Pacemaker cardiaci: tipi e funzionamento

Pacemaker cardiaci: tipi e funzionamento

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

Il pacemaker è un dispositivo creato per risolvere determinati problema del ritmo cardiaco. Un famoso cardiochirurgo ci racconta quali sono le patologie del cuore che richiedono l’utilizzo di un pacemaker, come funziona l’intervento e come affrontare il post-operatorio


Il Pacemaker è un dispositivo che, tramite la generazione di impulsi elettrici che stimolano le contrazioni del cuore, aiuta il paziente affetto da aritmie a continuare con una vita normale. 


Che cos’è un Pacemaker?


Il pacemaker è una scatola di metallo grande all’incirca come un orologio da polso. Contiene complessi circuiti elettronici, una batteria (generatore) e vari elettrodi che, dal generatore, passano attraverso le vene e trasmettono al cuore gli impulsi generati all’interno della scatola. 


Le patologie del cuore che rendono necessario l’utilizzo di un Pacemaker


Di norma, i pacemaker sono indicati per la cura dei problemi di aritmia, una patologia che produce un’anomala diminuzione della frequenza cardiaca. Ciò può avere due possibili origini:


1.    Una disfunzione del nodo sinusale (dove hanno origine gli impulsi cardiaci)
2.    Un problema nella trasmissioni degli impulsi al muscolo del cuore.

Inoltre, esistono aritmie che producono una frequenza cardiaca molto alta: in questi casi, l’intervento volge a bruciare una parte del sistema autonomo di conduzione per evitare tachicardie, previo impianto di pacemaker. 

 

Rischi e complicazioni dei Pacemaker cardiaci

Non esistono gravi complicazioni post-operatorie. Durante l’intervento possono prodursi lesioni arteriali o venose e perforazioni ventricolari, con o senza tamponamento cardiaco. 

 

Durata del Pacemaker cardiaco

Dipendendo dal tipo, una volta installato, un pacemaker ha una vita media di circa 11 anni. Da un lato, i pacemaker più sofisticati consumano generalmente più energia e, di conseguenza, la batteria ha una durata minore. D’altra parte, se tutti i battiti sono generati dal pacemaker, ovviamente la batteria si scaricherà in poco tempo. Se, durante i controlli di routine, si nota che la vita del pacemaker non supera i 4 mesi, è consigliabile cambiare il generatore. Questa operazione consiste in disconnettere e sostituire il generatore di elettrodi. Questo intervento si svolge sotto anestesia locale

 

Raccomandazioni per il post-operatorio

Prima di sottoporsi all’operazione, è necessario normalizzare la coagulazione del sangue al fine di evitare sanguinamenti o ematomi. La maggioranza dei pazienti che affrontano un impianto di pacemaker tornano alle loro normali attività nel giro di una settimana. Durante le prime settimane dall’operazione, è consigliabile evitare i contatti fisici con la zona interessata per prevenire eventuali danni al dispositivo. 

 

Trattamenti da evitare dopo l’impianto di un Pacemaker

Bisogna evitare tutti i trattamenti di diatermia (una terapia che implica l’aumento della temperatura in alcune zone del corpo tramite corrente elettrica a bassa tensione ed alta frequenza), la risonanza magnetica e l’ablazione transuretrale con ago.

In generale, è raccomandabile informare lo specialista della presenza di un pacemaker prima di sottoporsi a un qualsiasi trattamento medico. 

 

 

 

Articolo redatto con la collaborazione del Dottor Joseba Zuazo Meabe, specialista in Cardiochirurgia

Cardiochirurgia