L’alluce rigido: di cosa si tratta?

L’alluce rigido: di cosa si tratta?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 11/03/2021

Dopo l’alluce valgo e le deformità delle altre dita, l’alluce rigido è una delle più frequenti patologie dell’avampiede. Essa colpisce in uguale misura la donna e l’uomo. Più frequentemente nella donna può essere una complicanza del trattamento dell’alluce valgo. Il Dott. Francesco Cancilleri, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Roma

Quali sono le cause dell’alluce rigido?

L’alluce rigido, spesso, è causato da una predisposizione dell’articolazione stessa. È il caso della testa metatarsale piatta. Anche un elevatoPiedi e mani in primo piano del I raggio metatarsale può esserne la causa. Nel giovane sportivo un trauma da impatto con il suolo (turf toe) può condurre al danno cartilagineo e alla rigidità.

Quali sono i sintomi che caratterizzano questa condizione?

La rigidità si manifesta, inizialmente, con una riduzione della libertà articolare e nella comparsa di dolore di origine infiammatoria dopo lunghe camminate. Il passo successivo è la progressiva riduzione dell’articolarità, il dolore sempre più costante, la tendenza a camminare sulla parte esterna del piede e la formazione di una protuberanza dorsale detta bump dorsale.

Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi è essenzialmente clinica e va completata dallo studio radiografico del piede eseguito in ortostatismo nelle proiezioni dorsoplantare e laterale. Esame clinico e immagine radiografica consentono la stadiazione della patologia da 0 a III. Una RMN si richiede quando, dallo stadio 2 in poi, si vuole avere anche un’informazione sulla presenza di artrosi del complesso metatarso-sesamoideo. Conoscere prima la condizione del complesso metatarso-sesamoideo è fondamentale quando si vuol ricorrere al trattamento chirurgico mediante un taglio obliquo della testa metatarsale (osteotomia secondo Weil) con il fine di ridare all’alluce uno spazio articolare valido.

Qual è il trattamento dell’alluce rigido?

Riguardo il trattamento nelle forme iniziali, stadio 0-I, una volta fatta la diagnosi, per ritardare il trattamento chirurgico si può ricorrere alla terapia infiltrativa endoarticolare con cortisone e acido Ialuronico.

Nello stadio I-II, come detto, si può ricorrere all’osteotomia secondo Weil, fissata con due viti in Titanio amagnetico, ma il complesso metatarso-sesamoideo non dev’essere molto danneggiato, pena la perdita postoperatoria del grado di articolarità valutabile intorno al 70-80%. Nel postoperatorio, comunque, si perde sempre quasi il 50% del risultato intraoperatorio.

Dallo stadio II in poi si può ricorrere all’impianto di uno spaziatore in silicone con grometts in Titanio al contatto con l’osso. Il risultato di questo intervento è eccellente consentendo il pieno recupero dell’articolarità. La deambulazione con adatte calzature postoperatorie, sia con l’osteotomia che con lo spaziatore, è immediata.

Ricorrendo a queste tecniche la necessità di ricorrere a una fusione articolare (artrodesi) per eliminare il dolore è, ormai, pressoché nulla. 

Ortopedia e Traumatologia a Roma