Fibromialgia o sindrome da sensibilità centrale (parte 2)

Autore: Prof.ssa Marianna Meroni
Pubblicato: | Aggiornato: 11/08/2023
Editor: Serena Silvia Ponso

Nel precedente articolo abbiamo detto che la sindrome della sensibilità centrale (SSC) include patologie difficili da diagnosticare, ma quali sono le potenziali conseguenze dovute ad una diagnosi tardiva? E quali i trattamenti disponibili al giorno d’oggi?

È possibile curare definitivamente la sindrome da sensibilità centrale? Quali sono i potenziali trattamenti?

Non è possibile parlare di una cura vera e propria poiché è una sindrome della quale si sa ben poco e occorre ancora tempo per analizzarla. Più che di “cura” si parla di “riequilibrio”, dato che si vanno a eliminare i circoli viziosi che si producono durante il quadro fisiopatologico. A tal proposito, sono disponibili differenti trattamenti come la terapia con campi elettromagnetici indotti dalla stimolazione magnetica transcranica di bassa intensità per alleviare il dolore, rivolta specialmente ai pazienti che soffrono di fibromialgia o emicrania. Tra le tante sono previste anche diete terapeutiche, desensibilizzazioni alimentari con ricoveri ospedalieri e immunoterapia specifica, al fine di regolare il sistema immunologico e trattamenti antiossidanti per risolvere il danno cellulare.

A quale età si manifesta maggiormente la sindrome da sensibilità centrale?

L’SSC è molto diffusa tra le donne di mezza età (tra i 30 e i 40 anni), anche se è in crescita la diagnosi in soggetti molto più giovani. Essa colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini (l’80% dei pazienti è formato da donne e il 20% da uomini).

Che succede se la sindrome da sensibilità centrale non viene trattata correttamente?

Le diverse patologie sono croniche, mutano con l’età e arrivano a tal punto da condizionare la qualità della vita dei pazienti in maniera significativa. Nonostante tali patologie rientrino all’interno di un unico gruppo patologico (sindrome della sensibilità centrale), alcuni pazienti manifestano sintomi differenti; in funzione di quello predominante (stanchezza, sintomi legati alla digestione, emicrania, dolori muscolari, ecc.) e della loro intensità, la qualità della vita sarà più o meno condizionata.

Per esempio, è più difficile tollerare l’emicrania o i dolori muscolari rispetto ai fastidi della digestione. È certo che se la sindrome non viene trattata peggiora gradualmente, fino a compromettere le attività quotidiane o lavorative.

 

Prof.ssa Marianna Meroni
Reumatologia

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