Dito a scatto: l’intervento chirurgico

Dito a scatto: l’intervento chirurgico

Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

Il dito a scatto è una patologia dolorosa che non permette la normale mobilità delle dita della mano. Il Dott. Paolo Titolo, Ortopedico specializzato in Chirurgia della Mano, ce ne parla in quest’articolo

 

 

1) Cosa s’intende per dito a scatto?

Il dito a scatto, definito in termini tecnici come tenosinovite stenosante, è una patologia che colpisce i tendini flessori della mano.

Nello stadio iniziale della malattia, il dolore è localizzato nel palmo della mano quando si flettono e si estendono le dita. Quando si aggrava, invece, il dito si blocca in flessione rimanendo piegato verso il palmo, ed il più delle volte è necessario aiutarsi con l’altra mano per raddrizzarlo.

Il sintomo principale è il dolore che si prova quando il dito scatta dalla posizione di flessione a quella di estensione, cioè quando il dito da piegato torna dritto.

È una patologia che può colpire bambini e adulti di tutte le età, anche se il dito a scatto si manifesta più frequentemente nelle donne.

 

2) Dito a scatto: quali sono le cause?

I tendini flessori connettono i muscoli dell’avambraccio con le ossa delle dita (falangi). Nelle dita si trovano dei canali fibrosi, le pulegge, dentro cui scorrono i tendini che, mediante la presenza di queste “guaine”, rimangono appena sopra il piano delle ossa consentendo il movimento di flessione delle dita.

Quando lo spessore del tendine aumenta o quando la puleggia non è abbastanza larga da consentire lo scorrimento del tendine senza sfregamenti, allora si presenta il dolore. Il tendine, sfregando contro la puleggia, s’infiamma, si gonfia e causa il blocco del dito. Per “sbloccarlo”, il paziente deve tirare il dito, il che causa un forte dolore.

Nei bambini, invece, il dito a scatto è spesso congenito e il problema può manifestarsi fin dai primi mesi di vita.

L’ispessimento del tendine può anche non avere una causa precisa, anche se generalmente è determinata da movimenti ripetitivi delle dita che aumentano l’attrito del tendine contro la puleggia, causando l’infiammazione ed il dolore.

Un importante fattore di rischio è rappresentato dal diabete.

 

3) Come si interviene nei casi più lievi?

Dopo la diagnosi, che viene effettuata attraverso l’ecografia e, nei casi dubbi, con la risonanza magnetica, si può optare per diversi trattamenti:

  • Nei casi meno gravi, può bastare un po’ di riposo: evitare, quindi, il lavoro manuale e ripetitivo;
  • La terapia farmacologica prevede la somministrazione di antinfiammatori;
  • Possono rivelarsi utili le infiltrazioni, cioè le iniezioni di corticosteroide all’interno della puleggia. Queste, infatti, riducono l’infiammazione e l’ispessimento del tendine. Inizialmente l’infiltrazione può addirittura provocare ulteriore dolore, ma dopo 24-48 ore spesso si risolve il problema del dito a scatto.

 

4) Quando, invece, il dito a scatto richiede una terapia più importante?

Se i trattamenti non hanno efficacia o il problema è particolarmente grave, allora bisogna intervenire chirurgicamente.

L’operazione, che viene eseguita in anestesia locale, inizia con una piccola incisione, attraverso la quale si aprirà la puleggia e si libererà il tendine.

Il paziente può già ricominciare a muovere normalmente le dita subito dopo l’intervento, ma in alcuni casi può essere necessaria la fisioterapia. I punti vengono tolti dopo circa 10 giorni

 

5) Ci possono essere complicanze dopo l’intervento?

La complicanza più comune è il dolore nella zona della cicatrice, che va prevenuto con massaggi ed esercizi appositi.

In rari casi si può presentare la cosiddetta sindrome regionale complessa, o algoneurodistrofia: il paziente prova dolore spontaneo o di un’intensità esagerata rispetto al trauma che l’ha causato. La diagnosi tempestiva può aiutare a curare tempestivamente questa complicanza. 

Ortopedia e Traumatologia a Torino