Lesioni degenerative al ginocchio: guida all’uso!

Lesioni degenerative al ginocchio: guida all’uso!

Editato da: Cecilia Ghidotti il 07/02/2022

Le lesioni al ginocchio sono tra le patologie articolari più comuni e fastidiose tra gli sportivi e non. E quindi, come si possono trattare le lesioni degenerative? Lo approfondiamo insieme in questo articolo

Da cosa sono causate le lesioni degenerative del ginocchio?

Le lesioni del ginocchio sono dovute ad un processo di consumo delle cartilagini articolari delle ginocchia, che coinvolge successivamente la parte ossea sottostante. Sono decisamente molto frequenti, dal momento che negli anni questo tipo di lesioni ha superato di gran lunga le lesioni dell’anca, che erano fino a pochi anni fa le lesioni più frequenti. L’incidenza è piuttosto elevata, si parla di milioni di persone coinvolte ogni anno in Italia e decine di milioni nel mondo.

Quali sono i sintomi delle lesioni degenerative del ginocchio?

Il sintomo principale per cui i pazienti vanno dal dottore, dallo specialista, è il dolore, accompagnato talvolta dalla tumefazione, dal gonfiore del ginocchio. A causa del dolore e della riduzione del movimento alcuni pazienti iniziano poi anche a zoppicare.

Come avviene la diagnosi di una lesione del ginocchio?

Lo specialista è in grado di evincere l’esistenza di un’artrosi tramite una lastra. La storia clinica del paziente può essere inoltre utile poiché in alcuni casi l’artrosi si può prevenire. Alcune volte il dolore è, infatti, precoce, per cui in base al dolore o in base al fatto che il paziente ha una storia clinica di artrosi, si può agire su questi elementi ed impedire che l’artrosi abbia luogo.

Da quale età possono comparire queste lesioni?

Non esiste un’età precisa, dal momento che esistono anche pazienti artrosici già a 25 anni. Si tratta di un falso mito quello per cui l’artrosi si presenta solo negli anziani. Colpisce maggiormente gli anziani, poiché questi hanno una storia di più anni alle spalle, in cui alcuni difetti posturali, alcuni acquisiti durante la vita, possono portare all’artrosi. Di fatto, un soggetto giovane che abbia avuto un incidente traumatico, quindi una frattura articolare, oppure una lesione legamentosa importante ha sicuramente un’artrosi come un anziano.

Come vengono trattate le lesioni degenerative del ginocchio?

Sicuramente all’inizio il trattamento è conservativo, cercando in tutti i modi di ridurre il numero degli interventi chirurgici. Fondamentale è prevenire il formarsi di un’artrosi vera e propria: esistono, infatti, tante possibilità per intervenire e ridurre o comunque limitare l’artrosi. Una delle maniere per fare ciò è capire la causa, perché se la causa è primaria, ossia il soggetto ha una predisposizione all’artrosi o esiste una tendenza alla degenerazione articolare, è difficile prevenire e ci si deve indirizzare verso un’artrosi vera e propria che necessita trattamenti protesici o infiltrativi. Se invece si tratta di una progressione all’artrosi dovuta a difetti posturali o acquisiti nel tempo si può agire su questi prevenendo o ritardano la patologia.

La prevenzione è la chiave

Ad esempio nei soggetti che hanno un piede piatto, si può correggere questa anomalia e già questo provoca una riduzione del consumo della parte interna del ginocchio, quindi di un’artrosi interna. In alcuni casi, quando c’è una rottura legamentosa, ossia una rottura dei legamenti del ginocchio, questi provocheranno sicuramente un’artrosi del ginocchio. Correggendo e riparando i legamenti impediamo dunque lo sviluppo di un’artrosi. In alcuni casi abbiamo anche un difetto della deambulazione e questo provoca sicuramente negli anni un consumo artrosico. Oltre che agire su questi fattori è importante anche capire che un’attività fisica ridotta può causare artrosi, dal momento che, l’ipertrofia della muscolatura non protegge il ginocchio dal consumo della cartilagine. L’attività fisica corretta è dunque un presidio all’artrosi.

