventricolare cardiaca.

Un altro aspetto fondamentale della terapia farmacologica è rappresentato dalla terapia anticoagulante. Il paziente con fibrillazione atriale, indipendentemente dal fatto che sia cronica o meno, presenta un rischio di ischemia cerebrale che è 5 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. I nuovi farmaci di cui disponiamo permettono un miglior beneficio clinico, rispetto alla tradizionale terapia anticoagulante, soprattutto per una riduzione del rischio emorragico ed in particolare delle emorragie cerebrali che risultano dimezzate rispetto alla tradizionale terapia anticoagulante.

L’ablazione della fibrillazione atriale è consigliabile per tutti i pazienti?

L’ablazione della fibrillazione atriale è un tema di enorme interesse attuale. Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto un numero Cuore e medicinacrescente di studi che dimostrano come l’ablazione della fibrillazione atriale sia vantaggiosa per i pazienti con questa patologia. È bene che questa procedura non venga proposta in modo globale a tutti i soggetti. Sicuramente, i pazienti più giovani hanno maggiori vantaggi anche se potrebbe non essere sufficiente un’unica procedura per ottenere risultati ottimali. Negli ultimi anni, sta aumentando anche il coinvolgimento dei pazienti più anziani, ovvero di quei pazienti che presentano più frequentemente delle alterazioni morfo-strutturali a livello cardiaco che sono predisponenti la comparsa della fibrillazione atriale.

La finalità dell’ablazione non deve essere solo quella della completa eliminazione della patologia, che sarebbe l’obiettivo primario, ma ci si può accontentare anche di una riduzione dell’incidenza e della prevalenza della patologia, cioè la riduzione del numero di episodi e la durata degli stessi.

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