La chirurgia mininvasiva: meno rischi e più benefici

La chirurgia mininvasiva: meno rischi e più benefici

Editato da: il 13/04/2024

La riduzione del dolore post-operatorio rappresenta un notevole passo avanti nel campo della chirurgia mininvasiva ed è una delle sue caratteristiche più emblematiche. Quali sono gli altri vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale (open)? Ci ha risposto il Prof. Bruno Benini, esperto in Chirurgia Generale a Roma

 

Chirurgia mininvasiva: cos’è?

Chi si ricorda dell’espressione “grande taglio grande chirurgo”? Sono ormai passati più di 50 anni da quando ci si affidava a questa frase per giudicare il lavoro di un chirurgo; nel frattempo, inevitabilmente (e fortunatamente) i tempi sono cambiati, così come la medicina e la tecnologia che hanno compiuto significativi passi avanti, specialmente nel trattamento chirurgico del paziente. Ecco che oggi si parla di chirurgia mininvasiva e, in particolare, di microlaparoscopia; quest’ultima è detta anche needlescopic laparoscopy (laparoscopia che utilizza un ago) e consiste in un insieme di tecniche che sfruttano strumenti di dimensione ridotte, se non ridottissima, rispetto a quelli utilizzati nella laparoscopia convenzionale.

 

 

Quali sono le differenze tra chirurgia mininvasiva e chirurgia open?

Senza dubbio la chirurgia laparoscopica offre vantaggi significativi per il paziente: riduzione del dolore, rapido recupero post-operatorio (possibilità di alzarsi e camminare rapidamente, possibilità di alimentarsi dopo un giorno), riduzione delle complicanze post-intervento e delle infezioni della ferita. Proprio su quest’ultimo aspetto, è stato condotto uno studio dall’Università di Montreal il quale ha dimostrato che i casi di infezioni si riducono nei soggetti operati per via laparoscopica. Il perché è legato a molteplici fattori, uno di questi è la stessa natura della chirurgia laparoscopica che non prevede l’esposizione di organi all’aria ambiente, fonte di contaminazione: al contrario, il sistema immunitario si rafforza di più rispetto alla tecnica open. I pazienti che soffrono di obesità, gli anziani o i bambini, per esempio, sono alcune categorie di pazienti che traggono i maggiori benefici dalla chirurgia laparoscopica.

 

Ernie iatali: l’approccio laparoscopico

L’ernia iatale viene trattata chirurgicamente solo nel 20-30% dei casi e può essere operata per via laparoscopica, anche se di grandi dimensioni. 

 

La chirurgia laparoscopica è impiegata anche per il reflusso gastroesofageo: in quali casi?

Quando la terapia medico-dietetica per il reflusso gastroesofageo non ha alcun effetto, o la sintomatologia si ripresenta ciclicamente e coinvolge anche l’apparato respiratorio, la faringe, o i denti, la chirurgia laparoscopica è in grado di intervenire; infatti con questa tecnica si può ricostruire la valvola, detta sfintere esofageo inferiore (LES), che essendo danneggiata, permette al contenuto gastrico, fortemente acido, di ustionare l’esofago e di venire a contatto con la mucosa dell’apparato respiratorio.
Una indicazione molto attuale è, poi, quella in cui il paziente che soffre di reflusso cronico non si voglia sottoporre ad una terapia con farmaci per tutta la vita, anche perché questi farmaci, come è stato scoperto recentemente, provocano effetti collaterali importanti, ovvero un aumento della demenza o delle cardiopatie in chi ne fa uso da molto tempo. 

 

Quali sono gli ultimi sviluppi in campo chirurgico a livello di strumenti?

Come accennato, gli strumenti della sala operatoria si sono “rimpiccioliti” nel corso del tempo, divenendo più versatili e resistenti. All’interno del panorama della chirurgia generale, una vasta gamma di interventi come quelli sull’ovaio e sulle tube, sull’appendice e la colecistectomia, ma anche il reflusso gastroesofageo si prestano alla microlaparoscopia. Oltre agli strumenti, è innegabile comunque l’incidenza di un altro fattore, ovvero l’esperienza del chirurgo. Se, quindi, sul piano funzionale la laparoscopia riscontra esiti positivi, anche sul piano estetico la laparoscopia tende la mano al paziente; in una società in cui la bellezza e l’armonia corporea, nel bene o nel male, sono valori non di poco conto, la sensibile riduzione delle cicatrici gioca a favore di molti pazienti, come le donne giovani.
A ridurre ancora l’impatto si aggiunge la possibilità di eseguire molti interventi attraverso una singola incisione di 2 cm di lunghezza, posta all’interno dell’ombelico e quindi praticamente invisibile; questa tecnica viene anche definita scarless surgery (chirurgia senza cicatrici). 
A permettere una visione ancora più definita ed “immersiva” partecipano adesso anche nuovi presidi tecnologici come le telecamere 4K o i monitor ad alta definizione.

 

Editor: Valerio Bellio

Chirurgia Generale a Roma