La protesi d’anca oggi!

La protesi d’anca oggi!

Editato da: Antonietta Rizzotti il 12/10/2023

Una protesi d’anca consiste nella sostituzione dell’articolazione danneggiata con una meccanica, costituita da due pezzi: lo stelo che s’infigge nel femore, dopo aver resecato la testa, e il cotile che s’incastra nell’acetabolo del bacino. Ne parla il Dott. Francesco Cancilleri, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Roma

Protesi d’anca: fase preoperatoria e postoperatoria

La fase preoperatoria è costituita dalla preospedalizzazione, che mira a individuare i fattori di rischio per l’intervento, al fine di correggerli.

La fase postoperatoria è rappresentata dalla riabilitazione che ormai inizia già poche ore dopo l’intervento. Nella maggiore parte dei casi non si pongono catetere drenaggio e, pertanto, la riabilitazione può essere facile e immediata.

La perdita ematica, grazie al blood management, è minima, e dover subire delle trasfusioni è un evento raro.

anziana e medico

 

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In quali casi è maggiormente indicata la protesi d'anca?

L’indicazione all’intervento di protesi d'anca è plurifattoriale: danno cartilagineo con la conseguente limitazione articolare associata a dolore e riduzione della qualità di vita sono i fattori che la determinano. Quando essi sono presenti, rimandare l’intervento può essere un boomerang, specie in età senile, perché le condizioni generali possono peggiorare e accrescere il rischio.

La patologia più comune che porta alla protesi è l’artrosi, che consiste in una cronica e progressiva usura della cartilagine articolare. Essa può essere determinata da patologie infantili non trattate, come la displasia congenita dell’anca, l’epifisiolisi e il Perthes, oppure essere l’esito di un trauma o indotta dal conflitto femoro-acetabolare; condizione che determina un contato precoce e anomalo fra bordo della testa femorale e l’acetabolo, producendo il danno cartilagineo. Anche malattie infiammatorie come l’artrite possono causare un danno che richiederà la protesizzazione.

In genere sono sufficienti due o tre settimane per recuperare l’autonomia in ambiente domestico. A quattro settimane si è in grado di uscire.

La protesi d’anca oggi

La storia della protesi all’anca data da circa 70 anni, e i progressi compiuti, sia come qualità dei materiali che come affinamento della tecnica chirurgica, sono stati enormi.

Oggi si può fare affidamento su materiali come titanio, tantalio, ceramica e polietilene addizionato con vitamina E, che ne accresce enormemente la resistenza.

Le vie d’accesso mini open sono quella anteriore e la posterolaterale modificata. Quest’ultima offre il vantaggio di attuare la tecnica femur first, impiantando prima il femore. Ciò consente di montare la protesi nel migliore accoppiamento biomeccanico, che ne garantirà la maggior durata.

Sull’intervento gravano due rischi non annullabili del tutto, neppure con la prevenzione farmacologica: trombosi venosa profonda e infezione. Obesità e fumo accrescono questi rischi. Altri eventuali rischi sono legati alla presenza di patologie concomitanti.

 

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Ortopedia e Traumatologia a Roma