Piede piatto giovanile: cosa fare?

Piede piatto giovanile: cosa fare?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 03/12/2020

Il piede piatto (PP) è una situazione di modesta o bassa gravità frequente in età pediatrica che potrebbe perdurare in età adulta. Desidero soffermarmi su tale situazione in quanto è tuttora oggetto di equivoci e false asserzioni. Ne parla il Dott. Gaetano Pagnotta, esperto in Ortopedia Pediatrica a Roma

Che cos’è il piede piatto?

Diciamo subito che per PP s’intende la riduzione fino all’assenza del normale arco plantare che Bimbo con ciuccioè presente sotto il nostro piede e diciamo subito – per spiazzare subito dubbi – che tale situazione è compatibile con una normale vita sia sociale sia ludica/sportiva e NON è causa di altre patologie scheletriche.

IL PP cosiddetto flessibile, quello per intenderci che si riduce nella deambulazione sulle punte dei piedi, non è evidenziabile prima dei 2-3 anni di età perche è spesso il tessuto adiposo plantare, frequente nella prima infanzia, che nasconde l’arco, dopo i tre anni, se persiste il piattismo, dobbiamo valutare se è benigno, come detto “flessibile” o legato ad una situazione scheletrica. Molto utile è la visione posteriore del piede, mantenendo il bambino in piedi: ebbene l’asse del calcagno deve continuarsi con l’asse della gamba. Quando c’è un piattismo significativo, c’è una discontinuità di quest’asse con un’apertura mediana dell’angolo. Altro aspetto da valutare è la riducibilità manuale del piattismo per escludere quelle forme (invero rare) di piattismo scheletrico sostenute da fusioni patologiche tra le ossa del retro-mesopiede.

Allora per essere schematici, che fare di fronte ad un PP flessibile a tre anni di età?

Ebbene bisogna valutare più aspetti: il bambino è sovrappeso? Esiste una familiarità? (Intendo uno od entrambi i genitori con piede piatto doloroso causa di limitazione funzionali). Questo piattismo lo limita nella normale attività ludico-sportiva, tanto da limitarne i risultati e magari incidere negativamente sulla propria autostima?

Se tutto ciò non è presente io consiglio una strategia attendista, magari con controlli ravvicinati, il monitoraggio parentale di eventuali disturbi, e l’inserimento verso attività fisico-ginniche di rinforzo dei muscoli di gamba cosiddetti “cavizzanti” (corsa, mezzo fondo, atletica leggera ecc.).

Di fronte invece ad un piattismo sintomatico in età scolare possiamo utilizzare un plantare correttivo, pur ricordando – per onestà intellettuale - che esso è poco o per niente considerato all’estero. In effetti, se valutiamo che il plantare sortisce in suo effetto quando il bambino sta ovviamente in piedi, è facile constatare che lo stesso, tra ore notturne, ore scolastiche, compiti pomeridiani, pranzo e cene, televisione e video giochi, rimane in piedi pochissime ore giornaliere! Comunque se si deve usare, che si scelga un plantare poco invadente che lasci libere le articolazioni del meso-piede, magari quelli dotati di una certa “stimolazione piedi di un bambinopropriocettiva” per via dei materiali con cui sono fatti. Comunque voglio ribadire che l’uso dei plantari, intesi come opzione terapeutica, non deve andare oltre gli 8-10 anni di età. E poi?

A 10-12 anni, se il piattismo persiste, si deve riaffrontare il problema con altra ottica. È un piattismo asintomatico cioè che non limita assolutamente la vita di relazione dl bambino e che non lo limita nell’attività fisica? In questo caso NON BISOGNA fare nulla, ben consapevoli che la persistenza di un piede piatto asintomatico NON incide assolutamente sullo sviluppo scheletrico della pubertà e dell’adolescenza.

Cosa fare se il piattismo è sintomatico?

Se al contrario il piattismo è sintomatico ed evoca dolore alla prolungata stazione eretta e all’attività fisica, una volta avuta la conferma radiografica della “caduta e della medializzazione” dell’astragalo, ed una volta, sempre radio graficamente, escluso che ci siano fusioni anomale tra astragalo e calcagno e tra calcagno e scafoide, si può valutare l’ipotesi dell’intervento.

Esso deve però rispondere a requisiti molto rigidi: è realmente un piede piatto doloroso? Il bambino risente anche psicologicamente di questa limitazione? È in età peripubere? Ha un piede già relativamente dimensionato (37 o 38 di numero)?

Se risponde a questi requisiti l’indicazione all’intervento di artrorisi si può porre. Essa consiste nel riposizionare l’astragalo in una posizione corretta rispetto al calcagno e allo scafoide con varie tecniche, tutte assolutamente poco invasive e tutte apportatrici di buon risultato.

Ortopedia Pediatrica a Roma