Ipertensione arteriosa: come controllarla?

Ipertensione arteriosa: come controllarla?

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: Marta Buonomano il 16/09/2019

La nostra esperta in Cardiologia a Bari, la Dott.ssa Adele Nardecchia, ci parla dell’ipertensione arteriosa, spiegandoci la differenza tra la forma primaria e secondaria e quali sono le cattive abitudini da eliminare per tenere sotto controllo la pressione

Che cos’è l’ipertensione arteriosa?

Dottoressa che misura la pressione ad un pazientePer “ipertensione arteriosa” si intende l’aumento dei valori pressori al di sopra di una soglia di 140/90 mmHg. L’ipertensione è il sintomo di modificazioni complesse insite nel nostro corredo genetico: avere un familiare iperteso determina al 50% la possibilità di manifestare ipertensione. La pressione arteriosa massima o sistolica (PAS) rispecchia la gittata cardiaca mentre la pressione arteriosa minima o diastolica (PAD) corrisponde alle resistenze periferiche. I soggetti anziani hanno la PAS più alta perché hanno arterie più rigide, mentre i soggetti giovani hanno la PAD più alta per un restringimento delle arteriole periferiche di resistenza. Naturalmente, ed è la situazione più frequente, possono essere aumentati entrambi i valori. La prevalenza di ipertensione in Europa è del 30-45% negli adulti con aumento fino a circa il 60% nella popolazione al di sopra dei 60 anni di età (Linee Guida Europee ESH/ESC 2018).

Ipertensione primaria e secondaria

La causa più conosciuta di ipertensione è lo stress (psichico, sociale, economico) ma ci sono anche abitudini alimentari scorrette (abuso di sale, insaccati, affettati, caffè e alcol, o ancora il fumo o l’obesità). Questo è vero per l’ipertensione essenziale (il 90% circa dei casi di ipertensione), in cui l’aggettivo “essenziale” o “primitiva” sta a significare che non ne conosciamo la causa. Esistono però situazioni che orientano verso una causa secondaria di ipertensione. Tra le cause più frequenti di ipertensione secondaria ci sono l’iperaldosteronismo, malattie parenchimali renali, stenosi dell’arteria renale, coartazione aortica e poi feocromocitoma, Malattia di Cushing e difetti genetici enzimatici del surrene.

Come sapere se si soffre di ipertensione

Per fare diagnosi di ipertensione basta misurarla. Le Linee Guida ESH/ESC 2018 suggeriscono di misurarla almeno una volta prima dei 40 anni e, a seconda dei valori riscontrati, segnano un calendario preciso per continuare a monitorarla.

Pressione: come misurarla?

Si raccomanda di usare un apparecchio automatico digitale che consente di effettuare la misurazione pressoria domiciliare (HBPM) a casa. La PA deve essere misurata stando seduti con il braccio appoggiato sul piano del tavolo ed effettuando 3 misurazioni di cui trascrivere la media su un diario da sottoporre all’attenzione del proprio medico. Il valore soglia per diagnosticare l’ipertensione a domicilio è 135/85 mmHg; nell’ambulatorio medico o in farmacia, sale a 140/90 mmHg. Una volta fatta la diagnosi di ipertensione il medico curante chiederà esami di funzionalità renale, epatica, l’assetto lipidico e l’emocromo, ECG, ecocardiogramma; se ipercolesterolemia o fumo, ecodoppler dei tronchi sovraortici (TSA).

È possibile curare l’ipertensione arteriosa?

Ragazza che spezza una sigarettaL’ipertensione arteriosa è sempre curabile: se è essenziale si userà la terapia farmacologica, se è secondaria si ricorrerà alla chirurgia oppure alla terapia più corretta per rimuovere la causa identificata. Oggi tutti i pazienti ipertesi sanno che possono tenere sotto controllo i loro valori pressori con la terapia più adatta alla loro storia clinica. È fondamentale la collaborazione con il medico; bisogna evitare: fumo, alcol, cattive abitudini alimentari, sovrappeso e obesità. Si deve seguire la terapia prescritta e controllare abitualmente la PA. In caso contrario l’ipertensione arteriosa danneggerà gli organi a rischio: cervello (ictus e demenza), cuore (angina, infarto, scompenso), rene (insufficienza renale).

Cardiologia