Ipertensione e Tumore: curarsi in sicurezza

Ipertensione e Tumore: curarsi in sicurezza

Editato da: il 13/04/2024

Controllare la pressione arteriosa durante una terapia antitumorale è di estrema importanza. Ne parla il Dott. Alberto Milan, esperto in Medicina Internista a Torino

La terapia antitumorale può causare ipertensione?

Alcune delle moderne terapie antitumorali (chemioterapia) possono causare un aumento della pressione arteriosa anche molto rilevante. Si stima che in circa il 15% dei pazienti in trattamento con alcuni farmaci antitumorali si osservi un incremento dei livelli di pressione arteriosa tale da dover iniziare un trattamento antipertensivo o da necessitare un adeguamento di quello in corso.

L’ipertensione arteriosa può essere causa di tumore?

In generale, l’ipertensione non è la causa del tumore, ma in alcuni casi molto rari può esserne il sintomo: sono questi i casi dei tumori della ghiandola surrenalica o tumori del rene. Per ipertensione di recente riscontro, soprattutto se associata a crisi ipertensive, o di difficile trattamento è utile un controllo che escluda problemi a carico di questi organi.

L’ipertensione può causare la sospensione del trattamento antitumorale?

A volte, soprattutto se il problema dell’ipertensione arteriosa non viene preso in considerazione prima di iniziare il trattamento antitumorale, l’ipertensione può essere causa di sospensione o di rinvio del trattamento antitumorale.

Per questo motivo, sempre più spesso a fianco dell’Oncologo, si stanno delineando figure (Cardiologo, Medico Internista) che si occupano di valutare il profilo di rischio cardiovascolare dei pazienti che sono eleggibili per terapie antitumorali. Il ruolo di questi medici non è quello di controindicare i trattamenti antitumorali (prerogativa dell’Oncologo), ma di mettere in sicurezza il più possibile il paziente dal punto di vista cardiovascolare, al fine di poter portare avanti la terapia oncologica.

Solo in casi estremi, Oncologo e specialista cardiovascolare condivideranno insieme al paziente la non indicazione a proseguire la terapia, che potrebbe risultare tossica dal punto di vista cardiovascolare.

Cosa posso fare se sono un paziente iperteso e devo essere sottoposto a una terapia oncologica a rischio di crisi ipertensive?

Il consiglio è quello di controllare la pressione a domicilio con un apparecchio automatico validato e tenere un diario pressorio per verificare il buon controllo della pressione arteriosa.

Come si misura la pressione a domicilio?

1) Le linee guida internazionali suggeriscono di effettuare un controllo della pressione arteriosa attraverso uno strumento validato (un elenco completo è reperibile a questo link http://www.dableducational.org/sphygmomanometers/devices_2_sbpm.html). Devono essere utilizzati, in genere, strumenti da braccio e non da polso.

2) L’indicazione è quella di individuare un luogo confortevole (studio, cucina).

3) La pressione dev’essere misurata in posizione seduta, con il braccio che indossi comodamente il bracciale.

4) La pressione dev’essere misurata durante delle “sessioni”, nelle quali vengono effettuate 3 misurazioni consecutive della pressione arteriosa. Ogni misurazione dev’essere separata dalla precedente di almeno 15 secondi. Fatto questo, si suggerisce di registrare la media delle 3 misurazioni in un luogo in cui il dato possa essere facilmente recuperato (foglio, PC, cellulare).

Quali sono i livelli di pressione arteriosa consigliati?

Le linee guida internazionali suggeriscono che la pressione arteriosa domiciliare, misurata in modo adeguato, debba essere inferiore a 135/85 mmHg.

Se la pressione arteriosa a domicilio è più alta di 135/85 mmHg cosa devo fare?

Il confronto con il proprio medico di fiducia è strategico. La pressione arteriosa varia, infatti, battito a battito e con gli atti del respiro. Può capitare che in condizioni emotive particolari (ansia, rabbia, etc.), la pressione arteriosa sia troppo alta.

Il suggerimento è di considerare una media, anche di più giorni, di misurazioni al di sopra dei limiti di riferimento e rivolgersi al proprio curante per ottimizzare la terapia in atto.

 

Editor Karin Mosca

Medicina Interna a Torino