BPCO: natura e cause

BPCO: natura e cause

Editato da: il 04/05/2020

Che cosa determina le differenze di comportamento che fanno sì che questa malattia possa essere più o meno aggressiva? Non si può rispondere in modo comprensibile a questa domanda se non si stabilisce in primo luogo quale ne è la natura e quali le cause. Ne parla il Dott. Angelo Albano, esperto in Medicina Interna e Pneumologia a Torino

La BPCO è una malattia infiammatoria…

Il processo patologico fondamentale è un’infiammazione, o meglio uno stato infiammatorio che, una volta innescato, si mantiene da solo anche nel caso in cui venga a cessare lo stimolo nocivo che lo ha provocato. L’infiammazione è il processo fondamentale che si verifica ogniqualvolta il nostro organismo subisce un danno; si tratta di un insieme di reazioni che si verificano con un processo di amplificazione “a cascata” il cui esito finale comporta la liberazione di radicali liberi, sostanze estremamente dannose perché fortemente reattive.

All’interno di un tessuto biologico a essere colpite saranno principalmente le cellule che possono giungere alla morte o riportare alterazioni potenzialmente in grado di innescare processi di trasformazione neoplastica. Come ormai ben sappiamo, gli stati infiammatori cronici e il cancro intrecciano rapporti piuttosto stretti tra loro.

L’infiammazione si deve dunque considerare non solo come frutto di un evento lesivo, ma anche come causa di danno essa stessa. Nel caso in cui lo stimolo nocivo cessi, il danno viene riparato e il processo infiammatorio si spegne; se perdurante, lo stato infiammatorio può assumere il carattere di un processo cronico perché si innescano meccanismi che lo automantengono.

… che coinvolge l’intero organismo

È interessante notare come i dati provenienti dal mondo della ricerca sulla BPCO indicano come questo stato infiammatorio coinvolga l’organismo nella sua interezza.

Tale visione può spiegare la ragione per la quale il 60% di questi malati soffre contemporaneamente di altre malattie (“comorbidità”) e che queste malattie sono in gran parte riconducibili a alterazioni del metabolismo (trattandosi di cardiopatie, diabete, vasculopatie). All’elenco occorre aggiungere anche la depressione.

D’altra parte converrete che è piuttosto difficile coltivare la serenità e il buon umore quando attività minime come l’alzarsi dalla poltrona e fare quattro passi per andare alla finestra o salire una rampa di scale per tornare a casa diventano sforzi insostenibili: il respiro manca e non si sa dove andarlo a prendere, il cuore sembra scoppiare nel petto e non si può far altro che fermarsi.

Quali sono le cause della BPCO?

La domanda che dovrebbe ora sorgere spontanea riguarda le cause di questa afflizione. Cos’è dunque che scatena questa risposta infiammatoria sistemica? Ciò che sappiamo è che questa malattia è causata da una cronica esposizione a sostanze broncoirritanti. La mucosa di rivestimento dell’apparato respiratorio costituisce una barriera che separa l’ambiente interno da quello esterno; se l’aria che respiriamo contiene sostanze nocive essa ne viene danneggiata e si produce una risposta infiammatoria. Diamo ora un’occhiata a quali sono queste sostanze broncoirritanti e, più in generale, a quali condizioni la BPCO mostra di essere associata.

Il fumo di sigaretta

Il fumo di sigaretta attivo e passivo è indiscutibilmente la principale causa della BPCO ritrovandosi nell'80% circa dei casi. La composizione delle sostanze che si liberano dalla combustione del tabacco e l’alta temperatura a cui vengono inalate generano lo stato infiammatorio che abbiamo visto essere la condizione che permette lo sviluppo della malattia.

Il profilo più a rischio è quello di un fumatore maschio di età compresa tra i 55 e i 64 anni che vive in città, ed è quindi esposto anche agli inquinanti ambientali urbani; per questo tipo di persona, la probabilità di sviluppare la malattia entro i 10 anni a venire si stima essere tra il 20% e il 40 % (rischio alto). Se quell’individuo è (o è stato) professionalmente esposto a sostanze dannose per l’apparato respiratorio,la probabilità supera il 40% (rischio molto alto), il che è più o meno come gettare una moneta: testa o croce?

Nelle stesse condizioni le probabilità di ammalarsi dei non fumatori sono rispettivamente del 10-20% (rischio moderato) per la sola esposizione ambientale, e del 20-40% in presenza di esposizione combinata ambientale/lavorativa.

L’esposizione professionale

L’esposizione professionale avviene quando si è a contatto con polveri organiche (agricoltura, allevamento di animali) e con vapori, gas o polveri inorganiche, come avviene nei settori industriali della metalmeccanica, delle materie plastiche, nelle concerie, nel comparto tessile, in quello edile e estrattivo, nella produzione e trasformazione degli alimenti e nell’autotrasporto. Di tutti i casi che non sono attribuibili al fumo, sono quasi sempre le condizioni di lavoro la causa della malattia, particolarmente se associate al rischio ambientale.

L’inquinamento ambientale

L’inquinamento ambientale nei paesi industrializzati gioca un ruolo ormai incontrovertibile nella genesi della BPCO. L’effetto dannoso di sostanze come il biossido d’azoto (NO2), dell’anidride solforosa (SO2) e dei particolati (o polveri sottili) è fatto ormai ampiamente noto.

Ciò che invece non gode di altrettanta pubblicità è che, se suddividiamo l’ambiente in aree (urbane, rurali etc) e luoghi confinati (abitazioni, uffici e luoghi di lavoro, mezzi di trasporto pubblici, sedi di comunità etc), molti resteranno sorpresi nello scoprire che sono proprio i luoghi confinati, le nostre case in particolare, a ospitare più volentieri la maggior concentrazione di queste sostanze.

In un elenco non esaustivo il fumo di sigaretta, l’uso del GPL per la cucina o del kerosene per il riscaldamento, il traffico autoveicolare, sostanze adesive, pitture, arredamenti, resine isolanti, composti organici volatili (VOC), sostanze emesse da solventi e vernici, stampanti e fotocopiatrici ne sono i principali costituenti.

Fattori genetici

È del tutto assodato che la carenza geneticamente indotta (deficit ereditario) dell’enzima alfa 1-antitripsina comporta una probabilità di contrarre la malattia tanto maggiore quanto più marcato è il deficit di questo enzima: in pratica, chi ne è totalmente privo ha una probabilità elevatissima di ammalarsi, soprattutto se fumatore.

Fattori che influenzano la crescita e lo sviluppo dei polmoni durante la gestazione e l’infanzia

Un basso peso alla nascita, frequenti infezioni respiratorie, un'alimentazione carente (soprattutto di frutta), il fumare durante la gravidanza, il vivere in ambiente insalubri sono tutti altrettanti fattori di rischio accertati per la BPCO.

Pneumologia e Malattie Respiratorie a Candiolo