Fibromialgia: un dolore senza causa

Fibromialgia: un dolore senza causa

Editato da: Alice Cattelan il 25/05/2023

Nella pratica clinica il paziente con fibromialgia chiede “cosa c’è che non funziona nel mio organismo?”. Ne parliamo in questo articolo insieme al Prof. Simone Sampaolo, specialista in Neurologia

Il dolore

Il dolore, nella sua forma acuta, ha un significato protettivo perché allerta la nostra coscienza e stimola il cervello ad attivare risposte di difesa immediata e involontaria e successivamente, se ci sono le condizioni, una risposta volontaria agli attacchi di agenti, esterni o interni, dannosi per l’organismo.

La risposta volontaria, razionale, scatta se riconosciamo la causa che ha scatenato il dolore. Ad esempio, se tocchiamo una superfice bollente l’allontanamento della mano è velocissimo e, dopo la reazione istantanea, essendo la causa del dolore evidente, organizziamo una risposta cosciente e variabile a seconda della gravità della scottatura (acqua fredda, pomata per ustioni, medico). Contemporaneamente, l’organismo attiva le risposte adattative e riparative interne che consistono prima di ogni altra nell’aumento o nella riduzione del dolore.  Se la nostra mente ritiene di poter porre rimedio a quanto è accaduto, il dolore diminuisce, la muscolatura si rilassa, il respiro rallenta, il pianto si placa, tutto viene presto dimenticato.

Fibromialgia e dolore

Se invece non riconosciamo né la causa del dolore, né le strutture anatomiche lese, l’incertezza ci allarma, il dolore aumenta fino a diventare lancinante e continuo, i muscoli vanno in contrattura non controllabile dalla volontà, qualsiasi piccolo movimento acuisce il dolore e la nostra preoccupazione. La contrattura dei muscoli paravertebrali ci immobilizza “sono paralizzato dal dolore”.

Per ragioni che non conosciamo nella “fibromialgia” la percezione dolorosa e la contrazione muscolare associata, inizialmente localizzate, tendono a cronicizzarsi e ad estendersi alle regioni anatomiche adiacenti fino a interessare l’organismo in maniera generalizzata. Le risposte adattative dell’organismo al dolore, risultano localmente inefficaci e l’organismo precipita in un malessere generalizzato.  

Quali sono i sintomi principali della fibromialgia e come si differenzia da altre patologie?

I principali sintomi della fibromialgia sono:

  • dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associato a sensazione di debolezza e affaticamento;
  • sonno superficiale non ristoratore, con frequenti risvegli notturni;
  • difetti di attenzione e di memoria;
  • ansia, depressione;
  • cefalea e/o dolore facciale;
  • estrema sensibilità al tatto;
  • sensazione di intorpidimento/formicolio;
  • ampio insieme di sintomi somatici e neurovegetativi.

È difficile parlare della fibromialgia come “patologia”, che per definizione è una condizione caratterizzata da alterazioni strutturali e/o funzionali tipiche e cause scatenati note, che sono costantemente presenti nei pazienti affetti dalla patologia in questione.Le ipotizzate alterazioni anatomo funzionali del muscolo scheletrico nelle persone “affette” da fibromialgia non sono state mai dimostrate, ma neanche cercate con adeguata sistematicità. Oltretutto la anatomia e la fisiologia del muscolo scheletrico ci insegnano che nelle fibre muscolari la innervazione dolorifica è sostanzialmente assente, essendo presente in misura limitata negli involucri connettivali che avvolgono fibre e fasci muscolari.

È, comunque, consuetudine diagnosticare la “sindrome fibromialgica primaria”, non associata ad alcuna dimostrabile segno di malattia e “sindromi fibromialgiche secondarie” associate, nella mia esperienza a patologie per lo più rare (mitocondriopatie, miopatie ereditarie, endocrinopatie, osteoartropatie ecc.)” dimostrabili purchè si eseguano le dovute indagini diagnostiche.

Quali sono le possibili cause e i fattori di rischio della fibromialgia?

Viene ipotizzata la disfunzione delle vie nervose centrali e periferiche destinate a modulare il dolore e a organizzare le risposte involontarie dell’organismo a quest’ultimo. Nella storia clinica dei pazienti con fibromialgia viene riferito un trauma cranico pregresso in una percentuale variabile dal 14 al 20%.   

Come viene diagnosticata la fibromialgia e quali sono le possibili terapie per il trattamento della malattia?

La fibromialgia viene diagnosticata riscontrando dolorabilità alla pressione manuale di così detti punti “trigger” (punti di innesco) localizzati a livello della schiena, in assenza di alterazioni nelle analisi del sangue e delle urine, o nelle radiografie, TAC, Risonanza, indicative di una malattia.

L’esperienza del Prof. Simone Sampaolo è, tuttavia, che una sindrome fibromialgica, si associa nella maggioranza dei casi a malattie conosciute solo da ultraspecialisti e dimostrabili con procedimenti diagnostici complessi. Il trattamento della fibromialgia in questi casi è quello della malattia di base.

Quali sono le strategie di gestione della fibromialgia a lungo termine e come possono essere implementate nella vita quotidiana del paziente?

Non rinunciare mai a cercare le cause della sindrome e guidare la transizione dal trattamento iniziale basato soprattutto sui farmaci ad uno impostato sulla medicina fisica riabilitativa, poi sulla attività fisica ricreazionale e la nutraceutica.

Neurologia a Napoli