Rischio operatorio dell’anziano

Rischio operatorio dell’anziano

Editato da: Sharon Campolongo il 11/02/2023

Oggigiorno anche le persone in età avanzata possono accedere alla maggior parte degli interventi chirurgici. Tuttavia, è necessario valutare il rapporto che esiste tra rischi e benefici per il paziente che vorrebbe sottoporsi all’intervento. Approfondiamo questo argomento con il Prof. Emanuele Marzetti, specialista in Geriatria e Gerontologia a Roma

A che cosa ci riferiamo con rischio operatorio dell’anziano?

Va premesso che un numero sempre più crescente di persone anziane ha oggi accesso a procedure chirurgiche, inclusi interventi di Cardiochirurgia, Chirurgia Ortopedica, Chirurgia Oncologica, che fino a pochi anni fa erano riservate a pazienti appartenenti alle fasce di età più giovani.

L'estensione dell'indicazione chirurgica a pazienti anziani o molto anziani se da un lato garantisce un accesso più equo alle cure, dall'altro impone una scrupolosa valutazione del rapporto rischio/beneficio a causa della riduzione, talora significativa, della resilienza dell'organismo e la frequente coesistenza di patologie croniche.

Queste considerazioni valgono tanto per le persone che "anagraficamente" sono considerate anziane, ossia gli ultrasessantacinquenni secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, quanto per quelle "biologicamente" anziane a causa di patologie croniche degenerative e/o di limitazioni della funzione fisica e cognitiva, che hanno per così dire accelerato il processo di invecchiamento.

visita medica di una coppia di anziani

Quali sono i rischi maggiori?

I rischi maggiori, al di là di quelli specifici per la singola procedura chirurgica, sono legati alle complicanze postoperatorie e al lento e/o incompleto recupero dello stato di salute fisica e mentale antecedente all'intervento chirurgico.

Tra le complicanze più frequenti in cui possono incorrere pazienti anagraficamente o biologicamente anziani vanno certamente annoverate:

  • Infezioni, sia del sito chirurgico che delle vie urinarie e respiratorie;
  • Sviluppo di malnutrizione con conseguente rallentamento del processo di cicatrizzazione;
  • Perdita della massa e della forza dei muscoli con conseguente difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana;
  • Peggioramento, transitorio ma talora significativo, di patologie croniche come quelle cardiovascolari, respiratorie e metaboliche, con allungamento della permanenza in ospedale e peggioramento della qualità della vita;
  • Possibile comparsa di lesioni da pressione, meglio note come piaghe da decubito, secondaria ad immobilizzazione prolungata.

Come si valuta il rapporto tra rischio e beneficio e cosa si può fare per renderlo più favorevole?

La valutazione del rapporto rischio/beneficio in questi pazienti deve necessariamente essere il frutto di un lavoro di equipe, in cui il Geriatra svolge un ruolo di primaria rilevanza. 

Attraverso la cosiddetta valutazione multidimensionale, patrimonio specifico della medicina geriatrica, è possibile valutare e misurare in modo oggettivo le problematiche e le risorse del paziente grazie all'esplorazione sistematica dei domini di salute fisica, cognitiva e affettiva, nonché degli aspetti socioculturali.

Il "prodotto" di questa valutazione sarà una stima precisa del rapporto rischio/beneficio per la specifica procedura chirurgica e la proposta di un piano di cura personalizzato secondo le priorità, le aspettative e le risorse del paziente.

Geriatria e Gerontologia a Roma