Ipertrofia prostatica benigna: diagnosi e terapia

Ipertrofia prostatica benigna: diagnosi e terapia

Editato da: Gloria Conalbi il 11/09/2019

L’ipertrofia prostatica benigna, anche detta adenoma della prostata è una delle patologie più diffuse per quanto riguarda questo organo. Il Prof. Salvatore Micali, esperto in Urologia a Modena, ce ne illustra diagnosi e trattamento

Come viene effettuata la diagnosi?

L’esplorazione rettale della prostata è l’esame più importante per valutare le caratteristiche della ghiandola: dimensioni, consistenza, limiti, eventuali nodularità e dolorabilità. Insieme al PSA (Antigene Specifico della Prostata) esame ematico di facile esecuzione, permette anche di escludere la presenza di tumori maligni. La visita urologica potrà essere completata da altri esami per confermare o escludere l’ipertrofia prostatica benigna, nello specifico, gli esami che sono opportuni per completare la diagnosi sono:

•             Uroflussimetria, per valutare oggettivamente le caratteristiche del getto urinario e dello svuotamento vescicale.

•             Ecografia addominale e/o transrettale, per valutare le dimensioni della prostata, escludere complicanze quali calcoli, diverticoli, dilatazioni dei reni ed ureteri e per quantizzare la presenza di residuo di urina in vescica dopo la minzione.

Qual è la terapia indicata per l’ipertrofia prostatica benigna?

Esistono diverse armi a nostra disposizione per curare questa patologia. Possiamo considerare due tipi di terapie, in ordine di approccio all’ IPB: terapia medica e terapia chirurgica.

Terapia medica

Si basano principalmente su due categorie farmacologiche: Alfa litici sono quelli che danno un immediato miglioramento della sintomatologia ostruttiva (entro 24 ore), questi vanno a bloccare i recettori alfa situati nelle cellule muscolari lisce della prostata e del collo vescicale migliorando in questo modo lo svuotamento. Non hanno grossi effetti collaterali eccezion fatta per l’ipotensione, in soggetti già ipotesi. L’eiaculazione retrograda (assenza di eiaculato all’esterno) è invece il segno clinico che la terapia con alfa litico funziona. Inibitori della 5-alfa-reduttasi (terapia ormonale), servono a rallentare la crescita prostatica ma richiedono anni di somministrazione. Gli effetti collaterali che possono creare sono calo del desiderio sessuale e della libido e riduzione del PSA. Per questo motivo negli ultimi anni si sono affermati altri farmaci ad origine vegetale (fitoterapici) che hanno un effetto riduttivo sul volume e sull’infiammazione cronica della ghiandola. Il più utilizzato è la Serenoa Repens, questa è una bacca di una palma con effetto antiandrogeno, che al contrario degli inibitori della 5-alfa-reduttasi, non altera la sessualità ed il PSA.

Terapia chirurgica

Quando purtroppo la terapia farmacologica perde di efficacia, bisogna intervenire chirurgicamente.

Interventi chirurgici:

Attualmente, la Resezione Transuretrale della Prostata (TURP) rimane l’intervento più diffuso ed utilizzato, per ghiandole di media grandezza (50grammi). È un intervento endoscopico realizzato attraverso l’uretra viene utilizzato un resettore, strumento di 7 mm di diametro, che rimuove la prostata per mezzo della corrente elettrica sotto forma di fette cuboidali in lingua anglosassone“Chips”. L’intervento dura in genere fra 30 e 60 minuti in anestesia spinale o generale. Dopo l’intervento, viene posizionato un catetere vescicale, rimosso dopo 2 o 3 giorni. La degenza in ospedale è di solito di 4-5 giorni e non occorre convalescenza. Laserterapie –Si possono utilizzare vari tipi di laser per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna. Ad oggi si tende a preferire il laser al Tullio, che consente sia l’enucleazione (TuLEP = Tullium Laser Enucleation of Prostate) che la vaporizzazione della patologia. Il trattamento con laser presenta comunque alcuni svantaggi rispetto alla TURP: fornisce ai tessuti energia che si traduce in disturbi irritativi postoperatori, oltre a richiedere interventi con tempi più estesi e un maggior investimento economico per l’acquisto del laser. I vantaggi sono però diversi: la possibilità di intervenire endoscopicamente su prostate di volumi considerevoli (maggiori di 50 grammi), un ridotto rischio di sanguinamento post operatorio, e una minore degenza post operatoria. Una menzione a parte merita la “Bipolep”, tecnica di enucleazione della prostata che si avvale di corrente elettrica bipolare piuttosto che di energia laser, garantendo i vantaggi dell’enucleazione e riducendo i disturbi irritativi post operatori legati al Laser. Adenomectomia a cielo aperto – Vi si ricorre solo in casi rari, ovvero quando le dimensioni della prostata supera i 150 grammi e le metodiche endoscopiche richiederebbero tempi chirurgici troppo lunghi.

Per sapere di più sull'ipertrofia prostatica benigna, leggi qui l'articolo del Prof. Micali

Urologia a Modena