Jung e la guerra

Jung e la guerra

Editato da: Sharon Campolongo il 13/04/2024

La psicologia analitica è l’insieme di teorie psicoanalitiche e di prassi psicoterapeutiche che ha origine nell’opera di Jung. Attraverso questa filosofia di pensiero, si può analizzare quello che sta succedendo in Ucraina dal punto di vista psicologico. Approfondiamo questo argomento con la Dott.ssa Concetta Di Bartolomeo, esperta in Psicologia e Psicoterapia a Roma

Lo studio della psicologia analitica può fornirci elementi per comprendere quanto sta accadendo oggi nel mondo?

Nel Libro rosso, opera pubblicata postuma nel 2009, Jung distingue tra spirito del tempo e spirito del profondo e racconta in particolare come nel 1913 ebbe un’esperienza interiore molto forte, alla vigilia degli eventi della prima guerra mondiale. Dopo aver raggiunto il massimo potere, in termini di professione e affermazione sociale, Jung si ritira in un lungo isolamento, sperimentando la solitudine e il confronto con la parte più oscura di sé e della sua anima. Affermava di aver vissuto fino ad allora in sintonia con lo spirito del tempo, adattandosi alle regole sociali e sviluppando la parte razionale e intellettiva, ma con ciò allontanandosi dalla propria anima. Era quindi necessario un confronto con lo spirito del profondo e ciò che egli trova nel deserto della sua solitudine è - per usare le sue parole - orrore, melma, disordine, caos e un vuoto abissale. Egli ci fa capire come, per poter entrare in contatto con il Sé, sia necessario un confronto doloroso e una simbolica uccisione dell’Eroe che è dentro ognuno di noi. In altre parole, invece di continuare ad esaltare la superiorità dell’intelletto, Jung ricerca la propria ingenuità e “uccide” metaforicamente la parte che appariva adattata e funzionante sino ad allora. Solo così, afferma, ritrovò sé stesso in quanto uomo.

Questa sembra essere un’esperienza individuale di Jung. Cosa accade quando manca questa integrazione nella psiche?

Jung risponde che la spinta alla distruzione di una parte di sé viene talvolta agita all’esterno, uccidendo un Altro, un nemico, individuato in un sovrano o in un altro popolo. Se evita il confronto con la parte aberrante presente nel profondo, l’uomo vede l’orrore fuori da sé e lo combatte. Ma in tal modo, chi muove guerra verso l’Altro inconsciamente crea anche le condizioni per la propria caduta e per la perdita di potere. Questo meccanismo offre una chiave di lettura per comportamenti che, col metro della logica, apparirebbero incomprensibili.

gioco a scacchi

Possiamo utilizzare questa lettura per la guerra che sta divampando in Ucraina?

Quando gli eventi terribili sono in pieno svolgimento, non si dispone di tutti gli elementi per un’analisi completa. Tuttavia, seguendo il ragionamento della psicologia analitica, possiamo avanzare un’ipotesi su quanto stiamo vivendo oggi in merito all’aggressione dell’Ucraina da parte di Putin. Partendo da Jung, possiamo così arrivare ad ipotizzare anche una motivazione irrazionale che spinge il Presidente russo a scatenare la guerra come via per non confrontarsi con lo spirito del profondo. Putin, infatti, ha governato per oltre 20 anni e probabilmente è giunto in una fase storica del proprio potere che lo spinge a stilare un bilancio, a confrontarsi con sé stesso nella vita e, in particolare, con lo spirito del profondo; obbligandolo, in altre parole, a fare i conti con i propri mostri. Ma egli sembra fuggire da questo confronto e indica il mostro, il nemico, il caos, in un Altro, in questo caso nel popolo e nel governo ucraino.

Quale potrebbe essere la via per uscire dal conflitto?

Nessuna logica razionale potrebbe servire, in tal caso, a porre fine al conflitto, poiché stiamo parlando di istanze inconsce estremamente potenti. Putin sembra restare fermo alla propria affermazione nello spirito del tempo, illusoriamente credendo di mantenere in questo modo la propria supremazia. Se fosse vera questa ipotesi, potremmo allora anche cominciare a vedere i segni della caduta e della perdita di potere cui andrebbe incontro chi aggredisce l’Altro.

Per Jung, invece, si può ottenere la salvezza solo considerando sia lo spirito del profondo, cioè la sofferenza che giace sepolta nella propria anima, sia lo spirito del tempo. Si legge infatti nel Libro rosso: “Il Dio si ammala quando supera il culmine dello zenith. Perciò fui afferrato dallo spirito del profondo dopo che lo spirito di questo tempo mi aveva condotto fino alle vette”.  

Psicologia a Roma