Linfomi maligni: come si trattano?

Autore: Dott. Angelo Carella
Pubblicato: | Aggiornato: 10/03/2023
Editor: Antonietta Rizzotti

Con il termine Linfoma si indica un gruppo di tumori del tessuto linfatico con aumento di volume di linfonodi e altri organi linfatici. Vengono distinti in Linfoma di Hodgkin e Linfomi non Hodgkin B o T. Il Prof. Angelo Carella, esperto in Ematologia a Genova, ci parla del tipo di terapia necessaria per il trattamento

Quali sono le caratteristiche cliniche?

In una percentuale variabile non vi è alcuna sintomatologia, ma solo l’aumento dei linfonodi; in un 50-60% di pazienti possono essere presenti febbre o in alcuni casi febbricola, calo ponderale negli ultimi sei mesi, sudorazioni profuse, prevalentemente notturne, e talora intenso prurito (“sine materia”). Attraverso una biopsia è possibile diagnosticare la presenza di un linfoma.

 

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Quale terapia si impiega nei Linfomi?

La terapia dei linfomi è diversa a seconda dell'istotipo.

Nel Linfoma di Hodgkin la terapia utilizzata nella maggior parte dei Paesi è l'ABVD, associata o meno alla Radioterapia (soprattutto negli stadi iniziali): in Germania e in Austria viene utilizzato lo schema noto come BEACOPP.

Con entrambi gli schemi terapeutici si ottengono guarigioni superiori al 70-80% del pazienti. Nei pazienti che ricadono o sono refrattari, le terapie di salvataggio con chemioterapia e autotrapianto riescono a recuperare una parte dei pazienti; negli altri più sfortunati, che ricadono o non rispondono anche a queste terapie, sono disponibili dei nuovi farmaci e degli inibitori del checkpoint immunitario, che sono in grado di determinare remissioni, inimmaginabili fino a poco tempo fa. Nei pazienti giovani plurirefrattari si può tentare l’utilizzazione del Trapianto Allogenico, meglio se con terapia di condizionamento non mieloablativa.

Quale terapia è necessaria per il trattamento dei Linfomi non Hodgkin?

Generalmente, nella maggior parte dei casi di linfomi non Hodgkin, il paziente che si affida a trattamenti come la chemio-immunoterapia è in grado di guarire. Per i pazienti che invece non ottengono risultati positivi nuovi farmaci innovativi, preceduti o seguiti da alte dosi di chemioterapia e autotrapianto, hanno recentemente arricchito il nostro armamentario terapeutico.

Inoltre, al fine di controllare la malattia residua la radioterapia assume ancora un ruolo importante.

Per i pazienti non responsivi alle terapie convenzionali, nuove promettenti prospettive si stanno aprendo con l’utilizzazione della terapia genica CAR-t (linfociti del paziente prelevati, modificati in laboratorio e reintrodotti nel paziente).

 

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Dott. Angelo Carella
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