Depressione postpartum: il ladro della maternità

Depressione postpartum: il ladro della maternità

Editato da: Marta Buonomano il 02/06/2019

La Prof.ssa Lucia Maulucci, esperta in Psichiatria a Roma, ci parla di una delle patologie più comuni nelle neomamme: la depressione postpartum

Che cos’è la depressione postpartum?

Si tratta di una patologia frequente, che colpisce dal 7 al 12% delle donne che hanno partorito.

Fino a pochi anni fa la depressione postpartum era “semplicemente” considerata come una sottocategoria dei disturbi depressivi o disturbi dell’umore, distinta da essi unicamente per l’esordio in quel periodo particolare del ciclo vitale della donna che è il postpartum. Si riteneva infatti che non ci fossero elementi specifici che la differenziassero dalle altre forme di depressione: non nella storia familiare e personale, non nelle le manifestazioni cliniche, né nell’evoluzione e nella risposta al trattamento sono le stesse.

Oggi sappiamo bene che la depressione postpartum ha un suo carattere di specificità e originalità e delle caratteristiche cliniche specifiche per cui viene considerata nei principali sistemi classificatori internazionali come un’entità nosografica a sé. Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) utilizza il termine di introdotto, pertanto il termine “depressione perinatale”, Maternal Perinatal Depression (MPD).  

Da cosa è causata?

L’originalità della depressione postpartum è certamente legata al periodo di insorgenza, ovvero quando il passaggio alla genitorialità richiede un profondo e dispendioso lavoro psichico da parte della donna: un lavoro su se stessa, sulle proprie risorse, sulle proprie emozioni e sulle proprie capacità relazionali.

A differenza di quanto accade per la Postpartum Blues (o Baby Blues), fattori biologici o neuroendocrini non incidono sulla depressione postpartum, mentre quelli ambientali hanno una grande rilevanza: condizioni di vita stressanti, condizioni socioeconomiche sfavorevoli, relazioni coniugali insoddisfacenti (sebbene altri studi abbiano dimostrato che sia la depressione a causare disarmonie coniugali), conflitti irrisolti o relazioni difficili con la famiglia d’origine. La si riscontra frequentemente in donne che hanno le madri lontane o morte. Sono inoltre più a rischio le donne che in passato hanno sofferto di disturbi dell’umore, di lievi disturbi depressivi in gravidanza o che hanno affrontato problemi legati al bambino come patologie organiche.

Come si manifesta la depressione post-partum?

Le caratteristiche principali della depressione postpartum sono l’esordio e la durata: essa infatti insorge due mesi dopo il parto e può prolungarsi fino al primo anno di vita del bambino e la sintomatologia dura almeno due settimane e coinvolge in modo continuativo la paziente. Tali criteri sono essenziali per distinguere la depressione postpartum dalla postpartum blues e dalla comune iperemotività, insicurezza ed ansia che insorgono nella cura del bambino piccolo. I principali sintomi della PPD sono:

  • Disturbo dell’umore: costante sentimento di tristezza poco modificabile dagli eventi esterni e che persiste anche quando la mamma parla del suo piccolo. Tale sentimento può manifestarsi anche come irritabilità o noia, anche perché spesso la donna non riconosce la depressione;
  • Stanchezza. Può essere ricondotta alla mancanza di sonno, allo stress del parto, alla ripresa del lavoro. Le madri si sentono senza energie, con “le batterie scariche” ed incapaci di svolgere i compiti anche più semplici;
  • Assenza di motivazione e di piacere nel fare le cose, nei riguardi del bambino ma anche nei riguardi di se stesse, del mondo esterno e della vita professionale;
  • Bassa autostima: le donne si sentono incapaci, senza valore, colpevoli di tutto ciò che non va nel loro piccolo e non provano piacere nel prendersi cura di lui. Anche la relazione con il coniuge ne risente, in quanto non si sentono aiutate dal partner ma allo stesso tempo non sono capaci di accettare l’aiuto quando viene offerto;
  • Disturbi della concentrazione;
  • Disturbi del sonno, calo dell’appetito e del desiderio sessuale. Il disturbo del sonno non è legato ai risvegli provocati dal bambino e consiste in difficoltà nell’addormentarsi, risvegli precoci e ruminazione ansiosa. Inoltre, non è raro assistere anche ad un dimagrimento eccessivo. L’ipersonnia e l’iperfagia sono condizioni più rare;
  • Somatizzazioni: spesso il malessere delle madri può esprimersi attraverso cefalee, dolori muscolari, disturbi gastrointestinali, ecc;
  • Ansia: spesso è concentrata sul bambino e può essere accompagnata da fobie di impulso, ovvero all’angoscia di poter, in preda ad un impulso incontrollato, nuocere al bambino.

Non si tratta di “postartum blues” né di psicosi del postpartum

La postpartum blues insorge nei primi cinque giorni dopo il parto per scomparire spontaneamente in una settimana e colpisce il 50-70% delle donne. Assieme a fattori psicologici e ambientali, nell’esordio della patologia hanno un ruolo determinante fattori ormonali e neuroendocrini. Se la postpartum blues dura più di 10 giorni, può essere considerata l’esordio precoce di una depressione postpartum.

La psicosi del postpartum è una grave patologia piuttosto rara che tende a manifestarsi, nella metà dei casi, durante la prima settimana, altrimenti nei primi mesi dopo il parto. È caratterizzata da gravi sintomi dissociativi quali stati confusionali, alterazioni della coscienza e del pensiero fino al delirio. Il rischio di suicidio o infanticidio è alto e, nel 10-15% dei casi, rappresentano il primo episodio di una psicosi cronica o di un disturbo bipolare.

Decorso e trattamento della depressione postpartum

L’originalità di questa patologia, rispetto alle altre forme di depressione, si riscontra anche nella facilità e rapidità di risoluzione, se trattata tempestivamente e in maniera adeguata.

Il trattamento della depressione postpartum è semplice e generalmente di breve durata: la psicoterapia focale breve centrata sui vissuti della madre, sulla crisi evolutiva che diventare madre inevitabilmente comporta, sull’accesso alla genitorialità e sulla relazione con il bambino, porteranno nella maggior parte dei casi ad una risoluzione della patologia. In casi particolari, il medico potrà valutare la necessità di una terapia farmacologica di supporto al percorso psicoterapeutico.

Depressione postpartum: un ladro che ruba la maternità

La depressione postpartum, definita da Georgiopoulos nel 1999 “un ladro che ruba la maternità”, è una patologia altamente invalidante che causa molta sofferenza alla donna: può avere ripercussioni sulla relazione di coppia e può creare disarmonie nella relazione madre-bambino che possono esitare, nel neonato, in disturbi dell’attaccamento, disturbi del sonno e dell’alimentazione, malattie psicosomatiche e depressioni infantili. A volte, purtroppo, la concretezza dei bisogni legati al bambino spesso occulta il disagio psicologico; in questi casi la depressione postpartum tenderà a risolversi spontaneamente col passare del tempo ma non senza ripercussioni sulla relazione madre-bambino, sullo sviluppo psicologico del bambino stesso e sulla coppia. Per questi motivi è necessario che l’intervento sia precoce ed adeguato.

Psichiatria a Roma