Dolore Cronico e Dolore Acuto: cosa li distingue e come curarli

Dolore Cronico e Dolore Acuto: cosa li distingue e come curarli

Editato da: Marta Buonomano il 13/04/2024

Il Dott. Claudio Dell’Anna, specialista in Neurologia a Roma ed esperto in Dolore, ci spiega le differenze tra dolore cronico e acuto e quali sono le migliori terapie per curarli

Dolore Acuto: cos’è e cosa lo provoca?

Quando ci colpisce uno stimolo nocivo (trauma, atto chirurgico, ustione, batteri, ecc.) le cellule immunitarie attivano una risposta infiammatoria che libera “mediatori chimici”. Questi eccitano i nervi sensitivi vicini che iniziano a trasmettere il segnale del dolore. È perciò dall’interazione tra attività nervose ed attività immunitarie che scaturisce il dolore acuto (quello che ci affligge dopo un’estrazione dentaria, una frattura, uno strappo muscolare o un’ustione) e se tale interazione si risolve velocemente esso passa in fretta. Antinfiammatori, antidolorifici e ghiaccio possono tornare utili. Sopportare a oltranza un dolore acuto per non assumere farmaci non è sempre una buona idea: può trasformarsi in dolore cronico e, in tal caso, saremmo costretti a curarci per il resto della vita.   

Cosa possiede di diverso il Dolore Cronico da quello Acuto?

Anzitutto è il “fattore tempo” a fare la differenza tra dolore cronico ed acuto perché è il persistere dell’interazione neuro-immunitaria che cronicizza il dolore. Il problema spesso inizia dal fronte nervoso. Se lo stimolo dei mediatori chimici persiste si genera nei nervi una stabile eccitazione, detta “sensitizzazione”, che attiva due processi: la trasmissione di segnali dolorifici amplificati e, allo stesso tempo, la stimolazione di quelle cellule immunitarie che avevano iniziato il processo con il rilascio dei mediatori chimici. Si tratta perciò di un’interazione neuro-immunitaria a “circolo vizioso”, strutturata per autoalimentarsi con modalità che ricordano il moto perpetuo degli orologi a pendolo.

Dolore cronico ed acuto: la differenza risiede solo nel fattore tempo?

Decisamente no. Il persistere del “circolo vizioso” determina due conseguenze. Anzitutto il suo moto circolare attrae un numero sempre maggiore di elementi e chi, per esempio, iniziò a lamentarsi per una lesione a un ginocchio inizia poi a soffrire anche di dolore alla schiena e al piede dell’arto sano. I muscoli sul lato del ginocchio perdono tono e forza, mentre quelli sul lato che sopporta il maggior carico sono contratti e accorciati. Iniziato da un distretto periferico il vortice della cronicità ha così progressivamente trascinato un numero crescente di elementi e, col tempo, all’iniziale carattere “neuropatico” del dolore si è magari sovrapposto anche quello miofasciale. Nelle forme acute si riconosce una sola causa mentre possono essere vari e numerosi i fattori che alimentano il dolore nello stato di cronicità. Ci troviamo di fronte a una realtà complessa ed in costante evoluzione. Un ulteriore aspetto del dolore cronico è che può sganciarsi dalla causa da cui si è originato e persistere autonomamente grazie ai descritti circoli viziosi di autoperpetuazione, pertanto esso non richiede quasi mai una terapia causale ma piuttosto un approccio che comprenda la sua complessità e che intercetti gli elementi che lo perpetuano. Il dolore cronico può associarsi a malattie infiammatorie e degenerative croniche e divenirne il sintomo principale ma talvolta trae origine dalle stesse cause che generano il dolore acuto (che, per questo motivo, non va mai sottovalutato). Non è superfluo ricordare che le interazioni neuro-immunologiche a circolo vizioso come quelle descritte non sono soltanto alla base del dolore cronico ma anche di numerose altre malattie croniche non caratterizzate da dolore.  

Come curare un nemico agguerrito e complesso come il Dolore Cronico?

Il dolore cronico procura fatalmente grande sofferenza umana poiché comporta invalidità, depressione dell’umore ed impoverimento della vita sociale. Esso rappresenta anche un grave problema sociosanitario e l’importanza che oggi gli viene riconosciuta ha sollecitato l’istituzione di numerosi centri per la Terapia del Dolore. La sua natura complessa richiede che l’iter diagnostico e le strategie terapeutiche siano affidate a medici competenti e padroni di un ampio ventaglio di strumenti: farmaci antinfiammatori ed antidolorifici, terapie riabilitative e manipolative. Ove queste risultino insufficienti si fanno apprezzare per efficacia, sicurezza e versatilità le forme di Neuromodulazione come la Neuralterapia con anestetici locali che, intervenendo sui principali elementi costitutivi dei menzionati circoli viziosi, non di rado conducono a risultati importanti e stabili.

 

 

Editor: Marta Buonomano

Neurologia a Roma