Cataratta: l'opacizzazione del cristallino

Cataratta: l'opacizzazione del cristallino

Editato da: Marta Buonomano il 13/04/2024

"È come osservare il mondo sott'acqua": questa è la definizione che molti pazienti danno quando provano a descrivere la senzazione visiva data dalla cataratta. Il Dott. Giuseppe Spagnolo, esperto di Oculistica a Roma, ci parla di questa patologia dovuta all'opacizzazione progressiva del cristallino

Cos’è la cataratta?

Se paragoniamo l'occhio umano ad una telecamera, il cristallino ne costituisce la lente obiettivo interna (quella esterna è costituita dalla cornea). Quando questa lente non è perfettamente trasparente, si parla di cataratta. Se questa situazione riduce l'acutezza visiva, si pone l'indicazione chirurgica.

Quali sono i principali sintomi della cataratta?

Il sintomo principale è la diminuzione dell’acutezza visiva. Ulteriori disturbi possono essere:

  • Fotofobia (fastidio all'esposizione alla luce)
  • Difficoltà nella visione notturna
  • Modifica della correzione ottica

Nella maggioranza dei casi lo sviluppo della cataratta è legato al processo di invecchiamento ed alla familiarità. Più rare, ma non eccezionali, sono le cataratte che si sviluppano più precocemente, anche a 35/40 anni. Diverse sono le cataratte congenite, presenti alla nascita o sviluppate entro le prime settimane di vita, su base malformativa. Alcune condizioni generali, come diabete e terapie cortisoniche prolungate, o locali, ad esempio miopia elevata e traumi diretti, facilitano l'insorgenza della cataratta.

 

Come viene diagnosticata la cataratta?

La diagnosi avviene nel corso della visita oculistica, generalmente richiesta perché il paziente ha notato problemi visivi. Più raramente può essere il reperto occasionale di una visita di controllo. La visita mira a valutare l'importanza della cataratta, la presenza di eventuali patologie associate e la valutazione delle situazioni che possono influenzare le eventuali indicazioni e tecniche chirurgiche.

Trattamento della cataratta

L'indicazione chirurgica si pone nel momento in cui il paziente avverte i fastidi visivi interpretati come conseguenza della cataratta. Non vale il vecchio concetto della "maturazione": l'intervento viene consigliato in base ai disturbi soggettivi e alla diagnosi. Anzi, con le tecniche attuali l'intervento è più facile e veloce se il cristallino catarattoso non è troppo duro. La tecnica quasi universalmente applicata è quella di estrazione extracapsulare mediante facoemulsificazione. Mediante una piccola incisione (meno di 3 millimetri), con l'uso di una sonda che emette ultrasuoni (facoemulsificatore) si aspira il cristallino opacato, preservandone il guscio (capsula). In questo guscio (sacco capsulare) si inserisce il cristallino artificiale. Generalmente è sufficiente un’anestesia locale con colliri anestetici e non occorre sutura. Non occorre ricovero, tranne casi di particolari condizioni di salute generale. In questi ultimi anni sono entrati in servizio apparecchi laser che consentono di effettuare in modo automatico ed estremamente preciso alcuni dei passaggi fondamentali dell'intervento.

Pre e post operatorio della cataratta

La visita oculistica, preliminare all'intervento, è indispensabile per verificare l'indicazione ed evidenziare le condizioni oculari e generali che possano comportare un aumento della difficoltà chirurgica. Momento fondamentale è la cosiddetta biometria, tecnica mediante la quale si calcola il potere diottrico del cristallino artificiale, che va personalizzato per il singolo paziente. Generalmente si impiantano lentine intraoculari che consentono una buona visione da lontano, per la visione da vicino si dovrà ricorrere ai comuni occhiali da presbite. Sarà compito del chirurgo proporre l'impianto di lentine multifocali (che permettono quindi di liberarsi quasi completamente dalla dipendenza da occhiali) a pazienti selezionati. La preparazione diretta all'intervento prevede l'esecuzione di alcuni esami ematochimici e di un videat cardiologico. L'assistenza anestesiologica è assicurata durante l'intervento. Nei giorni precedenti vengono somministrati colliri antibiotici ed antinfiammatori. L'intervento vero e proprio dura circa 15 minuti e richiede la collaborazione del paziente: quando questa non è assicurata, l'anestesista provvede alla sedazione o alla anestesia generale. La convalescenza è molto rapida e non prevede modifiche delle comuni abitudini. La somministrazione di colliri circa tre settimane. A volte, dopo qualche mese o qualche anno, si presentano disturbi simili a quelli iniziali, dovuti ad una opacificazione spontanea del sacco capsulare: si parla quindi di cataratta secondaria. In circa il 5% dei casi si procede alla capsulotomia yag: si tratta di applicare ambulatorialmente un fascio laser che apre una apertura nella capsula posteriore opacata del cristallino originale. Il cristallino artificiale, di materiale sintetico, è praticamente eterno. In alcuni rari casi (traumi, particolari condizioni anatomiche, complicazioni chirurgiche) la lentina oculare può spostarsi dalla sua sede di impianto, fino ad obbligare ad un intervento chirurgico di riposizionamento.

 

Oculistica a Roma