Un passo in avanti nella lotta all'AIDS

Un passo in avanti nella lotta all'AIDS

Editato da: Serena Silvia Ponso il 01/08/2023

Negli ultimi anni la ricerca sulla cura dell'AIDS ha fatto molti passi in avanti, portando alla sperimentazione di diversi vaccini pensati per prevenire il virus dell’HIV che, se non trattato, può portare all’AIDS. Purtroppo, però, nessuno di questi ha ottenuto i risultati sperati, ma la ricerca non si ferma. Delle ultime scoperte ce ne parla il nostro esperto in Malattie infettive, il Dott. Antonio Davì

Che cos’è l’AIDS? Come si trasmette la malattia?

La Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, meglio nota come AIDS, è una malattia infettiva che interessa oltre 34 milioni di persone nel mondo e che insorge a causa del virus HIV, la cui azione consiste nel ridurre le difese immunitarie dell’organismo distruggendo le cellule CD4, pensate appositamente per difendere il corpo da eventuali infezioni.

Il virus dell’HIV si trasmette per via sessuale durante i rapporti non protetti in qualsiasi stadio della malattia, oppure attraverso il contatto con il sangue (es. uso di aghi in comune in caso di uso intravenoso di droghe), o ancora tra madre e figlio durante la gravidanza o allattamento.

Perché continuano a fallire i vaccini per l’HIV?

L’ultimo fallimento risale all’inizio del 2023, che si somma a tutti gli altri vaccini che sono stati creati dopo la scoperta della malattia nel 1981. Ma perché è così difficile creare un vaccino efficace per combattere l’AIDS?

Una spiegazione in realtà c’è: il virus dell’HIV è così mutevole che la proteina grazie alla quale si diffonde (Gp120) ha una variabilità più ampia rispetto alla proteina Spike di SARS-CoV2. Dunque, è davvero difficile stimolare la produzione di anticorpi che siano in grado di bloccare definitivamente questa proteina. Anche l’assenza di modelli animali su cui testare il vaccino non aiuta. Lo ha affermato il primario di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, la Prof.ssa Antonella Castagna.

Quali sono le ultime scoperte?

Negli ultimi anni sono state messe a punto diverse linee di ricerca pensate per perfezionare meccanismi molecolari al fine di riattivare il virus all’interno del circolo linfatico e sanguigno, ma la scoperta più recente è stata la caratterizzazione di una molecola nuova (YSE028), al fine di riattivare l’HIV presente nelle cellule riserva in forma latente e la proteina chinasi C.

Della funzione attivatoria di questa molecola, derivata dal composto DAG-lattone e impiegata anche per il trattamento sperimentale della malattia di Alzheimer. se ne parla in uno studio pubblicato sull’European Journal of Medicinal Chemistry.

Stando a questo studio, osservando in laboratorio un modello cellulare la molecola YSE028 e composti analoghi hanno determinato un’evidente riattivazione virale. Di conseguenza, le cellule che ospitavano l’HIV in forma latente potevano essere distrutte e quindi il virus rilasciato all’esterno poteva essere aggredito dai farmaci anti-virali.

Questa molecola potrebbe dunque offrire nuovi progressi verso il trattamento contro l’HIV, ma solo dopo protocolli terapeutici adeguati e ulteriori conferme in laboratorio.

Malattie infettive a Modica