Interventional Pain Management: come curare il dolore

Interventional Pain Management: come curare il dolore

Editato da: Marta Buonomano il 06/05/2019

Il Dott. Alessio Valente, esperto in Terapia del Dolore a Lecce, ci spiega in che modo l’Interventional Pain Management può aiutare i pazienti affetti da varie patologie dolorose

Cos’è l’Interventional Pain Management?

Il dolore, quando di durata protratta, costituisce una vera e propria malattia che richiede cure specifiche.
I farmaci rappresentano un valido aiuto, tuttavia spesso hanno effetti collaterali importanti e non riescono a risolvere del tutto il problema.
Il trattamento del dolore di durata superiore a poche settimane richiede approcci di diversa natura, medica e non (per esempio terapia fisica, occupazionale, sostegno psicologico).
Nell’ambito dei trattamenti medici, un ruolo molto importante è rappresentato dal trattamento interventistico del dolore (Interventional Pain Management), che consiste in procedure operative di somministrazione di farmaci o altri agenti terapeutici sulla sede anatomica di origine del dolore, al fine di spegnerne il focolaio o ridurne drasticamente l’entità.
Si tratta di azioni non chirurgiche, che quindi non comportano una modifica permanente delle strutture anatomiche interessate. Sono inoltre terapie di solito ripetibili, una volta che il loro beneficio sia terminato, e associabili ad altri approcci terapeutici in modo da ottenere un trattamento adatto alle necessità del singolo paziente.

Quali sono le patologie dolorose trattate?

L’Interventional Pain Management tratta quasi ogni forma di dolore cronico, in particolare:

  • Mal di schiena, anche con irradiazione agli arti (lombalgia e lombosciatalgia);
  • Cefalee;
  • Dolore articolare cronico, cioè dovuto ad artrosi dell’anca o del ginocchio);
  • Sindrome del tunnel carpale;
  • Dolore associato a neoplasie.

Quali sono le procedure utilizzate?

Solitamente con l’aiuto di strumenti di diagnostica per immagini, cioè Raggi X ed ecografia, si raggiungono le strutture anatomiche interessate, vale a dire articolazioni, nervi periferici e gangli nervosi e in loro stretta prossimità si iniettano i farmaci per “spegnere” il focolaio doloroso.
In caso di beneficio transitorio (ore o giorni), si può somministrare sulle strette strutture corrente elettrica (cosiddetti trattamenti di “radiofrequenza”) in grado di sopprimere la sensazione dolorosa per un periodo più lungo (mesi o anni). I trattamenti sono ripetibili dopo opportuno intervallo.

Qualche esempio più concreto?

Ad esempio, l’anestetico locale e il cortisonico possono essere iniettati in sede epidurale per il dolore lombare e la lombosciatalgia subacuta-cronica, in prossimità delle articolazioni posteriori della colonna vertebrale per il dolore lombare cronico, dell’articolazione sacro-iliaca per il dolore lombo-sacrale cronico, sui nervi responsabili dell’articolazione dell’anca e del ginocchio per il dolore articolare da artrosi grave non suscettibile di trattamento chirurgico con protesi o recidivante nonostante quest’ultimo.

Quali sono i risultati attesi?

Ogni procedura ha la propria capacità di apportare beneficio. Sui grossi numeri, si può dire che nella maggior parte dei pazienti si può ottenere una duratura e importante riduzione della sintomatologia dolorosa.
In una quota di pazienti si risolve il problema del tutto. Esistono però pazienti, solitamente affetti da dolore avente origine da molteplici fonti, che non riescono ad ottenere un beneficio.

Esistono rischi?

In generale si tratta di procedure molto sicure. Come per ogni trattamento medico esistono rischi di complicanze anche gravi ma rare, e la maggior parte delle complicanze sono solitamente trascurabili (es. dolenzia per pochi giorni).

Terapia del dolore a Cavallino