L'importanza dell'ecografia oculare

L'importanza dell'ecografia oculare

Editato da: Marta Buonomano il 13/04/2024

Il Dott. Rodolfo Daini, esperto in Oculistica a Bologna, ci parla dell’ecografia oculare, una tecnica sofisticata e precisa che permette la diagnosi differenziale di numerose patologie attraverso l’uso degli ultrasuoni

Ecografia Oculare

L’ecografia in oftalmologia si differenzia dall’ecografia negli altri distretti dell’organismo in quanto gli ultrasuoni (onde acustiche ad alta frequenza) penetrano in maniera limitata (max. 4-6 cm) ma forniscono dettagli ad alta risoluzione. Questo tipo di indagine diagnostica viene utilizzata anche in ambito oncologico: è l’indagine di elezione per la diagnosi differenziale delle neoformazioni endobulbari ed intraorbitarie, in particolare tra tumori benigni e maligni, vascolari e pigmentati, come raffronto tra nevo coroideale e melanoma coroideale. In questo caso particolare, più che la FAG (Fluorangiografia), l’ecografia bulbare A-Scan riesce ad indirizzare l’esaminatore sull’istologia della lesione attraverso l’analisi dei picchi (spikes). La sonda inoltre, riesce a raggiungere lesioni molto periferiche che la FAG non riuscirebbe ad evidenziare. Questo tipo di analisi diagnostica è stata sviluppata a partire dagli anni sessanta da Karl Ossoinig, oftalmologo viennese pioniere nell’indagine ultrasonografica in oftalmologia. Ossoinig utilizza l’A-Scan (fascio di ultrasuoni paralleli) con sonda standardizzata secondo i parametri internazionali della oncologia oculare ed il B-Scan (fascio di ultrasuoni focalizzato).

Tipi di ecografia oculare

L’ecografia oculare si differenzia in ecografia bulbare, che analizza le strutture interne dell’occhio, ed ecografia orbitaria, che analizza tutta la cavità orbitaria. Di entrambe esistono vari standard, ma la metodica più sofisticata, più confrontabile con quadri ecografici di specialisti diversi e più affidabile è l’Ecografia Standardizzata A e B-Scan, perché a distanza di tempo e con oftalmologi ecografisti che praticano gli stessi parametri in altri paesi, i quadri ecografici sono confrontabili e riproducibili. L’ecografia B-Scan esegue un’indagine topografica e morfologica (quantitativa), mentre l’ecografia A-Scan esegue un’indagine istologica della struttura interna (qualitativa). I tessuti molli orbitari, per esempio, sono eterogenei, composti da grasso, setti connettivali, nervi e vasi sanguigni: appariranno quindi ecodensi in B-Scan ed con riflettività alta in A-Scan. I nevi coroideali, benché talvolta rilevati sul piano coroideale, si caratterizzano da alta riflettività, mentre i rispettivi melanomi, mostrano in A-Scan una riflettività tipicamente bassa.

 

Quando e perché eseguire un’ecografia oculare?

Questa ecografia viene raccomandata quando l’esplorazione del fondo oculare è ostacolata dai segmenti anteriori dell’occhio (opacità della cornea e del cristallino, distacco della retina, ecc.) o quando è presente un emovitreo (emorragia del vitreo) che impedisce l’identificazione di un eventuale neoformazione o un distacco di retina. Viene utilizzata per l’indagine orbitaria, nella diagnosi oncologica o vascolare, nella misurazione del diametro del nervo ottico e nella diagnosi di gliomi o meningiomi a carico di quest’ultimo. Nel follow-up standard in oncologia endobulbare, essa viene utilizzata per la misurazione dei tumori prima della terapia conservativa e nei controlli successivi con regolari intervalli di tempo.

Ecografia oculare: il processo diagnostico

Per cisti superficiali sul segmento anteriore è necessario applicare del gel per creare un “mantello” tra le palpebre e la sonda in modo da facilitare la trasmissione dell’ultrasuono: i diottri anteriori sono infatti un ottimo mezzo di amplificazione del segnale ecografico per ciò che si deve investigare nel segmento posteriore. Per la valutazione di neoformazioni sull’iride, invece, si pone sull’occhio una apposita “scleral shell” (guscio sclerale) che contiene 5-6 mm dei normali gel utilizzati in ambulatorio affinché il trasduttore della sonda riceva il segnale attraverso un mezzo anecogeno (fenomeno del gel-pad). Lo strumento utilizzato è il B-Scan-S-Biovision compatto con tre sonde: quella B-Scan per l’immagine e la morfologia (vengono analizzati, attraverso un’immagine a due dimensioni, il piano assiale, il piano longitudinale ed il piano traverso), quella A-Scan per valutazione tessutale e misurazione della lesione (viene misurata la lunghezza del bulbo oculare in modo da distinguere il tessuto sano da quello “anomalo”) e la terza per le eco-biometrie bulbari.

Quali sono i vantaggi dell’ecografia oculare?

L’ecografia oculare è un metodo sofisticato, affidabile e preciso. È una tecnica non invasiva e ripetibile anche a distanza di pochi giorni in ambito ambulatoriale: questo permette di monitorare costantemente l’evoluzione della patologia. Gli ultrasuoni utilizzati non provocano alcun danno al paziente (a differenza dei raggi X) e proprio per questo motivo si può eseguire anche sui bambini per fare un primo screening, per esempio nella diagnosi delle cisti orbitarie, cataratte congenite, fino ai casi più rari come i retinoblastomi. Questa tecnica è anche un valido supporto per gli endocrinologi nella valutazione dello spessore dei muscoli extraoculari nei casi di oftalmopatia tiroidea (esoftalmo ipertiroideo e morbo di Basedow-Graves). Ciò favorisce la diagnosi differenziale fra miosite ed esoftalmo tiroideo e favorisce la valutazione, attraverso l’interpretazione dei picchi, della natura dell’aumentato spessore muscolare, che può essere edematosa o fibrotica con conseguente diversa terapia. Dobbiamo tuttavia ricordare che le lesioni presso l’apice orbitario non sono valutabili in modo attendibile: l’alta frequenza necessaria per un’adeguata risoluzione delle strutture dell’orbita ha una capacità di penetrazione del fascio limitata. TAC e RM forniscono in questi casi una migliore visione globale dell’orbita e delle cavità periorbitarie e può mostrare simultaneamente queste aree.

Oculistica a Bologna