Genetica, genitorialità e diritto alla riproduzione

Genetica, genitorialità e diritto alla riproduzione

Editato da: Alice Cattelan il 13/02/2023

La Dott.ssa Alessandra Vucetich, in linea con il precedente articolo riguardo la possibilità di procreazione e fecondazione assistita, ci parla del diritto umano ad essere genitori e alla riproduzione

Genitori solo per... genetica?

Al di là delle leggi, ci sono alcune inevitabili domande. Nella discussione sulla liceità della fecondazione assistita eterologa, che prevede cioè l'utilizzo di uno o entrambi i gameti di donatore estraneo alla coppia, i cattolici sostengono il rispetto della genetica dei genitori. Nella gestazione per altri, e quindi sotto il profilo medico-scientifico, il problema non si pone perché il bambino avrà i geni dei propri genitori, anche se la sua gravidanza l'ha portata avanti un'altra donna.

Ma la questione finisce davvero qui? Chi è madre? Solo colei che trasmette i propri geni?
È una posizione difficile da sostenere, esistendo da sempre molteplici forme di genitorialità che non passano né attraverso forme medicalmente assistite di procreazione né maternità surrogate. D'altra parte, la questione non è così campata in aria, se solo qualche settimana fa il presidente della Regione Lombardia ha sostenuto con forza le ragioni di un bonus bebè non concesso alle famiglie con bambini adottati «perché è una misura per la natalità, non a sostegno della famiglia», suscitando lo sdegno di coppie che si sentono comunque e giustamente «genitori al 100 per cento».

Il diritto umano a diventare genitore

Altra domanda cruciale: i figli sono un diritto? Di nuovo, il quesito esula dall'ambito clinico: la medicina cerca una soluzione a un problema di salute, e non c'è dubbio che la salute - e quindi la soluzione per “quel problema” - sia un diritto della persona. Ma il diritto alla riproduzione è stato ripetutamente sancito anche in ambito internazionale: per esempio, dalla  Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sui diritti dell’uomo, tenutasi a Teheran nel 1968 dove “diritti riproduttivi” sono stati per la prima volta presi in considerazione e qualificati come diritti umani o dalla Conferenza Internazionale del 1994 del Cairo su Popolazione e Sviluppo, rafforzati dalla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino del 1995 che ha decretato “I diritti umani includono il diritto ad avere controllo e a decidere liberamente e responsabilmente circa la propria sessualità, la propria salute sessuale e riproduttiva, senza coercizione, discriminazione e violenza”. E anche la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo riconosce il diritto di fondare una famiglia e di decidere il numero e l’intervallo dei propri figli. Gli altri diritti civili connessi alla sessualità e riconosciuti a livello universale si rifanno direttamente al diritto all’informazione e alla salute.

Disciplinare il come, non il perché

Ci si chiede anche se sia corretto parlare di libertà della donna di disporre del suo corpo al punto di prestare il suo utero a un'altra perché possa diventare madre. In futuro ci potranno anche essere soluzioni diverse, come il trapianto di utero che ha già permesso addirittura delle gravidanze. Ma siamo ancora in un ambito molto sperimentale e quindi, almeno per il momento, non si tratta di una strada realmente praticabile. Così come succede per la donazione d'organi e tessuti, oggi l'unica possibilità per salvare la vita di pazienti affetti da malattie non curabili altrimenti, in attesa che la medicina rigenerativa ci permetta di avere “organi di ricambio” costruiti con le nostre cellule staminali. E così come la legge vieta il commercio di organi e persegue penalmente gli espianti criminali nei paesi in via di sviluppo, là dove la maternità surrogata è legale ne sono stati definiti i confini: in California, in Russia e Ucraina, per esempio, la donna deve aver già avuto figli ed essere economicamente autosufficiente. Di sicuro il rischio di sfruttamento di condizioni di grave bisogno deve essere in tutti i modi scongiurato, e le normative e le esperienze messe a punto nei paesi occidentali – o comunque con condizioni sociali e culturali molto vicine a quelle dell'Italia - devono essere guardate con molta attenzione.   

Ginecologia e Ostetricia a Milano