Embolismo Venoso: un rischio più elevato per i pazienti sopposti i chirurgia ortopedica

Embolismo Venoso: un rischio più elevato per i pazienti sopposti i chirurgia ortopedica

Editato da: Marta Buonomano il 13/04/2024

Il Dott. Giancarlo Gemelli, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Messina, ci spiega come i pazienti che si sono sottoposti a chirurgia ortopedica corrano un rischio più altro di embolismo venoso

 

La precisione ed affidabilità raggiunta dai trattamenti chirurgici ortopedici a carico delle ginocchia e delle anche è oggi in grado di riportare i pazienti ad una qualità di vita ottimale evitando possibili conseguenze invalidanti e problemi non sono a livello fisico-psicologico, ma anche socio-economici. Nonostante questi grandi avanzamenti nel trattamento chirurgico di queste patologie, ancora troppo frequenti sono gli episodi di embolismo venoso che colpiscono i pazienti a seguito della lunga degenza.

Che cos’è la Trombosi Venosa Profonda?

Una delle malattie più frequenti in campo della chirurgia ortopedica è la Trombosi Venosa Profonda. La Trombosi Venosa Profonda degli arti inferiori è infatti una patologia sanitaria di notevole rilievo. Secondo alcune statistiche la TVP colpisce ogni anno fino a 150 volte ogni 100.000 cittadini ogni anno, anche se i dati reali sono sicuramente superiori dal momento che molti sono i casi asintomatici della patologia.
Si tratta di una patologia particolarmente grave che può avere anche effetti letali. A tre mesi dall’insorgenza della TVP, se non vengono prese precauzioni, nel 50% dei casi si presenterà embolia polmonare, la cui incidenza di mortalità si aggira intorno al 33%. La relazione tra le due patologie è tanto stretta che si parla addirittura di Tromboembolismo venoso.
L’ostruzione del circolo venoso profondo, che è conseguenza della Trombosi Venosa Profonda, nel lungo periodo porta allo sviluppo di un’altra patologia, la sindrome PostTrombotica (SPT) che si presenta principalmente con l’ulcera venosa. Quando non vengono rispettate adeguatamente tutte le norme necessarie, i soggetti sottoposti a artroprotesi del ginocchio o dell’anca vanno in contro a tromboembolismo venoso in circa la metà dei casi.

Ebpm: un trattamento dagli ottimi risultati

Benché ogni paziente abbia una determinata possibilità di sviluppare questa patologia a seconda della propria storia personale e familiare, i soggetti che vengono sottoposti a questa tipologia di interventi aumentano il rischio di incorrere in tromboembolismo a causa della durata dell’operazione e del lungo riposo obbligato a letto.
Capire quanto è alto il fattore di rischio è per questo fondamentale per prevenire la patologia. 
La somministrazione di Ebpm (eparine basso peso molecolare), un principio attivo anticoagulante, costituisce un valido aiuto in seguito alla chirurgia dell’anca e del ginocchio per evitare lo sviluppo di tromboembolismo. I migliori risultati vengono generalmente ottenuti quando il trattamento viene prolungato per almeno un mese in seguito alla chirurgia.

L’importanza della diagnosi precoce

Data la serietà della malattia e l’asintomaticità della stessa in molte occasioni, è quindi fondamentale una certa celerità in caso di dubbio clinico.
Quando il paziente è ospedalizzato è infatti ricorrente che non si presentino sintomi evidenti quali un arto ingrossato, ma che si arrivi direttamente allo sviluppo dell’embolia polmonare, che come abbiano già detto, può essere fatale. 
Le nuove tecnologie diagnostiche che utilizzano gli ultrasuoni di cui dispone oggi la medicina sono in grado di fornire grande celerità e precisione, riservando esami più invasivi quali la flebografia solo ove strettamente necessario. In centri specializzati in angiologia o chirurgia vascolare, l’eco-color-doppler, in particolare, è un valido strumento per valutare la presenza di Trombosi Venosa Profonda, sia prossimale che distale e decidere quale terapia sia la più indicata.

Ortopedia e Traumatologia a Messina