Panico: come risolverlo grazie alla psicoterapia

Panico: come risolverlo grazie alla psicoterapia

Editato da: Monica Fato il 05/07/2022

Gli attacchi di panico si presentano all’improvviso e sono caratterizzati da ansia e terrore, normalmente hanno una durata molto breve, ma scatenano un forte malessere in chi ne soffre. Il Prof. Roberto Pani, Psicoanalista a Bologna, spiega quali sono i meccanismi che generano il panico e come la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico possa giocare un ruolo vincente nel contrastarlo.

Premessa

Ciò che la coscienza e il sistema nervoso centrale da un punto di vista psichico non controlla riguarda il nostro mondo interiore che funziona in modo inconscio e trasforma le fantasie in emozioni e, viceversa, funziona costruendo di continuo specifiche che impattano sul sistema neuroendocrino, automatico e neuro-vegetativo. Nel mondo interno le fantasie attivano emozioni e queste alimentano ulteriori fantasie.

Emozioni e fantasie costituiscono il nostro vissuto delle cose, perché nel processo mentale si integrano tra loro costruendo situazioni mentali sulla base delle esperienze passate fatte di incontri sia antichi, sia recenti che attuali.

Succede che tali fantasie ed emozioni dialogano tra loro a livello inconscio come se esistessero interlocutori interni, (pensiamo ai nostri sogni) che ci parlano dentro che influenzano il nostro personale vissuto e delle cose del mondo esterno, in altre parole è il nostro Ego (Io esisto, io penso, io faccio, ecc) che percepisce tutto ciò che proviene dal mono interno, inconscio…

Quali sono i sintomi degli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico colgono all’improvviso e si manifestano con ansia e terrore, ma, per fortuna, durano da pochi istanti a circa dieci minuti.

Il panico, che nulla a che fare con la normale paura, scatta di fronte ad oggetti concreti per esempio animaletti come farfalle, insetti vari, topi, (fobie specifiche) oppure si manifesta senza oggetti come angoscia di fronte al vuoto, allo spazio aperto, (agorafobia), o in contesti ristretti (claustrofobia). Anche l’ipocondria, cioè la preoccupazione di essere perseguitati da malattie fisiche maligne, può essere considerato un attacco di panico di fronte a sintomi fisici che vengono vissuti come minacciosi per la propria vita. Anche in questo caso un banale dolorino in una certa parte del corpo può far scattare attacchi di panico che portano il soggetto al pronto soccorso oppure dal medico di famiglia con carattere di incontenibile urgenza.

Gli attacchi travolgono il soggetto quasi sempre provocando forte accelerazione del ritmo cardiaco, pressione arteriosa alterata. Il ricorso al pronto soccorso di un ospedale è piuttosto frequente perché il soggetto paventa un infarto. L’affanno psichico di chi soffre è dovuto a improvvisi sintomi corporei che si scatenano su di lui, ma che, in realtà, sono causati da angosce psichiche che vengono trasferite sul corpo.

Il paziente è sovrastato principalmente da dispnee cioè difficoltà a respirare regolarmente, mancanza di aria, sudorazione fredda ed egli sente di non poter gestire sé stesso incapace di controllare ogni funzione di sé perché impotente e in preda all’angoscia.

Qual è la differenza tra paura e attacco di panico?

A differenza della paura seppur significativa, l’attacco di panico è un episodio psichico acuto, diverso poiché coinvolge completamente il corpo mentre si sviluppa apparentemente senza motivi concreti. Gli attacchi possono colpire il soggetto in qualunque momento e senza preavviso, ma fortunatamente per pochi minuti.

Episodi che durano più a lungo sono da considerarsi un disturbo di altra natura psicologica appartenenti ai disturbi d’ansia.

Qual è il tipo di psicoterapia adeguata per chi soffre di attacchi di panico?

Sono consigliati interventi di psicoterapia ad orientamento psicoanalitico per risolvere non solo il disturbo angoscioso (che in genere si risolve in breve tempo), ma che può essere invalidante (ad esempio molte persone agorafobiche hanno difficoltà ad uscire di casa non accompagnati), ma per elaborare più profondamente le radici del disturbo e risolverlo in modo definitivo.

Nei casi piuttosto severi, un provvisorio aiuto negli psicofarmaci potrebbe essere di aiuto per prevenire l’insorgenza degli attacchi e consentire al paziente di mettersi in contatto con sé stesso allargando lo spazio psichico che invece è, in quel momento, solo occupato dai sintomi acuti e dalla loro gestione.

Il paziente adulto, senza minimamente vergognarsi, dovrebbe fare i conti con parti di sé stesso rimaste ancora immature, nonostante gli eventuali numerosi successi ottenuti sino ad allora. Rimangono nel soggetto evidentemente aree antiche che rievocano inconsciamente una pericolosa dipendenza che si manifesta proprio condannandolo a non sentirsi indipendente e libero, pena gli stessi sintomi.

Qual è la prognosi per le persone che soffrono di attacchi di panico?

La prognosi dei disturbi di panico ben trattati è piuttosto buona, specialmente se i soggetti in cura sono motivati nel farsi aiutare e sono sensibili e introspettivi nel collegare certe situazioni antiche a eventi più recenti.

La cura psicoanalitica è anche fondata sulle psicodinamiche affettive che possono riconoscersi anche all’interno della coppia terapeutica: l’analisi di queste permettono di ricostruire in modo sano eventi psichici che complessivamente non sono ipoteticamente ben integrati nell’adulto. 

Psicologia a Bologna