Diverticoli e polipi: sono correlati?

Diverticoli e polipi: sono correlati?

Editato da: il 13/04/2024

Diverticoli e polipi: stessi sintomi per patologie (leggermente) diverse. Il Prof. Sergio Morini, esperto in Gastroenterologia a Roma, illustra le differenze e come avviene la diagnosi

 

Cosa sono i diverticoli?

Con il progredire dell’età si possono creare nel colon delle modificazioni della parete che ne alterano la funzionalità. L’aumento di pressione all’interno del lume “spinge” la mucosa verso l’esterno formando i diverticoli. Rari prima dei 40 anni, si riscontrano nel 70%-80% delle persone di età avanzata. Nei paesi occidentali iniziano quasi sempre nel colon sinistro (sigma). Nella maggior parte dei casi questo processo è completamente asintomatico (diverticolosi) ma a volte può insorgere un dolore transitorio nella parte sinistra dell’addome. Solo raramente i diverticoli si infiammano causando dolore prolungato e febbre (diverticolite) che, a sua volta, può complicarsi con perforazione. Altre complicazioni sono la stenosi ed il sanguinamento.  A volte si attribuiscono alla diverticolosi sintomi di intestino irritabile (dolore addominale collegato alla defecazione; alterazione del ritmo e forma delle feci; gonfiore addominale, ecc). 

Cosa sono i polipi?

I polipi adenomatosi sono neoformazioni, benigne, che si formano per un difetto nella regolazione della proliferazione delle cellule. Nella maggior parte dei casi sono di piccole dimensioni – meno di un centimetro - e assolutamente asintomatici; tuttavia possono aumentare ulteriormente e presentare caratteri di malignità: le cellule, cioè, acquistano la capacità di infiltrare la parete in profondità e penetrare nei vasi sanguigni. In questi casi è necessario un intervento chirurgico. Il rischio di sanguinamenti è proporzionale alla loro dimensione, sede e tipologia. 

Diverticoli e polipi possono essere correlati?

Essendo due condizioni frequenti nell’età avanzata si dibatte se la loro associazione sia casuale o ci sia un legame. I risultati degli studi sono ancora controversi anche perchè fattori genetici o ambientali (alimentazione, fumo, farmaci, flora batterica ecc) possono influire diversamente sulle due patologie nelle varie popolazioni. 

La colonscopia diagnostica: a cosa serve?

La colonscopia è una tecnica fondamentale nella diagnosi delle malattie del colon e dell’ileo teminale. Sintomi quali diarrea, sanguinamento, dolore o comparsa di stipsi, possono rivelare coliti, danni da farmaci, alterazioni diverticolari, polipi, tumori, ecc) confermati dalle biopsie. I più recenti strumenti consentono anche di diagnosticare la natura dei polipi mediante ingrandimenti e colorazioni elettroniche. 
Nello screening del tumore al colon, la colonscopia consente non solo una diagnosi precoce del tumore ma anche la rimozione dei polipi neoplastici ed ha contribuito significativamente alla riduzione del cancro del colon. Le persone a rischio elevato (sanguinamento o modificazioni dell’evacuazione; storia familiare o personale di polipi o tumore; diagnosi di colite ulcerosa o Malattia di Crohn del colon di vecchia data) devono sottoporsi direttamente alla colonscopia che, se negativa, andrà ripetuta dopo 10 anni (per le coliti infiammatorie croniche gli intervalli sono più brevi). La colonscopia è necessaria, inoltre, nelle persone a rischio standard, asintomatiche, nelle quali il test del sangue occulto nelle feci risulta positivo.

La colonscopia operativa: quando viene consigliata?

La colonscopia operativa consente il trattamento di molte patologie che una volta richiedevano la chirurgia: asportazione di polipi, arresto di sanguinamenti, dilatazioni, inserimento di protesi per assicurare il transito intestinale, ecc.  possono essere effettuati ambulatoriamente.

Editor: Valerio Bellio

Gastroenterologia a Roma