I fattori di rischio cardiovascolare nelle donne: differenze e relativo impatto prognostico

I fattori di rischio cardiovascolare nelle donne: differenze e relativo impatto prognostico

Editato da: Antonietta Rizzotti il 05/04/2023

Sapevate che il rischio cardiovascolare è più frequente nelle donne? Il Dott. Bruno Passaretti, esperto in Cardiologia a Bergamo, ci spiega il perché

Rischio cardiovascolare in uomini e donne: qual è la differenza?

I registri europei degli ultimi anni hanno documentato che la presenza contemporanea di molti fattori di rischio (3 o più tra diabete mellito, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo e obesità) è maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la diagnosi di cardiopatia ischemica nelle donne avviene in genere in età più avanzata e quindi in una fase della vita nella quale tali fattori di rischio sono maggiormente presenti.
In aggiunta, in alcuni studi le donne presentano una più alta prevalenza di ipertensione, diabete ed obesità. Le pazienti diabetiche in particolare presentano un profilo di rischio peggiore rispetto ai maschi diabetici quanto a obesità viscerale, ipertensione e dislipidemia.
Inoltre, una differenza di genere è stata riscontrata anche per quanto riguarda i principali fattori di rischio quali colesterolo LDL, profilo glicemico, indice di massa corporea e attività fisica. Le donne hanno una prevalenza maggiore di ipertensione sistolica isolata e le donne ipertese presentano un filtrato glomerulare (velocità con cui il sangue viene filtrato dai reni) più basso degli uomini: per questo motivo sono più propense a sviluppare una nefropatia cronica e uno scompenso cardiaco a funzione sistolica preservata.

Rischio cardiovascolare in gravidanza

La gravidanza è spesso complicata da problemi di ipertensione, gestosi, eclampsia e preeclampsia. Quest’ultima è associata a un fenotipo (insieme di caratteristiche morfologiche e funzionali di un organismo) pro aterosclerotico, caratterizzato da disfunzione endoteliale, vasocostrizione, aumento della coagulazione e, frequentemente, aumento dei livelli di trigliceridi e riduzione dell’HDL. Le donne con preeclampsia o diabete gestazionale si rivelano quindi affette in misura maggiore da ipertensione, cardiopatia ischemica, ictus e tromboembolismo venoso.

Che ruolo hanno gli ormoni sessuali?

L’effetto protettivo degli estrogeni endogeni sulla progressione delle malattie cardiovascolari è ben noto. Nondimeno i cambiamenti ormonali che avvengono durante la gravidanza e la menopausa possono influenzare il rischio cardiovascolare presente e futuro, così come gli ormoni esogeni quali la pillola anticoncezionale. Questi ultimi sono stati associati ad un aumentato rischio di ictus, trombosi venosa e ipertensione, verosimilmente per l’aumentata produzione di angiotensina II, un ormone che stimola la vasocostrizione ed aumenta la pressione del sangue. Questo trend è reversibile grazie a una sospensione del farmaco di almeno tre mesi.

È vero che anche l’età del menarca, il numero di parti e i parti pretermine influiscono sul rischio cardiovascolare?

È stata rilevata una relazione tra l’età del menarca e l’aumentato rischio di malattie cerebrovascolari e cardiovascolari, ipertensione e sindrome metabolica. Esiste una relazione anche tra numero dei parti ed aterosclerosi asintomatica sia coronarica che aortica. Il parto pretermine è a sua volta un fattore di rischio indipendente per malattia cardiovascolare ed ictus.

Alterazioni durante la post-menopausa

Il calo dei livelli di estrogeni durante la menopausa contribuisce a un aumento della pressione mediante l’attivazione del sistema renina angiotensina (un meccanismo ormonale che regola la pressione del sangue, il volume del plasma in circolo e il tono della muscolatura delle arterie) e il sistema nervoso simpatico. L’attività reninica plasmatica è più alta nelle donne in post-menopausa (rispetto agli uomini e alle donne in età pre-menopausa) e quelle che ricevono la terapia sostitutiva mostrano un calo dei livelli di renina. Per di più, le donne in menopausa spesso aumentano sia il peso che il rapporto tra circonferenza vita e circonferenza fianchi ed è stato dimostrato che l’obesità addominale influisce sull’insorgenza di ipertensione, iperinsulinemia, aumentata resistenza all’insulina e, conseguentemente, un aumentato rischio di eventi vascolari.

Malattie extra-cardiovascolari

Oltre a una aumentata prevalenza e un peggiore controllo dei fattori di rischio tradizionali, esistono alcune patologie extra-cardiovascolari che sono più comuni nelle donne che negli uomini, come le malattie autoimmuni. Artrite reumatoide e lupus eritematoso sistemico conferiscono una maggiore sensibilità alle malattie cardiovascolari; per di più, alcuni farmaci immunosoppressori e chemioterapici hanno effetti cardiotossici che possono aumentare il rischio cardiovascolare anche dieci anni dopo il trattamento, e la radioterapia post-tumore mammario aumenta l’incidenza di patologie cardiovascolari.

Perché il rischio cardiovascolare è più alto nelle donne?

La differenza nel controllo dei fattori di rischio cardiovascolare può essere legata a variazioni nella pratica clinica: ad esempio, il trattamento medico del diabete mellito offre risultati migliori negli uomini piuttosto che nelle donne. Inoltre, le donne ricevono meno frequentemente il trattamento corretto per i fattori di rischio modificabili, oppure ricevono una terapia meno aggressiva. Questo può essere dovuto a una differente presentazione ed espressione della malattia cardiovascolare nelle donne:

  • I sintomi sono spesso atipici (mancanza di fiato anziché angina)
  • C’è più frequentemente un coinvolgimento del microcircolo, una malattia dei piccoli vasi, un’alterata risposta vasodilatatoria e un aumento della componente infiammatoria
  • È meno frequente rispetto agli uomini la rottura della placca, il trombo piastrinico e la microembolizzazione

Le linee guida sono in genere rivolte più agli uomini che alle donne e consentono di scegliere correttamente tipo e dose del farmaco nella popolazione maschile ma, fortunatamente, sono state proposte delle linee guida specifiche per le donne dall’American Heart Association nel 2007 e modificate nel 2011, in modo da garantire il corretto seguimento anche per le pazienti di sesso femminile.
Un’altra strategia efficace nella prevenzione secondaria potrebbe essere la partecipazione nei programmi di riabilitazione cardiaca basata sull’esercizio.

Cardiologia a Bergamo