Ipospadia: che cos’è e come si può curare

Ipospadia: che cos’è e come si può curare

Editato da: Antonietta Rizzotti il 06/10/2023

In Italia, la percentuale dei nati affetti da ipospadia è di circa 3 nuovi casi ogni 1000 neonati. Il Professor Emilio Merlini, Urologo Pediatra, ci parla di questa patologia e dei trattamenti più comuni per curarla

Cos’è l’ipospadia?

L’ipospadia è una malformazione congenita del pene, caratterizzata dal fatto che il meato uretrale esterno (da dove esce la pipì), è situato in una posizione anomala sulla superficie inferiore del glande o del pene.

Può essere di due tipi:

  1. Ipospadia Anteriore (75%), in cui il meato si apre sulla superficie inferiore del glande o sulla parte anteriore del pene;
  2. Ipospadia Posteriore, quando il meato si apre tra pene e scroto, o in una posizione ancora più posteriore.

Solitamente, alla posizione anomale del meato si associano un prepuzio incompleto e un incurvamento anteriore dell’asta del pene (più grave nelle forme posteriori).

Quali sono le cause dell’ipospadia?

La causa dell’ipospadia è tuttora sconosciuta ma, nella maggior parte dei casi, si tratta di un’anomalia isolata dovuta a influenze ambientali subite dalla mamma durante la gravidanza (disruttori endocrini). Nel 15% dei casi, invece, l’ipospadia fa parte di una sindrome genetica o viene associata ad altre malformazioni, di cui la più frequente è il criptorchidismo (la mancante discesa di uno od entrambi i testicoli nel sacco scrotale).

Come si cura l’ipospadia?

Nonostante esistano più di 300 tecniche differenti per il trattamento delle ipospadie, solamente una decina sono attualmente in uso da parte degli specialisti.

Il trattamento delle ipospadie può essere molto complesso, dato che la chirurgia espone il paziente a diversi rischi. L’età migliore per sottoporsi all’intervento è compresa tra l’anno ed i 18 mesi, ma può anche essere posposto senza gravi conseguenze.

L’intervento consiste in tre punti fondamentali:

  • Raddrizzamento dell’asta;
  • Ricostruzione del tratto di uretra mancante;
  • Regolarizzazione del prepuzio.

Nelle ipospadie posteriori più gravi si rende spesso necessaria anche la correzione della trasposizione scrotale o dello scroto bipartito.

Le ipospadie anteriori meno gravi possono essere corrette con una chirurgia di avanzamento dell’orifizio da dove esce l’orina (MAGPI) o di tutta l’uretra (Koff-Atala) o con la creazione di un tubo di tessuto, utilizzando la cute che si trova davanti al meato uretrale, il cosiddetto “piatto uretrale” (TIP sec. Snodgrass).

Le forme più gravi invece, possono essere trattate in uno o due tempi:

  • Al primo gruppo appartengono gli interventi che prevedono l’impiego di un lembo vascolarizzato del prepuzio (Onlay) o di due lembi parameatali di tessuto (Koyanagi-Nonomura);
  • Le tecniche in due tempi comprendono, tra le altre, la tecnica Bracka con innesto libero di tessuto e la tecnica di Byars-Retik, che prevede la trasposizione anteriore del prepuzio.

Quali sono i rischi derivanti dall’operazione per l’ipospadia?

Le complicanze più frequenti sono la formazione di fistole, cioè piccoli tunnel patologici che si formano tra l’uretra ricostruita e l’esterno ed il restringimento del meato uretrale o di una parte dell’uretra ricostruita. La percentuale di complicazioni va dal 5-10% per le ipospadie anteriori sino al 30-40% delle forme posteriori.

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