Noduli tiroidei: cause, sintomi e diagnosi

Noduli tiroidei: cause, sintomi e diagnosi

Editato da: Antonietta Rizzotti il 17/04/2023

I noduli tiroidei sono estremamente diffusi: la loro incidenza va dal 30 al 50%. Possono avere natura benigna o maligna: ecco la nuova sfida dell’endocrinologo, saper distinguere la loro natura attraverso specifici strumenti diagnostici. Ne parla la Dott.ssa Raffaella Gancia, esperta in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo a Torino

Che cosa sono i noduli tiroidei?

I noduli tiroidei sono aree di alterato accrescimento dell’organo, che danno luogo alla formazione di una tumefazione delimitata all’interno della struttura, normalmente omogenea, della tiroide.

I noduli possono essere riscontrati clinicamente (ossia con la palpazione della ghiandola) o ecograficamente (o più raramente con altre metodiche come la TC o la RMN).

Possono avere una struttura completamente solida, o viceversa cistica (cioè a contenuto prevalentemente liquido), o mista se vi sono entrambe le componenti.

I noduli tiroidei sono estremamente frequenti e si stima che, mediamente, il 30-50% di una popolazione generale adulta ne sia affetta (indipendentemente dal fatto che i noduli siano palpabili o meno). Essi sono più frequenti con l’avanzare dell’età, nel sesso femminile, nei soggetti provenienti da aree geografiche carenti di iodio, e in coloro che hanno avuto trattamenti radioterapici nella regione del collo/parte alta del torace.

La presenza anche di un solo nodulo tiroideo, indipendentemente dalle sue dimensioni, definisce la condizione clinica nota come “gozzo”. Avremo pertanto il gozzo uninodulare, multinodulare e diffuso (ingrandimento diffuso della tiroide oltre le sue dimensioni normali, ma senza nodi chiaramente delimitabili).

La causa principale è la carenza lieve-moderata di iodio (condizione frequente nel nostro Paese).

 

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHENoduli tiroidei: bisogna sempre ricorrere alla chirurgia?

Quali sono i principali sintomi di un nodulo tiroideo?

Molto spesso, soprattutto se di piccole dimensioni, i noduli tiroidei sono totalmente asintomatici e quindi vengono riscontrati casualmente. In altri casi, quando sono voluminosi, possono provocare disturbi locali di tipo irritativo-compressivo (difficoltà di deglutizione, senso di costrizione).

Nodulo tiroideo non significa automaticamente “disfunzione tiroidea” (cioè ipo o ipertiroidismo). In altre parole, un paziente portatore di nodo/i alla tiroide può avere un funzionalità tiroidea normale, diminuita o aumentata. L’endocrinologo è in grado di distinguere queste tre diverse situazioni con appositi dosaggi ormonali e, se necessario, impostare una terapia per l’ipo o l’ipertiroidismo.

Nodulo e tumore tiroideo

Sebbene rari, esistono anche i tumori della tiroide. Anche i tumori si manifestano sotto forma di noduli: la sfida più grande per l’endocrinologo, dunque, è riuscire a distinguere il nodulo tiroideo benigno da quello maligno. Per fare ciò si utilizzano più strumenti diagnostici contemporaneamente:

  • La clinica: ad esempio dimensioni del nodulo, palpabilità o meno, fissità rispetto alle strutture circostanti, velocità di comparsa e/o di crescita ecc.;
  • L’ecografia: è un esame importantissimo che dà la “fotografia” del nodulo con tutte le sue caratteristiche (dimensioni nei 3 piani dello spazio, aspetto, margini regolari o meno, presenza di un “orletto” tutto intorno al nodulo, presenza di microcalcificazioni al suo interno ecc.);
  • Gli esami ematici: esami di funzionalità tiroidea e alcuni specifici marcatori tumorali;
  • La scintigrafia: esame specifico riservato a casi in cui si sospetta l’iperfunzione di uno o più noduli (l’iperfunzione è marker di benignità del nodulo);
  • L’agoaspirato: nei casi in cui l’endocrinologo, con gli accertamenti sopra indicati, non raggiunga un sufficiente grado di sicurezza sulla benignità del nodulo, può richiedere l’agoaspirato.

L’agoaspirato è un semplice esame ambulatoriale con poche o minime complicanze (lieve dolore locale ed ematoma), grazie al quale viene prelevato, sotto guida ecografica, un piccolo campione di cellule del nodulo, che saranno poi esaminate microscopicamente dall’anatomo-patologo, un medico specializzato nello studio dei tessuti e delle cellule umane (normali e patologiche). Con questo esame si raggiunge una diagnosi di benignità o malignità del nodulo, con un elevato grado di sicurezza.

In caso di nodulo citologicamente benigno e in assenza di disturbi funzionali, può essere indicato un semplice monitoraggio periodico con ecografia ed esami ematici, mentre in caso di accertata malignità del nodulo la terapia è chirurgica con intervento di tiroidectomia totale (o emitiroidectomia, cioè asportazione della metà della tiroide interessata dalla presenza del nodulo, in casi selezionati).

 

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHENodulo tiroideo: cosa fare?

Endocrinologia e Malattie del metabolismo a Torino