Le tecniche chirurgiche per l’aneurisma aortico addominale

Le tecniche chirurgiche per l’aneurisma aortico addominale

Editato da: Cecilia Ghidotti il 22/11/2021

L’aneurisma aortico addominale è più frequente di quanto si pensi: è il più comune tra gli aneurismi aortici e coinvolge circa il 3% della popolazione (soprattutto di sesso maschile). Approfondiamone le possibilità di trattamento chirurgico in questo articolo

Aneurisma: definizione e cause

L’aneurisma è una dilatazione permanente dell’aorta nel suo segmento al di sotto delle arterie renali. La sua causa più frequente è l’arteriosclerosi. I fattori di rischio sono rappresentati da:

La sua incidenza è maggiore nel sesso maschile.

Campanelli d’allarme

Nella grande maggioranza dei casi l’aneurisma dell’aorta addominale è asintomatico e viene scoperto nel corso di esami eseguiti per altri motivi. Quando è sintomatico esso si presenta come una massa addominale pulsante, con vago dolore a volte irradiato alla regione lombare. Ben diversa ed eclatante è la sintomatologia in fase di rottura, evenienza drammatica che può portare rapidamente a morte il paziente. Il paziente avverte un dolore addominale molto intenso esteso spesso alla schiena, che simula una colica renale, con un’emorragia interna massiva e shock.

La chirurgia come trattamento

Il suo trattamento è chirurgico e può essere tradizionale o endovascolare mini invasivo.

Il tradizionale prevede una ampia incisione addominale e consiste nella sostituzione del segmento di aorta dilatato con una protesi.

Quello endovascolare mini invasivo consente di trattare l’aneurisma posizionando la protesi dall’interno tramite due piccoli tagli o fori nelle regioni inguinali attraverso le arterie femorali con l’ausilio dei raggi X.

La scelta della metodica di trattamento dipende da vari fattori: età del paziente, comorbidità, rischio anestesiologico, caratteristiche anatomiche dell’aneurisma, esperienza dell’operatore e non ultima la scelta del paziente.

Il pre-intervento…

Di solito il paziente deve sospendere l’eventuale terapia con antiaggreganti piastrinici o anticoagulanti qualche giorno prima dell’intervento. Viene ricoverato uno o due giorni prima dell’intervento ed esegue alcuni esami di laboratorio e strumentali preoperatori.

…ed il post-intervento

Mentre la chirurgia tradizionale prevede una degenza in terapia intensiva per alcune ore dopo l’intervento e poi un ricovero in reparto per circa 5-6 giorni con ripresa graduale dell’alimentazione e delle normali attività, l’esclusione endovascolare richiede solitamente un breve decorso di un paio di giorni in reparto con immediata ripresa dell’alimentazione e delle proprie attività.

Superata la fase di degenza e di convalescenza, il paziente può ritornare tranquillamente alle proprie attività quotidiane.

Angiologia a San Giovanni Rotondo