Il bambino che impara a camminare

Il bambino che impara a camminare

Editato da: Francesco Fusi il 14/07/2022

Quando il bambino inizia a camminare è importante la conquista dell’autonomia non è importante la quantità di passi che il bimbo compie. È dunque raccomandabile che il bambino faccia pochi passi ma da solo. Un genitore non dovrebbe quindi dargli la mano in quanto cambierebbe la postura del piccolo

L’arto inferiore e il piede alla nascita sono fisiologicamente posizionati in:

  • Varismo delle tibie (cioè aspetto a parentesi) con una intratorsione delle stesse;
  • Piede posizionato in varismo con una posizione fisiologica naturale che guarda verso l’interno;

Cosa succede durante il primo anno?

Durante il primo anno l’arto inferiore tende a raddrizzarsi e il piede a posizionarsi correttamente in avanti.

Quando inizia l’appoggio sul terreno nella presa di equilibrio in posizione eretta, nella maggioranza die casi (80%) le gambe sono in asse e il piede è praticamente piatto. Cioè l’impronta lasciata dal piede è schiacciata completamente sul terreno.

Ciò è dovuto al fatto che:

  • I muscoli intrinseci del piede non sono ancora entrati in azione e non sono perciò sviluppati
  • Il bambino è ancora molto elastico e le articolazioni non hanno quella struttura necessaria a mantenere la forma naturale del corretto appoggio.

Cosa cerca il bambino e come posiziona il piede?

Il bambino posiziona il suo piede in modo da cercare l’equilibrio, se l’osservate scalzo griffa le dita, come ad aggrapparsi al terreno, i piedi sono allargati per aumentare la base su cui cade il baricentro, e spesso orientati a caso, un po’ all’interno ed un po’ all’esterno, magari uno differentemente dall’altro. Nei mesi a venire, il tempo che il piccolo trascorre sulle due gambe aumenta ed allora il ginocchio inizia a valgizzarsi, cioè a diventare ad X.  Questo a causa della non perfetta tenuta dei legamenti del ginocchio, che è un’articolazione anatomicamente incongrua, cioè la sua stabilità è legata alla tenuta dei legamenti e dei muscoli, non ancora tonici a quest’età. Il valgismo del ginocchio porta il peso ad essere distribuito prevalentemente verso il centro e ciò condiziona un aumento del piattismo del piede con comparsa del valgismo del calcagno.

Fino ai tre anni questa situazione è fisiologica e non necessita di nessuna correzione. È sufficiente una sorveglianza semestrale da parte del pediatra di famiglia durante le normali visite di routine. Normalmente tale situazione evolve verso una corretta posizione sia del piede che del ginocchio che raggiunge la sua fisiologica forma intorno al 5° anno di vita. Bisogna però, che i genitori tengano sotto controllo alcune condizioni che possono interferire con una corretta evoluzione:

  • Eccesso ponderale cioè il peso.
  • Lassità legamentosa costituzionale che peggiora con la sedentarietà.
  • La monolateralità, cioè il ginocchio ed il piede devono avere più o meno lo stesso grado di valgismo e di piattismo. 

Un ginocchio diritto ed uno “storto” in valgo oppure un piede piatto ed uno no, sono situazioni anomale che necessitano di consulenza ortopedica pediatrica specialistica. In natura, però, non tutto va sempre uguale, infatti nel 20% dei bambini lo sviluppo dell’arto inferiore e del piede non procede per la strada precedentemente descritta. Alcuni bambini molto precoci nel mettersi spontaneamente in piedi, o che sono stati spinti a farlo da genitori “frettolosi” di battere qualche record con il cuginetto, o che hanno utilizzato il “girello”, vanno sotto carico quando le tibie ed il ginocchio sono ancora posizionate in varismo, cioè prima che l’arto inferiore si raddrizzi fisiologicamente intorno all’anno di età. Questi bambini inizieranno a camminare con le gambe a forma di “parentesi” cioè vare e con il piede che guarda verso l’interno, cammineranno cioè a punte in dentro, toe-in gait in Inglese. Il piede di solito in questi bambini ha la forma dell’impronta plantare corretta, ed un’andatura un po’ traballante alla cow-boy! Lo sviluppo dell’arto inferiore, in questi casi, porta alla normalizzazione ai 5 anni senza passare per la forma del ginocchio valgo, ma piano piano l’arto si raddrizza, la tibia si raddrizza ed il piede si orienta nella posizione corretta con le punte alle 11 e 5 delle lancette dell’orologio. Cioè la posizione fisiologica del piede pronto a camminare correttamente per tutta la vita! Condizioni specifiche da tenere sotto controllo che possono far sospettare di una non corretta evoluzione sono:

  • L’eccesso ponderale (che ancora una volta è una malattia dei giorni nostri!!)
  • La carenza o la patologia dell’ormone VIT D! Naturalmente è compito del pediatra curante valutare tale problematica e risolverla
  • Il morbo di Blount, una patologia congenita, però molto rara.

Quanto tempo ci vuole prima di camminare?

È necessario qui ricordare che l’uomo (come specie) è l’unico animale a camminare su due gambe!! Per raggiungere tale risultato è necessario che il cervello apprenda una serie di complesse operazioni atte a permetterci di raggiungere questo traguardo che ci pare così scontato. Per fare ciò sono necessari almeno 12 mesi di “lavoro”. Ogni conquista, quindi, ha necessità di un po’ di sacrificio, e le scorciatoie non sono mai una buona cosa: evitate assolutamente l’uso del girello. Una volta raggiunto il traguardo della stazione eretta e dell’inizio del cammino, è necessario attendere almeno altri due anni perché l’apparato locomotore acquisti un suo corretto e funzionale automatismo tale da rendere la deambulazione “matura”. Perciò è importante affermare che non è necessario dover effettuare visite di Ortopedia Pediatrica prima dei tre anni per problemi legati alla forma delle gambe o al modo di camminare, visite che, quasi sempre,  si concludono con la raccomandazione di un controllo in età più consona ed è praticamente sempre da evitare, a quest’età, se non in casi motivati e ben documentati da un esperto di ortopedia pediatrica, l’utilizzo  di inutili ed invasivi sistemi di correzione, (scarpe ortopediche, plantari, tutori correttivi). Raccomando ai genitori, quindi, di affidarsi al proprio pediatra di famiglia che saprà valutare e consigliare per il meglio.

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