Ictus cerebrale: ecco come prevenirlo

Ictus cerebrale: ecco come prevenirlo

Editato da: Karin Mosca il 21/03/2023

Una corretta diagnosi e una cura adeguata della stenosi carotidea possono aiutare a prevenire l’ictus cerebrale. Ce lo spiega il Dott. Fabio Varini, esperto in Chirurgia Vascolare a Milano

Dott. Varini, cos’è l’ictus cerebrale?

L’ictus cerebrale ischemico, chiamato anche stroke, rappresenta oggi una patologia dall’importante impatto sociale data l’alta mortalità, seconda solamente a cardiopatie e tumori.

È causato da una grave lesione al cervello, provocata a sua volta da un’improvvisa mancanza di irrorazione di sangue che ne determina la necrosi cellulare.

Quali sono i fattori di rischio e le cause dell’ictus cerebrale?

La fascia d’età più colpita dall’ictus cerebrale è quella compresa fra i 55 e gli 85 anni. È una patologia che interessa sia uomini che donne e, mediamente, circa il 20% dei soggetti colpiti non sopravvive all’attacco acuto. I sopravvissuti, invece, soffrono spesso di gravi invalidità permanenti.

La causa più frequente è l’aterosclerosi, una malattia sistemica che porta alla formazione di placche sulle pareti delle arterie, determinandone una chiusura progressiva. Nel caso dell’ictus cerebrale, l’arteria colpita è la carotide, in particolare il segmento situato nel collo. Non bisogna sottovalutare, però, anche patologie come ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemie e obesità.

Il consumo di alcol e l’abitudine al fumo, poi, sono fattori che aumentano di molto il rischio di ictus cerebrale.

Ci sono dei segnali che ci devono mettere in guardia contro l’ictus cerebrale?

Le lesioni aterosclerotiche che provocano l’ictus sono spesso asintomatiche e vengono scoperte casualmente durante visite specialistiche o grazie ad esami ecografici, ad esempio l’ecocolordoppler TSA.

In alcuni casi possono verificarsi degli attacchi ischemici transitori minori (TIA). Solitamente questi si risolvono in modo spontaneo nel giro di qualche ora e non lasciano alcun deficit.

Cosa bisogna fare per prevenire l’ictus cerebrale?

Tanto più tempestive saranno le diagnosi ed un’eventuale terapia, tanto migliore sarà la prognosi per il paziente.

Dopo un’accurata analisi dell’apparato cardiovascolare e delle eventuali patologie associate, i pazienti che presentano casi di patologia aterosclerotica carotidea non critica possono essere sottoposti ad una terapia farmacologica a base di antiaggreganti o anticoagulanti. Ovviamente devono continuare ad essere monitorati con controlli mensili o annuali.

Nei casi di patologia carotidea critica, invece, l’assenza di sintomi rende spesso difficoltosa la comprensione del reale rischio cerebro-vascolare. Spetta allo specialista, quindi, rendere consapevole della situazione il paziente.

Le soluzioni potranno essere, in base al caso, due:

  • Una chirurgia a cielo aperto (open), con asportazione della placca aterosclerotica;
  • Una procedura endovascolare di angioplastica percutanea (PTA) con stent, cioè la dilatazione della stenosi attraverso un “palloncino” per recuperare il lume carotideo originario.

Sono procedure pericolose?

Le due tecniche presentate sono estremamente specialistiche e ad elevato rischio, in quanto la sede della lesione è anatomicamente molto vicina al cervello.

È fondamentale che l’operatore specialista abbia una certa padronanza ed esperienza chirurgica ed endovascolare, e che la struttura sanitaria dove si svolge l’intervento sia efficiente e preferibilmente fornita di sala ibrida (una specifica sala operatoria per interventi open ed endovascolari, che permetta l’eventuale immediata conversione tecnica in corso di trattamento), con personale addetto specializzato.

È consigliato, quindi, anche in assenza di familiarità per patologie vascolari e di sintomi, sottoporsi a controlli preventivi a partire dai 50 anni.

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