Stabilizzazione della colonna: di cosa si tratta?

Stabilizzazione della colonna: di cosa si tratta?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 22/11/2023

La Colonna Vertebrale, nei suoi tratti costituenti cervicale-toracico-lombosacrale, presenta sia un certo grado di mobilità, sia una stabilità strutturale nei movimenti compiuti, in rapporto con gli altri segmenti scheletrici. Il Dott. Giampiero Mantenuto, esperto in Neurochirurgia a Parma, ci parla del trattamento necessario in caso di instabilità vertebrale

Posizione del rachide e rapporti vertebrali

È possibile modificare la posizione del rachide compiendo flessione-estensione-rotazione, in vario grado a seconda dell’età, del genere, del grado di allenamento, consentendo di recuperare agevolmente la posizione di partenza senza alcuna variazione dei rapporti vertebrali ottimali.

Vi sono situazioni in cui viceversa i rapporti fra i vari segmenti vertebrali, in seguito al movimento, permangono alterati, configurando una condizione di instabilità vertebrale.

Se in seguito a ciò il paziente percepisce un forte disagio e limitazione funzionale dovuta al dolore, si configura una condizione in cui la qualità della vita viene ad essere compromessa.

Stabilita la diagnosi attraverso NMR, TC, Rx dinamico, il trattamento chirurgico avrà la finalità di sopperire all’instabilità del segmento rachideo compromesso.

Colonna vertebrale

Traumi spinali

L’artrodesi strumentata, ovvero la stabilizzazione della colonna, permette di far fronte a situazioni quali fratture vertebrali, con il grande vantaggio di portare nell’arco di 1-2 giorni il paziente a camminare nuovamente, evitando lunghi periodi di allettamento e le sue complicanze.

In tal modo non si attende che la vertebra fratturata guarisca, ma si impianta un sistema costituito da viti e barre in grado di sostituirsi alla vertebra fratturata, permettendo al Paziente un rapido ritorno alla sua vita abituale.

Patologie degenerative

Spondilolisi-Spondilolistesi (lisi istmica, scivolamento vertebrale), stenosi (restringimento) del canale vertebrale associate a Discopatie ed Ernie Discali, sono oggetto di trattamento chirurgico, ottenendo un riequilibrio degli spazi mielo-radicolari ed una fissazione dei segmenti vertebrali instabili.

Tecnica chirurgica

Definito il piano chirurgico, condiviso con il paziente attraverso il Consenso Informato, si giunge al trattamento operativo.

Fase Pre-Chirugica

Durante la fase di preparazione chirurgica è possibile effettuare misurazioni degli spazi, interessati ad accogliere le viti che useremo. Ciò permette di evitare l’applicazione estensiva di Rx intraoperatori e rende più rapido l’impianto degli strumenti metallici di ortesi.

Fase Chirurgica

Vi sono varie possibilità fra la tecnica mini-invasiva percutanea e la tecnica classica.

In ogni caso, la tecnica chirurgica si avvale di sistemi meccanici di impianto molto avanzati, che nel tempo hanno visto il semplificarsi della loro applicazione in fase d’impianto e della loro efficacia nella tenuta fra osso e metallo.

La diagnostica intraoperatoria Rx e la TAC (O-Arm), consentono di verificare istantaneamente le condizioni di impianto.

Le viti, gli spaziatori, gli innesti, sono di dimensioni molto variabili, dotate di ampia possibilità di scelta, dedicabile ad ogni Paziente.

Il Neurochirurgo si avvale inoltre del microscopio operativo, insostituibile nelle fasi microscopiche della decompressione mielo-radicolare.

Il risultato finale, se vagliato in modo categorico nel porre l’indicazione chirurgica, è ottimale.

Si sottolinei, inoltre, quanto importante sia far comprendere al paziente che questa è solo una parte della strategia terapeutica, posta in atto per consentire al paziente un “nuovo inizio”, una condotta di vita nel futuro possibilmente virtuosa (attività fisica di rafforzamento del rachide).

Neurochirurgia a Parma