Psiconcologia: le implicazioni psicosociali della malattia tumorale
Autore:La Dott.ssa Piera Rosso, esperta in Psicologia a Torino, ci parla di come una neoplasia possa influire sulla sfera fisica, psicologica, spirituale e relazionale di una persona
I risvolti psicologici di una neoplasia
Malgrado i progressi fatti in Medicina, il vissuto e l’interpretazione soggettiva (individuale e sociale) di un tumore restano quelli di un percorso insidioso e difficilmente controllabile, che invade, trasforma e porta lentamente alla morte. Senza dubbio il cancro influisce sulla dimensione fisica, psicologica, spirituale e relazionale dell’uomo.
Come influisce un tumore sulla nostra dimensione fisica e psicologica?
A livello fisico il corpo rappresenta il primo nucleo dell’identità ad essere colpito. La malattia e gli effetti collaterali dei trattamenti determinano modificazioni importanti dell’immagine corporea, pensiamo alla perdita dei capelli, alle mutilazioni fisiche, alla nausea e al vomito. La vita quotidiana, intesa come sessualità, tempo libero, alimentazione, sonno, lavoro, può essere parzialmente o totalmente stravolta da tali cambiamenti. Sul piano psicologico, proprio a causa di tali cambiamenti, la persona colpita da tumore può provare un senso di instabilità, perdita delle proprie sicurezze, perdita della propria libertà, timore della sofferenza, della morte.
Quali sono, invece, i risvolti a livello spirituale e relazionale?
La spiritualità non si riferisce solo alla fede e al proprio credo religioso, ma include anche il senso stesso che si dà alla vita e all’esistenza e il significato del tempo. Il livello relazionale, invece, descrive il nostro senso di appartenenza ai sistemi macrosociali (lavoro, vita di comunità, politica) e micro sociali (la famiglia, amici intimi). Il senso di appartenenza a questi sistemi è minacciato da sentimenti di solitudine, abbandono, emarginazione, che si manifestano a seguito della malattia.
Le reazioni emozionali alla malattia
Il percorso di malattia-cancro si trova all’interno di un continuum che inizia con comparsa dei primi segni clinici di sospetto e finisce con la guarigione o la fase di terminalità. I risvolti psicosociali della patologia possono essere esaminati proprio e solo seguendo ogni singola fase di questo percorso che il paziente sta affrontando.
Per questo motivo sono state individuate tre fasi:
- Fase di allarme pre-diagnostico, vale a dire la fase in cui si manifestano i primi sintomi e si ha il sospetto di malattia;
- Fase acuta, che include la fase di crisi dovuta alla diagnosi della malattia;
- Fase elaborativa, costituita dal periodo successivo alla diagnosi e caratterizzata dal progressivo e graduale riassestamento alla nuova condizione.
Fase prediagnostica
Le modalità con le quali ciascuno affronta la fase pre-diagnostica sono diverse e dipendono da diversi fattori quali, il ciclo vitale, la personalità, il nostro bagaglio di esperienze personali, ecc. Quasi certamente alla comparsa di uno o più sintomi la prima reazione è quella di allarme, caratterizzata da preoccupazione e incertezza legate al significato del sintomo. In altre situazioni potrebbe prevalere il sentimento di ansia controllata, poiché il paziente tende a razionalizzare e ad aspettare il responso degli esami. Può accadere che l’ansia sia così elevata da far scattare meccanismi di minimizzazione o negazione del significato dei sintomi, che quindi verranno portati all’attenzione medica solo molto tempo dopo la loro comparsa. Ci sono casi in cui il pessimismo prevale su tutto, portando il paziente ad essere certo che il suo sintomo implichi qualcosa di grave.
Fase acuta
Molti autori riportano un pattern di risposta alla diagnosi di cancro suddivisa (non rigidamente) in fasi caratterizzate da reazioni emozionali e comportamentali caratteristiche:
- Fase di shock: è il momento immediatamente successivo alla diagnosi, in cui prevalgono sentimenti di incredulità e angoscia;
- Fase di transizione: in questa fase il paziente spesso deve sottoporsi ad altri accertamenti, ad interventi chirurgici o trattamenti chemioterapici e/o radioterapici provando paura, rabbia, angoscia;
- Fase di accettazione: è la fase che rappresenta la fine delle “cure attive”, ovvero il paziente potrebbe dover fare solo più controlli regolari, oppure assumere terapie con significato profilattico. È in questa fase che le persone cercano, non senza fatica e sofferenza, di dare un significato a quanto loro accaduto, di trovare un senso all’esperienza di malattia;
- Fase del riorientamento: è questa la fase in cui i pazienti cercano di dare un nuovo significato alla propria esistenza. È il periodo in cui si accetta di dover “convivere” con la malattia e quindi con gli esami di controllo e con quello che dal punto di vista emotivo comportano. Alcuni autori definiscono questa fase come quella dl “limbo”, in genere della durata di 5 anni, in cui il paziente attende di “uscire definitivamente” dalla malattia. Le visite di controllo e gli esami medici riaprono però le ferite delle fasi precedenti.
La malattia può evolvere nella guarigione, e i cosiddetti “long survivors” sono quei pazienti che grazie alle terapie si trovano “liberi da malattia” a distanza di molti anni dalla diagnosi. Alcuni pazienti evitano di parlare di quanto loro accaduto; per altri la malattia ha rappresentato motivo di crescita personale che ha radicalmente modificato il modo di vedere la vita. Infine per altri pazienti permane uno stato di preoccupazione continua che influisce negativamente sulla qualità della vita in diversi ambiti (lavorativo, relazionale, ecc.).
La comparsa di recidiva determina spesso un trauma maggiore della diagnosi stessa, in quanto impedisce di sperare in una possibile guarigione. La prospettiva per il futuro diventa tenere sotto controllo la malattia per il maggior tempo possibile e poi un ritorno ai trattamenti, alla sofferenza e quindi alla morte. Riemergono sentimenti di paura, rabbia, angoscia, impotenza.
Reazioni psicologiche in fase avanzata
A livello psicosociale, la fase avanzata ripropone in maniera amplificata le problematiche, le angosce e le difficoltà che il paziente ha già incontrato al momento della diagnosi e dei trattamenti, con la variante che la speranza di guarigione perde consistenza. Infine, nella fase avanzata di malattia, il paziente sperimenta una molteplicità di risposte emotive, anche diverse tra loro, che si sovrappongono e si alternano; successivamente l’intensità di tali emozioni diminuisce per lasciare il posto a sintomi disforici e depressivi; in ultimo il paziente dovrebbe riconoscere e accettare gradualmente l’inevitabilità della propria morte.
In fase avanzata di malattia il paziente presenta diverse paure relative a 3 principali ambiti:
- Paure legate alla sfera psicologico-spirituale: angoscia rispetto all’ignoto, angosce esistenziali;
- Paure legate alla sfera somatica: sintomi della malattia, sintomi secondari alle terapie;
- Paure legate alla sfera relazionale: timori di abbandono, perdita di ruolo, ecc. e timori rispetto a ciò che accadrà ai propri cari.