Trattamento della colonna dolorosa: in che cosa consiste?
Autore:Scopriamo insieme al Dott. Casimiro Simonetti, specialista in Radiologia Diagnostica ed Interventistica, che cos’è la colonna dolorosa, la sua sintomatologia e come intervenire
Colonna dolorosa: è una patologia molto diffusa?
La colonna dolorosa, conosciuta anche come lumbar back pain, è una patologia estremamente diffusa: secondo gli autori anglosassoni “non esiste un individuo che abbia superato la quarta decade di vita che non abbia avuto almeno un episodio di lumbar back pain".
Questo è il prezzo che l’essere umano deve pagare per la conquista della stazione eretta!
La colonna dolorosa è una patologia caratterizzata appunto da “dolore”, localizzato prevalentemente al tratto lombo-sacrale del rachide (colonna), ma molto frequente anche a carico del rachide cervicale e, in percentuale minore, dorsale, senza irradiazione a distanza dei sintomi come sciatalgia e brachialgia.
È comunissima in Italia, così come in tutti i Paesi nei quali il prolungamento della vita, le abitudini di vita, e non ultimo l’alimentazione, favoriscono questa patologia.
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Quali sono le cause della colonna dolorosa?
La colonna dolorosa è determinata da sollecitazione anomala delle articolazioni interapofisarie, ossia di quelle articolazioni tra una vertebra e la successiva o precedente.
Queste articolazioni sono riccamente innervate e, quindi, forniscono informazioni sulla nostra posizione nello spazio e sulle sollecitazioni a cui la colonna viene sottoposta.
La prevenzione è costituita essenzialmente dall’attenzione che bisogna porre alla propria postura e allo stile di vita.
Esistono, tuttavia, vere e proprie patologie delle articolazioni interapofisarie come l’incongruenza, la lassità o, al contrario, la coalizione articolare. Quest’ultima in particolare è la condizione che si riscontra più frequentemente nella degenerazione spondilosica, ossia l’artrosi della colonna. Tuttavia, in questo caso, non si ritiene corretto parlare di “patologia”, visto che i fenomeni di condropatia artrosica sono comuni a tutti gli esseri umani che hanno la fortuna di vivere a sufficienza!
Quali sono i sintomi più comuni della colonna dolorosa?
Il sintomo è il dolore: gravativo, urente, localizzato.
Può manifestarsi prevalente al risveglio, alla ripresa delle normali attività, e questo si verifica soprattutto nelle alterazioni degenerative-artrosiche (in questi casi la prosecuzione delle normali attività spesso comporta un'attenuazione dei sintomi); oppure può progressivamente peggiorare nel corso della giornata, soprattutto durante l’attività lavorativa, in particolare se quest’attività comporta posture errate e/o forzate (e questo si verifica soprattutto nelle alterazioni posturali e/o nelle microinstabilità articolari).
È possibile curare la colonna dolorosa?
La colonna dolorosa beneficia soprattutto dei trattamenti fisici-conservativi: un adeguato planning fisiatrico e il relativo programma fisioterapeutico possono contrastare efficacemente la colonna dolorosa, ma devono essere seguiti per un periodo di tempo protratto, a volte continuo, per poter ottenere un risultato duraturo.
Purtroppo spesso appaiono inefficaci, perché il paziente sofferente si pone inconsciamente in un atteggiamento “difensivo” e non esegue in modo corretto la terapia fisica.
È indispensabile eliminare o attenuare significativamente la sintomatologia dolorosa, e a questo scopo la Radiologia Interventistica è in grado di ottenere ottimi risultati con differenti metodiche.
Il dolore da sollecitazione e/o infiammazione della cartilagine articolare e delle capsule articolari può essere trattato con approccio percutaneo, sotto guida Fluoroscopica o TC, raggiungendo in modo selettivo e millimetrico le articolazioni e inoculando all’interno delle articolazioni stesse dei farmaci che risolvono la flogosi (infiammazione) e migliorano lo “scorrimento” articolare, allo stesso tempo aiutano la riparazione della cartilagine articolare.
Invece, nei casi in cui si riscontri una microinstabilità, è possibile, sempre con approccio percutaneo, e quindi microinvasivo, “stabilizzare” quelle articolazioni con dei sistemi di dimensioni estremamente ridotte, biocompatibili e rimovibili in caso di necessità.
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