Apologia dell'imperfezione

Apologia dell'imperfezione

Editato da: Marta Buonomano il 25/05/2021

L’uomo è un essere imperfetto: il Prof. Giuseppe Staffolani, esperto in Psicologia e Psicoterapia a Bologna, ci spiega per quale motivo, durante la nostra vita, rincorriamo il concetto di perfezione

Nulla è perfetto

Tutti sanno che gli esseri umani, come gli animali, i vegetali e tutto ciò che in natura nasca sono imperfetti, nel senso che tutto ciò che è in crescita è incompiuto finché non consegue il proprio naturale sviluppo.

In tal senso l'imperfezione non è un'anomalia, ma uno status momentaneo di ogni individuo diventerà definitivo man mano che l'esperienza lo forma nella fisicità, nel carattere e nella personalità.

Noi umani conosciamo la nostra imperfezione perché la cultura ci ha insegnato che esiste uno stato esistenziale, bramato e ambito, che si chiama perfezione; difficile, se non impossibile raggiungere, perché quello, appartiene un altro mondo governato dalla pura fantasia o da un Dio che diventa meta delle persone molto credenti.

La costante ricerca della perfezione

Ragazza di spalle con le bracce aperte che ammira un panorama di campagna al tramontoL'idea di un Dio assoluto, sciolto dagli intrighi delle cose umane, è stata una grande scoperta per l'umanità, perché in essa è stato inserito il concetto di perfezione che, sebbene non si raggiunga mai, funge da impulso a cambiare e a trasformarsi in qualcosa di diverso da ciò che si è, dando origine al cambiamento che, com'è noto, conduce l'individuo a migliorare o peggiorare se stesso.

Tenendo presente tale considerazione, ogni persona, temendo di diventare peggiore, è spinta a prendere la strada opposta pur ammettendo che non sempre questo gioco della vita riesce, perché il peggio esiste nell'animo umano e, in genere, si realizza in chi non desidera il meglio.

Perché ci spaventa sentirci imperfetti?

Lo stato dell'imperfezione fa paura a chi non si accetta e a chi non sa amare, perché costoro non vedono la propria realizzazione futura; rende, invece, felice chi segue il sogno di un domani radioso e chi aspira a completare il proprio ciclo di sviluppo per godersi i livelli più alti dell'amore e della propria concretizzazione. 

In poche parole: se non vedi il futuro per immetterti nella traccia di una vita perfettibile, non hai ragione neanche di migliorare te stesso.

Personalmente, io non vorrei mai raggiungere la mia perfezione perché una volta conquistata, non saprei cosa fare per tutto il resto della mia vita.

L'idea di essere perfetto mi sconvolgerebbe perché la perfezione mi immetterebbe nel mondo ideale, dove non ci sono più gli umani con i quali confronto le mie alienazioni. Mi sentirei completamente isolato.

L’inesorabile scorrere del tempo

Eva, ad esempio, posta in un mondo delle beatitudini eterne (il più alto grado della perfezione), disobbedendo scelse di diventare imperfetta per partorire con tutti i dolori delle donne comuni.

Anche Adamo si giocò la sua fortuna per una mela, forse perché aveva capito che lì, gli mancavano le aspirazioni a fare qualcosa per vincere la noia.

Quel mondo gli appariva ingannatore, illusorio e mistificato, in poche parole triste, perché il tempo non può essere fermato nella contemplazione della pura bellezza che, purtroppo, anch'essa degenera.

Il tempo scorre, cambia le cose, muove gli amori, muta i sentimenti, promuove le passioni e anima la vita, ma non può impedirne il decadimento, perché il concetto dell'involuzione fa parte della vita tanto quanto il concetto dell'evoluzione.

Psicologia a Bologna