Le infiltrazioni locali

Quando invece esiste un iniziale consumo articolare, si utilizzano le infiltrazioni che possono essere di tre tipi: acido ialuronico, le più diffuse poiché le più facili da trovare sul mercato; PRP, ossia i fattori di crescita; e cellule staminali, che possono agire su un’artrosi appena conclamata. L’opinione degli studiosi riguardo a quale sia la più efficace tra le tre tipologie è dubbia, anche se secondo alcuni la migliore sarebbe quella di acido ialuronico. Chiaro è pero che le infiltrazioni hanno un effetto positivo sul decorso della patologia.

La chirurgia

Esiste infine la chirurgia vera e propria, di cui esistono due categorie. La prima è costituita dalle osteotomie, una terapia che veniva seguita in passato nei pazienti con artrosi, che oggi quasi sempre viene eseguita a scopo preventivo, ossia prima che si verifichi l’artrosi, quando esistono difetti importanti dello scheletro dell’arto inferiore. La seconda categoria sono le protesi che negli ultimi anni hanno avuto un grosso incremento, poiché funzionano sempre meglio. Abbiamo infatti protesi sul mercato che garantiscono ottime possibilità di successo. Anche in questo caso esistono due tipologie: le protesi monocompatimentali, chiamate anche miniprotesi e le protesi totali, quelle classiche ben note a tutti. Ambedue funzionano molto bene, a patto che l’indicazione sia corretta. Molto spesso, infatti, la mancanza di successo delle protesi del ginocchio non è dovuta alla protesi o all’intervento, ma alla mancanza di un’indicazione molto selettiva ad ogni tipo di protesi. La protesi monocompatimentale che è decisamente quella meno cruenta, più tollerata ed accettata dal paziente ha tante indicazioni quante controindicazioni per cui, di fatto, può essere applicata solo in alcuni casi. Le protesi totali, sono più “macchine” che protesi e permettono un movimento del ginocchio perfetto, ma a discapito di un utilizzo che, a volte, è limitato. Per esempio l’attività sportiva con la protesi totale non è permessa come nelle protesi monocompatimentali.

In base a quali criteri viene scelto il trattamento più adatto?

Esistono vari fattori: uno è sicuramente l’età; un altro è il fatto che un paziente, seppur anziano, possa avere delle esigenze diverse. Per esempio, per un soggetto di 70-80 che è moderatamente sportivo, si cerca di utilizzare delle protesi che permettono un movimento più fisiologico (ossia quelle che permettono che non vengano sacrificati i legamenti crociati) oppure le protesi monocompatimentali. Nei soggetti invece che hanno un’artrosi molto severa, che hanno uno stile di vita sedentario o che non hanno richieste funzionali si passa all’utilizzo delle protesi classiche, totali che consentono un risultato forse più sicuro e più duraturo.

Serve una preparazione specifica all’intervento chirurgico?

Esistono delle indicazioni che non sono indispensabili, ma sono altamente consigliate. Per cominciare, il paziente dovrebbe avere un peso corretto, l’obesità non è, infatti, indicata per la buona riuscita a lungo termine dell’intervento. Seguire un’attività fisica moderata è inoltre ugualmente importante. Se il paziente si presenta con una buona muscolatura, sicuramente ciò aumenta il successo dell’intervento.

In cosa consiste il post-intervento?

Quando si impiantano delle protesi, la fase post-operatoria dipende principalmente dal tipo di protesi utilizzata. Con le protesi monocompatimentali i pazienti in un 10-15 giorni camminano regolarmente, con una protesi totale sono invece necessari circa 30-40 giorni di riabilitazione. La ripresa dipende inoltre da paziente a paziente: alcuni pazienti devono essere spronati a muoversi, altri invece devono quasi essere tenuti fermi. Dipende dunque moltissimo anche dalla motivazione del paziente.

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